La cronaca del 26 marzo 2011

21.09 – Misurata, jet francesi abbattono 7 velivoli di Gheddafi

Caccia francesi hanno abbattutto sette velivoli di Muammar Gheddafi: si tratta di 5 aerei Galeb 2 e due elicotteri d’assalto Mi-35. Lo rifeirsce lo stato maggiore di Parigi specificando che gli abbattimenti si sono veririfati nel corso di alcuni raid nei cieli di Misurata e Zintan.

20.14 – Aereo coalizione sorvola Misurata, sospeso bombardamento

Il fuoco di artiglieria delle truppe fedeli a Muammar Gheddafi su Misurata si è interrotto quando un aereo della coalizione dei ‘willings’ ha sorvolato la città. Lo ha riferito un portavoce dei ribelli. La terza città della Libia, tuttora in mano agli insorti, è assediata dalle forze lealiste, che bombardano la città.

19.38 – Viceministro degli Esteri libico: “La ritirata dei lealisti è tattica”

Le forze fedeli a Muammar Gheddafihanno effettuato una “ritirata tattica” da Ajdabiyia, dove le forze ribelli avanzano “solo grazie ai raid occidentali”. Lo ha affermato il viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaaim, riferisce il corrispondente della Cnn. “E’ solo una ritirata, le nostre forze torneranno a Ajdabiya”, ha sottolineato Kaaim in conferenza stampa.

19.04 – Ribelli: “Offerta resa ai lealisti”

Le forze dei ribelli libici hanno offerto “la resa ai soldati di Muammar Gheddafi”, ma questi si sono rifiutati e sono stati attaccati. Lo ha detto un portavoce dei ribelli, il colonnello Ahmed Omar Bani. Negli scontri delle ultime ore a Ajdabiya, città che apre le porte verso i terminal petroliferi, strategici per la Libia e gli interessi occidentali, sono morte almeno 9 persone, sempre secondo fonti dei ribelli.

17.54 – Offensiva truppe Gheddafi su Misurata

Dopo una giornata di relativa calma per Misurata, dove la situazione resta disperata per la mancanza di medicinali e la scarsa disponibilità di acqua potabile, in serata le truppe di Muammar Gheddafi sono tornate a bombardare. In particolare, l’armata verde ha colpito il porto della città e la zona circostante. Nell’area del porto si trova il principale serbatoio di carburante che alimenta il centro di Misurata, oltre che migliaia di lavoratori stranieri, soprattutto egiziani, che sono fuggiti qui sperando di poter lasciare il Paese.

17.47 – Ribelli: “Forze Gheddafi in fuga verso ovest”

Un ribelle in zona ha confermato che la città di Brega è stata riconquistata dai rivoltosi e ha sostenuto che questi stanno inseguendo le forze di Muammar Gheddafi in fuga verso ovest.
“Siamo nel centro di Brega”, ha detto Abdelsalam Al Maadani, affermando che “le forze di Gheddafi hanno battuto in ritirata. Saranno ormai ad Al Bisher”, ha detto ancora l’uomo riferendosi ad una località a 30 km a ovest di Brega e affermando che “i ribelli avanzano anche verso questa zona”.

17.17 – Ribelli: “13 soldati di Gheddafi a processo come prigionieri di guerra”

Un portavoce dei ribelli della città di Ajdabiya, Ahmed Khalifa, ha detto che 13 soldati delle truppe fedeli a Muammar Gheddafi sono stati arrestati dagli insorti e che vengono trattati come prigionieri di guerra. “Al momento è in corso un processo combinato nella città”, ha spiegato Khalifa, precisando che il numero dei militari dell’armata verde detenuti dai ribelli potrebbe salire nelle prossime ore. Inoltre, ha aggiunto Khalifa, due civili sono morti e nove sono stati feriti nelle prime ore di questa mattina ad Ajdabiya. Nessuna delle vittime civili, ha tenuto a precisare, dipende dai raid compiuti nella notte dalle forze della coalizione internazionale.

17.14 – Ribelli: “Abbiamo ripreso Brega”

I ribelli libici, che da giorni si battono con le forze lealiste in Libia, hanno annunciato di aver riconquistato il crocevia petrolifero di Brega. Lo ha riferito un giornalista che accompagna i rivoltosi nella loro avanzata verso ovest.

16.41 – Al Jazeera: “I ribelli hanno catturato un generale dell’esercito di Gheddafi”

I ribelli libici hanno catturato un generale dell’esercito di Muammar Gheddafi, Bilgasim Al-Ganga, nel corso dell’offensiva ad Ajdabiya. Lo riferisce Al Jazeera citando testimoni locali.

16.22 – Testimoni a Cnn: “Vittime per cecchini e tank”

Informazioni su abitanti di Misurata feriti da cecchini fedeli a Muammar Gheddafi e su ribelli uccisi nell’attacco di carri armati contro la città sono state fornite da un medico e da un testimone alla Cnn. Almeno 20 persone sono rimaste ferite oggi, colpite da cecchini fedeli a Gheddafi, ha precisato un dottore dell’ospedale principale della città libica controllata dai ribelli. Il medico, scrive il sito della tv americana, ha riferito che ieri c’è stata la morte di sette persone e il ferimento di altre 70. Citando un testimone, la Cnn riferisce inoltre che i ribelli – dotati solo con armi leggere – stanno cercando di respingere l’attacco dei carri armati di Gheddafi che cannoneggiano la città e che il numero delle vittime “sta aumentando”.

16.02 – Rastrellamenti ad Ajdabiya, ribelli catturano lealisti

Dopo la riconquista di Ajdabiya, gli insorti libici hanno intrapreso “rastrellamenti” in tutta la città, che sono “ancora in corso”: lo ha riferito un loro portavoce, Ahmed Khalifa, secondo cui sono gia’ stati catturati almeno tredici militari governativi, che saranno trattati come prigionieri di guerra. Khalifa ha aggiunto che negli ultimi combattimenti di oggi hanno perso la vita ulteriori due civili, mentre nove sono rimasti feriti. Il portavoce ha peraltro precisato che nessuna vittima tra gli abitanti e’ stata invece provocata dai bombardamenti aerei della coalizione multinazionale, che hanno contribuito a “spianare il terreno” per la controffensiva anti-lealista

15.56 – Brega verso la liberazione, truppe Gheddafi si stanno ritirando

Dopo Ajdabiya, è la volta di Brega. Secondo quanto riferisce l’emittente al-Arabiya, le truppe fedeli al colonnello Muammar Gheddafi si stanno ritirate anche da Brega, città petrolifera che si trova a ovest di Ajdabiya. “Tutta Ajdabiya è libera e tutta la strada verso Brega è libera”, dice Faraj Joeli, studente di computer, 20 anni, che ha sposato la causa dei combattenti ribelli contro Gheddafi.

15.38 – Unione africana chiede all’Ue 26omila euro per mediazione con i ribelli libici

L’Unione Africana ha chiesto all’Unione Europea un contributo finanziario pari a circa 260.000 euro per poter portare avanti la propria mediazione tra regime libico e insorti, che punta a un accordo complessivo tra i contendenti seguito da elezioni libere: la richiesta è stata riferita da fonti comunitarie che hanno chiesto di rimanere anonime, e secondo le quali è attualmente oggetto di valutazione a Bruxelles. La questione dovrebbe essere al centro dei colloqui, la settimana prossima ad Addis Abeba, tra una delegazione dell’Ue in partenza per l’Etiopia e il presidente della Commissione Ua, il diplomatico gabonese Jean Ping. Se da una parte le autorità di Tripoli si sono dette pronte ad accettare il piano di pace messo a punto dall’organizzazione pan-africana, chiamato ‘roadmap’, dall’altro ha invece rifiutato ogni contatto il Consiglio Nazionale Provvisorio istituito dai ribelli nelle zone liberate della Libia, poiché esclude ogni possibilità di dialogo con Muammar Gheddafi.

15.33 – Ribelli: “Gheddafi riduce attacchi su Misurata”

Le truppe fedeli al leader libico Muammar Gheddafi hanno diminuito oggi i bombardamenti sulla città di Misurata, in mano ai ribelli, dopo che i raid condotti dalla coalizione internazionale hanno danneggiato alcune postazioni dell’armata verde. Lo rifersice un portavoce dei ribelli, Abdelbasset Abu Mzereiq. Secondo i rssidenti di Misurata, però, in città sono ancora in azione i cecchini del Colonnello, pronti a sparare sulla popolazione. Misurata è l’unica roccaforte dei ribelli nella parte occidentale della Libia, circondata e bombardata per settimane dall’esercito di Gheddafi. I caccia occidentali hanno intensificato i propri raid proprio contro queste postazioni attorno alla città, che si trova a circa 200 chilometri a est di Tripoli

15.11 – Perugia, studenti e hostess manifestano per Gheddafi

‘Armati’ di bandiere verdi e di numerosi cartelloni un gruppo di studenti libici dell’università di Perugia e alcune delle hostess che incontrarono Muammar Gheddafi durante le recenti visite in Italia sono scesi in piazza per dire “no alle bombe umanitarie, sì al dialogo” e per urlare a gran voce che “l’Occidente vuole solo il petrolio libico”. Un grande striscione con la scritta “sangue libico-oro nero” e con due grosse macchie, di colore rosso e nero, è stato esposto a piazza della Repubblica da alcune decine di studenti tutti convinti che “la guerra non può essere umanitaria, neppure l’intervento dell’Onu in Libia. Ciò che accade è una guerra civile tesa a interessi strategici delle multinazionali europee e americane”, ha sottolineato Nuri Ahusain, uno degli studenti dell’ateneo di Perugia, precisando che quella libica “non è stata una rivoluzione spontanea”. E alla protesta degli studenti si è unita anche quella delle hostess italiane. “Sono stata tre volte in Libia, lì non c’è tanta miseria, il popolo vive in una condizione normale. Mi domando dove è stata finora la Nato nei riguardi degli eventi della Striscia di Gaza”, ha osservato Clio, una delle ragazze che incontrò il colonnello a Roma e che oggi si è appositamente vestita di nero “essendo in lutto per le vittime in Libia”.

14.57 – Infermiera ucraina di Gheddafi vuole tornare in Libia

E’ rientrata in patria da una Libia già in preda allo scontro tra insorti e governativi l’infermiera personale di Muammar Gheddafi, l’ucraina Galina Kolonitska, una delle figure più intime del leader libico. La donna, 38 anni, ha preferito evitare rischi, essendo incinta per la seconda volta: lo scrive oggi il quotidiano ‘Komsomolskaya Pravda v Ukraine’, citando il proprio inviato Vladislav Voloshin, anch’egli tornato in Ucraina alla fine di febbraio con lo stesso aereo utilizzato dall’infermiera: a detta del giornalista, però, quest’ultima “intende cercare di ritornare in Libia il più presto possibile”. Stando a Voloshin, le ragioni sarebbero economiche: a Kiev la donna deve campare con un guadagno mensile di 800 hryvnia, pari ad appena una settantina di euro; a Tripoli prende invece l’equivalente di quasi 2.500 euro. Un altro giornale ucraino, ‘Sevodnia’, ha però ventilato un’ipotesi più maliziosa: Galina sarebbe sentimentalmente legata a Gheddafi, sebbene lei abbia sempre negato, e non sarebbe del tutto da escludere che il nascituro ne sia figlio. E’ un fatto che, come emerso persino da alcuni dei cablogrammi diplomatici riservati diffusi a suo tempo da WikiLeaks, la “voluttuosa e bionda” valchiria ucraina è una delle persone di cui in assoluto Gheddafi si fida di più, tanto da volerla sempre con sè. Una coppia inseparabile, insomma, a parte l’attuale parentesi. La 38enne infermiera, del resto, ancora di recente avrebbe difeso a spada tratta il regime libico, dicendosi certa che presto o tardi avrà la meglio sui ribelli. Lei, per non sapere né leggere né scrivere, ha peraltro rifiutato qualsiasi intervista.

14.56 – Regime: “Al Qaeda controllerà il petrolio”

L’intervento della coalizione internazionale sulla Libia avrà come effetto un’ascesa al potere di al-Qaeda, che giungerà anche a controllare i pozzi petroliferi del Paese nordafricano. E’ quanto sostiene una fonte dell’esercito di Muammar Gheddafi citata dall’agenzia di stampa statale, la Jana. “Le forze di aggressione crociate e colonialiste stanno bombardando, senza alcuna distinzione, tutte le caserme militari, gli equipaggiamenti dell’esercito e i civili disarmati”, riferisce la fonte. Questo tipo di intervento, prosegue, avrà come effetto “l’avanzare delle bande armate affiliate ad al-Qaeda, che arriveranno a prendere il controllo delle installazioni petrolifere e dei giacimenti di petrolio”.

14.36 – Sondaggio SkyTg24, per 61% risolutivo intervento Nato

Il 61% dei partecipanti alla domanda del giorno di Sky Tg24 è convinto che l’intervento della Nato, che assumerà la guida di tutte le operazioni militari in Libia, sarà risolutivo. Il restante 39% degli aderenti alla rilevazione invece non pensa che il ruolo della Nato sarà determinante.

14.07 – NYT: “Intervento Usa forse meno costoso del previsto”

L’intervento in Libia potrebbe costare agli Stati Uniti meno del previsto. Alle prese con un deficit e un debito elevati, il Congresso ha espresso timori sul costo dell’operazione ma alcuni analisti ritengono che “il successo degli Stati Uniti nel rendere gli alleati responsabili limiterà le spese a diverse centinaia di milioni di dollari”. Lo riporta il New York Times, sottolineando che il Center for strategic and budgetary assessments, prima dell’avvio dei bombardamenti, aveva previsto, che la no fly zone avrebbe avuto un costo fra i 400 e gli 800 milioni di dollari. Le spese, con il passaggio del comando agli alleati, sembrano ora attestarsi nella parte bassa della forchetta di costi.

14.06 – Tv di Stato: “Strage di civili in raid alleati a Sabha”

La televisione di Stato libica ha detto che i raid aerei della coalizione hanno provocato una strage di civili a Sabha, nella Libia centrale. Lo riferisce la Bbc online. “Un grande numero di civili innocenti, incluse molte donne, sono stati presi di mira dalle forze della coalizione”, ha detto l’emittente, che ha mostrato immagini di persone in un ospedale. Sabha, in pieno deserto, è abitata dalla tribù cui appartiene il leader libico Muammar Gheddafi.
Secondo l’emittente, “le forze della coalizione della crociata colonialista” hanno compiuto “un massacro di civili per fornire una copertura aerea alle bande armate” ad Ajdabiya, città strategica conquistata stamani dagli insorti dopo attacchi aerei della coalizione.

13.52 – Trovati a Ajdabiya corpi soldati pro Gheddafi

I corpi di almeno 21 soldati fedeli al colonnello Muammar Gheddafi sono stati trovati nel deserto ai pressi della città di Ajdabiya, dopo gli attacchi aerei della coalizione internazionale. Lo riferiscono fonti mediche all’agenzia Afp. Secondo il medico Ossama al-Qasy, dell’ospedale Hawari di Bengasi, i corpi sono stati trovati a circa 10 chilometri dal centro della città, controllata dai ribelli. Altri cadaveri carbonizzati sono visibili nel deserto, a ovest della città. Secondo il medico, il bilancio delle vittime dovrebbe crescere, perchè i colleghi sul posto stanno scoprendo pezzi sparpagliati di altri corpi.

13.43 – Unione africana chiede incontro con i ribelli

L’Unione Africana ha chiesto oggi di incontrare i leader dei ribelli che si oppongono a Muammar Gheddafi per illustrare loro una road map che stabilisca come uscire dalla crisi libica. Lo ha dichiarato oggi la stessa organizzazione pan-africana, che ieri ha tenuto un summit ad Addis Abeba al quale hanno partecipato i vari attori in campo, internazionali e non, ma non i rappresentanti del Consiglio nazionale transitorio che ha sede a Bengasi. “La commissione ribadisce il suo desiderio di incontrare il Consiglio nazionale transitorio per illustrare le basi della road map dell’Unione Africana, per l’urgente e particolare bisogno di metter fine alle ostilità” in Libia, si legge in un comunicato dell’organizzazione. Nel testo a cui si fa riferimento viene chiesta un’immediata cessazione delle ostilità, la “collaborazione delle autorità libiche per facilitare gli aiuti umanitari” e la “protezione di tutti i cittadini di nazionalità straniera, compresi i lavoratori migranti africani”.

13.43 – WP: “Khamis Gheddafi negli Usa a gennaio per visita medica aiutato dal Dipartimento di Stato

Il Dipartimento di Stato ha aiutato a organizzare una visita del figlio minore di Gheddafi, Khamis Gheddafi, negli Stati Uniti in gennaio, prima dell’emergere delle tensioni in Libia. Lo riporta il Washington Post citando la società americana che ha ospitato Khamis Gheddafi, l’Aecom, società di design con sede in California che ha contratti con il governo libico. “Ci hanno detto che sarebbe stato meglio se, finita la visita, avesse lasciato gli Usa con un’immagine positiva del paese” mette in evidenza Paul Gennaro, portavoce di Aecom. Aecom ha consultato il Dipartimento di Stato prima della visita della durata di un mese e le è stato offerto aiuto logistico. Il soggiorno prevedeva anche una visita all’accademia militare di West Point il 21 febbraio, che poi è stata cancellata perché Gheddafi è dovuto tornare in Libia.

13.43 – Gheddafi convoca manifestazione a Tripoli

“Siamo stati convocati ad una grande manifestazione che si terrà a Tripoli”. Lo rivela all’agenzia vaticana Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che precisa: “Non so ancora di cosa si tratti. Se è una manifestazione per la pace non abbiamo problemi a partecipare”.

13.30 – Regime ammette perdita Al Ajbadiya, accusa l’Occidente”

Gli aerei alleati sono sopra Misurata e hanno bombardato posizioni delle forze di Gheddafi nelle vicinanze”, ha detto il portavoce, Abdelbasset, per telefono alla Reuters. Misurata, circa 200 chilometri ad est di Tripoli, è controllata dagli insorti ma assediata dalle forze governative, che la bombarda con l’artiglieria, e, nel centro della città,  la popolazione è sotto il tiro costante dei cecchini appostati sui tetti.“Il bombardamento di Misurata (da parte dei governativi) è diminuito. Prima c’erano pesanti bombardamenti. Sappiamo che aerei alleati hanno effettuato diversi raid contro siti nelle vicinanze. Sappiamo che hanno colpito un deposito di munizioni all’interno di una base aerea a sud della città”, ha precisato.

12.55 – Nato, comitato militare discute regole di ingaggio

Dopo l’accordo politico per il passaggio sotto comando Nato di tutte le operazioni militari in Libia, il Comitato militare dell’Alleanza, presieduto dall’ammiraglio Giampaolo Di Paola, è al lavoro oggi e domani per pianificare l’intervento, incluse le decisioni sulle regole di ingaggio degli alleati e dei paesi che non fanno parte dell’Alleanza. “La Nato opererà per la piena applicazione della risoluzione 1973 dell’Onu, non andando oltre”, ha indicato ieri la portavoce della Nato, Oana Lungescu. Domani pomeriggio dovrebbe poi riunirsi il Consiglio atlantico dell’Alleanza per mettere il timbro politico sulle decisioni e per lunedì è atteso il passaggio di consegne tra la coalizione dei volenterosi e il comando Nato.

12.35 – Reuters: “Gheddafi attacca Misurata, 115 morti in settimana”

Le forze del colonnello libico Muammar Gheddafi continuano ad attaccare Misurata, controllata dai ribelli, mentre è di 115 morti, secondo un residente citato dall’agenzia Reuters, il bilancio delle vittime in città nell’ultima settimana.

12.28 – Tripoli, via da Ajdabiya a seguito di raid alleati

Il vice ministro degli Esteri libico ha detto oggi che le forze governative si sono ritirate da Ajdabiya a seguito di attacchi della coalizione. Il vice ministro ha anche detto che le forze occidentali aiutano direttamente i ribelli e che non sono interessate a proteggere i civili.

12.16 – Russia: “Forse azione terra se vogliono abbattere regime”

Il capo di stato maggiore russo Nikolai Makarov ha escluso “totalmente” una partecipazione russa all’operazione delle forze della coalizione internazionale in Libia ma ritiene che se la coalizione “si è posta come obiettivo l’abbattimento del regime di Gheddafi probabilmente non potrà far a meno di un intervento di terra”. Makarov ha detto inoltre che l’operazione aerea della coalizione non ha portato ai risultati attesi.

12.11 – Larga maggioranza tedeschi appoggia astensione Merkel

Una larga maggioranza di tedeschi approva la decisione presa dal governo Merkel-Westerwelle di astenersi in Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione riguardante la “No-fly-zone”. Lo rivela un sondaggio Emnid per il settimanale ‘Focus’, dal quale emerge che il 56% dei tedeschi sono d’accordo con la decisione governativa, mentre solo poco piu’ di un terzo (36%) la considera sbagliata.

11.50 – Tv di Stato: “Raid coalizione su obiettivi civili Tarhunah”

La televisione di Stato libica,citando una fonte militare, afferma che obiettivi civili e miliari a Tarhunah, a sud-est di Tripoli, sono stati “bombardati dagli aggressori della crOciata colonialista pochi momenti fa”. Lo riferisce la Bbc online.

11.50 – Quotidiano arabo: “Trattative segrete regime per stop raid”

Il regime libico starebbe trattando a tutto campo per  convincere la comunità internazionale a fermare gli attacchi in corso e cercare una soluzione negoziata della crisi. E’ quanto scrive il quotidiano arabo ‘Asharq al-Awsat’ citando fonti libiche anonime che riferiscono di un Gheddafi disposto,  attraverso la mediazione,  a sedersi al tavolo delle trattative per cercare “una soluzione onorevole”, senza specificare se questa includa le sue dimissioni o meno. Secondo il giornale anche Moussa Kousa, ministro degli Esteri libico starebbe tenendo molti contatti con funzionari dell’amministrazione Usa, soprattutto Jeffrey Feltman, assistente del segretario di Stato Hillary Clinton. E lo stesso farebbero il capo dell’Intelligence Omar Abou Zaid Dourda, e il capo della società petrolifera libica Chukri Ghanem. Il giornale poi afferma che il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam (anche se non ha una posizione ufficiale nell’esecutivo) starebbe “all’estero” per discussioni con i molti imprenditori e uomini di affari occidentali e americani a lui vicini, con l’intenzione di mettere a punto “un piano urgente” che blocchi un ulteriore peggioramento della situazione politica e militare nel Paese. All’estero si troverebbe anche una delegazione libica di altissimo livello, guidata dal presidente del parlamento Muhammad Abul-Qasim Al-Zawi che si appresterebbe a lasciare Tunisi, dove sarebbe giunta segretamente due giorni fa, per una destinazione sconosciuta. Le stessi fonti hanno riferito al quotidiano, che il regime sarebbe pronto ormai ad accettare l’idea di un embargo aereo di lungo termine, a patto che ci sia un immediato cessate il fuoco. Dopo l’invito di Jean Ping, presidente della commissione dell’Unione africana per un negoziato tra il regime e l’opposizione da tenersi ad Adis Abeba in Etiopia e al quale Gheddafi avverrebbe acconsentito inviando il suo primo ministro al-Baghdadi al-Mahmoudi è arrivata da Bengasi la risposta eloquente di Mustafa Abdul Jalil, presidente del Consiglio nazionale anti-Gheddafi: “Gheddafi deve dimettersi, lasciare il potere, e smettere di uccidere il suo popolo con le armi, queste sono le nostre condizioni imprescindibili”.

11.45 – Lealisti in ritirata Brega

Con la riconquista di Agedabia da parte dei ribelli libici, in Cirenaica la situazione si è completamente ribaltata: a detta degli stessi insorti, le forze fedeli a Muammar Gheddafi “sono in rotta”, si stanno ritirando in direzione di Marsa el-Brega, 80 chilometri a sud-ovest, e adesso sono proprio gli avversari, finora assediati, che si sono messi al loro inseguimento. “Agedabia è al 100 per cento nelle nostre mani”, ha rivendicato un portavoce dei rivoltosi, Shamsiddin Abdulmollah. “Stiamo inseguendo i governativi sulla strada per Brega”. Le parole del portavoce sono state confermate da testimoni oculari, compresi giornalisti presenti in zona. I combattimenti più intensi si sono consumati all’ingresso occidentale di Agedabia, ridotto a un cumulo di rovine.

11.31 – Ministro sanità: “114 uccisi da raid coalizione”

Sono almeno 114, tra cui molti civili, le persone uccise dai raid della coalizione internazionale sulla Libia, secono quanto riferisce il regime di Tripoli. Oltre 445, inoltre, sarebbero i feriti della campagna condotta contro le truppe di Muammar Gheddafi. “Dal 20 al 23 marzo, gli attacchi hanno ucciso 114 persone e ferito 445”, ha detto oggi il ministro della Sanità Khaled Omar nel corso di una conferenza stampa a Tripoli. Secondo il rappresentante di governo, 104 persone sono state uccise sono nella capitale, una città di due milioni di abitanti, mentre altri 10 civili hanno perso la vita a Sirte, città natale del Colonnello. Nell’ottavo giorno di intervento internazionale, votato con la Risoluzione 1973 delle Nazioni Unire, secondo Omar i caccia britannici, francesi e americani hanno colpito obiettivi militari e civili a Tripoli e a Zliten. Forti esplosioni si sono avvertite nella stessa capitale.

11.27 – Gb, Ministro giustizia teme una nuova Lockerbie

Il leader libico Mummar Gheddafi, serestasse al potere, potrebbe ordire un attentato come quello di Lockerbie, per rappresaglia contro gli attacchi della coalizione. Il monito viene dal ministro della giustizia britannico, Kenneth Clarke. “I britannici hanno buoni motivi per conservare nella memoria questa calamità che è Gheddafi. Gheddafi di ritorno al potere, il vecchio Gheddafi che cerca di vendicarsi, abbiamo tutto l’interesse ad evitarlo”, ha detto Clarke in un’intervista al Guardian, che la pubblica nel suo sito online. Il 21 dicembre 1988, un attentato fece esplodere in volo un aereo della compagnia americana Pan Am sul villaggio scozzese di Lockerbie, causando 270 morti. Nel 2001 il libico Abdelbaset al-Megrahi fu condannato per l’attentato ma nel 2009 fu rilasciato dalle autorità scozzesi, per motivi umanitari. I medici gli avevano diagnosticato un cancro che gli avrebbe lasciato tre mesi di vita.

11.20 – Ribelli ringraziano Sarkozy. “Ma ora lasciate il Paese”

Gli insorti ringraziano il presidente francese, Nicolas Sarkozy, per il suo intervento armato in Libia ma aggiungono che ora “le forze straniere” dovrebbero lasciare il Paese. E’ quanto si legge in una lettera del capo del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi, Mahmoud Jibril, indirizzata a Sarkozy e pubblicata da Le Figaro. “Nel mezzo della notte – ha scritto Jibril – i vostri aerei hanno distrutto i blindati che avrebbero massacrato Bengasi. I libici vi vedono come dei liberatori e la loro riconoscenza sara’ eterna”. Tuttavia, ha aggiunto Jabril, “non vogliamo forze straniere. Non ne abbiamo bisogno. Abbiamo vinto la prima battaglia grazie alle vostre forze ma vinceremo la prossima con i nostri mezzi”. La Francia e’ stato il primo paese che ha riconosciuto a governo di Bengasi un ruolo “legittimo” di interlocutore del Paese.

11.03 – Obama: “Ruolo Usa limitato, responsabilità condivise”

Il presidente americano Barack Obama nel discorso settimanale ha affrontato la questione libica: ”Gli Stati Uniti non possono e non devono intervenire ogni volta che c’è una crisi in una parte del mondo, ma credo fermamente – ha aggiunto – che quando innocenti sono brutalizzati, quando qualcuno come Gheddafi minaccia un bagno di sangue e quando la comunità internazionale è preparata ad agire insieme, è nel nostro interesse nazionale agire. E’ nostra responsabilità. E questo”, in Libia, “è uno di questi momenti”. Obama ha rassicurato gli americani sul fatto che ”il ruolo delle nostre forze è limitato”. Con gli alleati si è deciso che “la responsabilità della missione passasse dagli Stati Uniti ai nostri alleati e partner della Nato”. “E’ così che la comunità internazionale funziona, più paesi, non solo gli Stati Uniti, a condividere la responsabilità e il costo della pace e della sicurezza”. Inoltra la missione in Libia ”sta avendo successo” visto che “una catastrofe umanitaria è stata evitata e le vite di civili, innocenti uomini, donne e bambini, sono state salvate”. Infine un appello agli “americani” che “devono essere orgogliosi delle vite salvate in Libia e dell’operato dei nostri uomini e delle nostre donne in uniforme che ancora una volta hanno dimostrato di difendere i nostri interessi e i nostri ideali”.

10.46 – Trasferite sotto il comando Nato quattro navi italiane

10.33 – Bbc: “Carri armati del regime distrutti e abbandonati”

Secondo quanto riferisce l’inviato della Bbc, nella porta orientale di Ajdabiya ci sono una ventina di carri armati del regime, veicoli armati e pezzi di artiglieria che sono stati distrutti e abbandonati

10.12 – Festa ad Ajdabiya per la riconquista della città

Spari in aria, di fucili usati per riconquistare la città di Ajdabiya, e suoni di clacson delle auto sono le manifestazioni di giubilo che si registrano nella città orientale della Libia, riconquistata dai ribelli. Una città in festa, che oggi per le piazze celebra la libertà dal regime di Muammar Gheddafi. Alcuni manifestanti gridano “Dio è grande”, per esprimere la gioia per la liberazione della città dall’armata verde. A contribuire alla riconquista di Ajdabiya è stato l’intervento della coalizione internazionale, che per la settima notte consecutiva ha condotto raid contro le truppe del colonnello nella zona.

8.49 – France Presse: “La città di Ajdabiya caduta. E’ nelle mani degli insorti”

La città libica di Ajdabiya è caduta stamani nelle mani degli insorti. Lo riferiscono giornalisti della France Presse sul posto. Le posizioni delle forze pro-Gheddafi alla porta est della città, colpite ieri dai bombardamenti aerei della coalizione, sono deserte. La città, 160 km a ovest di Bengasi, è la porta d’accesso alla capitale della rivolta. La sua riconquista da parte dei lealisti era stata giudicata da molti il prologo alla sconfitta definitiva degli insorti. L’avanzata dei governativi è stata però bloccata dall’intervento internazionale, iniziato il 19 marzo.

07.10 – WP: “Stati Uniti e alleati pensano di armare gli insorti”

Gli Usa e i suoi alleati stanno pensando ad armare l’opposizione libica. Lo rivela stamane il Washington Post secondo cui il presidente Barack Obama riterrebbe che la risoluzione Onu avrebbe abbastanza “flessibilità” da permettere questo tipo di assistenza. Il giornale americano cita come fonte l’ex ambasciatore in Libia Gene Cretz spiegando che comunque nessuna decisione sarebbe ancora stata presa.

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Il regime libico ha riconosciuto la perdita di Agedabia a favore dei ribelli, attribuendola tuttavia al decisivo intervento dell’Aviazione della coalizione multinazionale: “Le forze occidentali sono state pesantemente coinvolte, e quindi le Forze Armate libiche in mattinata hanno deciso di lasciare Agedabia”, ha dichiarato Khaled Kaim, uno dei vice ministri degli Esteri di Tripoli. Kaim ha quindi accusato la stessa coalizione di disinteressarsi completamente della sorte dei civili e, anziché impegnarsi per proteggere questi ultimi, di badare soltanto ad aiutare direttamente gli insorti.

13.09 – Ribelli, bombe alleati su siti regime a Misurata

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