Amianto tra i banchi di scuola: i casi di istituti italiani in cui si presenta il problema nelle strutture, dai tetti alle mense alle palestre, sono sempre meno sporadici. A Milano nei giorni scorsi il comitato genitori della scuola di via San Mamete ha presentato alla commissione istruzione del comune una lettera per denunciare il fatto che i bambini mangiano in palestra perché il refettorio è pieno di amianto ed è stato dichiarato inagibile. A Firenze, all’istituto “Leonardo da Vinci” dove a seguito di una denuncia fatta da un professore poi morto per neoplasia, si è aperta un’inchiesta, lo scorso mese d’agosto il Gip Alessandro Moneti ha respinto la richiesta d’archiviazione e ha accolto l’istanza presentata dall’Ona (Osservatorio nazionale aminato) decidendo di proseguire le indagini “per verificare la reale presenza di amianto nelle strutture dell’istituto e non limitatamente all’immobile che ospita le lezioni del biennio, accertando la correttezza e l’esaustività oltre che la completa applicabilità all’ambiente”. Moneti vuole capire chi ha fatto le operazioni di demolizione e bonifica e verificare le modalità con cui sono state eseguite. Intanto al professionale di Policoro in Basilicata dopo 365 giorni di pressione da parte di “Cittadinanzattiva” la Provincia nei giorni scorsi è intervenuta ed ha finalmente deciso di rimuovere il materiale tossico: “Il preside si è mosso. Ha avvisato l’ente locale ma solo dopo mesi sono intervenuti”, spiega Maria Antonella Tarsia, segretaria regionale di “Cittadinanzattiva”.

Storie di battaglie che sono in linea con l’allarme lanciato da Legambiente che ogni anno pubblica un rapporto sulla qualità dell’edilizia scolastica andando a monitorare i 6.332 edifici di proprietà dei comuni capoluoghi di provincia: il 10% di questi ha certificato casi di amianto. “La sensibilità da parte delle amministrazione comunali – spiegano i responsabili del dossier – c’è ma nel 2014 (anno su cui è riferito l’ultimo rapporto disponibile) si è dovuto fare i conti con un calo dei monitoraggi (90,3% contro il 92,2% dell’anno precedente) nonostante i casi certificati siano in crescita di due punti e mezzo”.

Sono più al Nord (13,3%) gli edifici con casi certificati rispetto al Sud dove la percentuale è del 6% e al Centro che si attesta al 4,6%. Parametri, questi ultimi, che vanno letti con i numeri che indicano i comuni che hanno effettuato i monitoraggi: al Nord sono il 94,9%, al Centro il 93,3% e al Sud l’83,3%. Nelle isole, invece, i controlli sono stati eseguiti nel 66,7% a fronte di un 8,6% di casi certificati. Ma sono proprio Sicilia e Sardegna a essere quelle che negli ultimi due anni si sono date maggiormente da fare per effettuare azioni di bonifica (6,7%) contro il Sud che si ferma al 4,2%.
Ad avere gli occhi puntati sulla questione è anche l’Osservatorio nazionale amianto che due anni fa ha presentato alla Camera dei Deputati i dati raccolti: “Sono 2.400 gli istituti che registrano la presenza di materiali in amianto esponendo al rischio circa 350mila studenti e 50mila lavoratori della scuola”. Una cifra che è stata confermata da una ricerca Censis che nello stesso anno stimava in circa 2000 gli edifici scolastici con la presenza della pericolosa sostanza.

Intanto di amianto si muore: “Secondo il registro nazionale mesoteliomi – spiega il presidente dell’Ona Ezio Bonanni – istituito presso l’Inail, che censisce le neoplasie dovute all’amianto (pleura, peritoneo, pericardio e tunica vaginale del testicolo) nel 2012 (ultimo anno analizzato) erano stati registrati 63 casi nel comparto istruzione: 41 uomini e 22 donne. Venticinque insegnanti, sei bidelli, cinque tecnici di laboratorio. Non è dato sapere la loro sorte, ma considerando quanto sia fulminante la malattia dopo la diagnosi, è legittimo supporre che siano tutti deceduti”.

MANCANO DATI AGGIORNATI – Il primo problema è quello dei dati certi e aggiornati. Secondo l’Ona l’unica Regione ad avere dei numeri precisi è il Lazio che con l’Inail, il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità dal giugno 2012 ha dato avvio ad una mappatura degli istituti scolastici dove vi è conoscenza della presenza di amianto. Su 2.297 scuole contattate, 789 istituti hanno risposto, 1.508 non hanno partecipato alla compilazione della scheda. Nel 16% delle scuole controllate si è riscontrata la presenza della sostanza in coperture, cassoni idrici e linoleum: 5 sono state individuate in provincia di Frosinone, 20 in provincia di Latina, 9 in provincia di Rieti, 217 in provincia di Roma e 24 in provincia di Viterbo.

Gli aggiornamenti arrivano da Legambiente che sta elaborando in queste ore il nuovo rapporto: nel 2014 la maglia nera è andata a Sassari (39% di casi), a seguire Genova (27% di casi), Bari (23%) e Firenze (16%). Una classifica che nel 2015 cambia. Secondo le anticipazioni dell’associazione, Genova resta nella lista nera mentre Bari e Firenze escono per lasciare spazio nei primi posti ad Agrigento e Forlì. Numeri che vanno a braccetto con la classifica dei municipi che hanno fatto più bonifiche negli ultimi due anni: Ragusa, Sassari, Genova e Bari.

IL NODO DEI FONDI PER GLI INTERVENTI – Ma dove si trovano i soldi per intervenire? Oggi non esistono linee di finanziamento nazionali specifiche per la bonifica dell’amianto nelle scuole: la competenza è delle Regioni. Ovviamente i fondi stanziati dallo Stato per la messa in sicurezza degli edifici scolastici possono comprendere anche questo tipo di interventi. I 400 milioni stanziati a giugno 2014 ( #scuolesicure, delibera Cipe 66/2014), in continuità con i 150 milioni del “Dl del Fare”, ad esempio, hanno visto un 19% degli interventi dedicati alla bonifica dell’amianto. Che non sempre è considerata prioritaria. Secondo i numeri della struttura di missione per l’edilizia scolastica di Palazzo Chigi dei 1.215 interventi della prima annualità dei mutui Bei (905 milioni a totale carico dello Stato) sono circa cento i cantieri dedicati in modo specifico alla bonifica dell’amianto. Percentualmente vuol dire circa il 9% degli interventi. “Sono le Regioni che autonomamente – spiega Laura Galimberti, capo struttura – stilano la graduatoria degli interventi in base alle loro priorità La Lombardia ha deciso di valorizzare questi interventi e ad oggi quasi tutte le scuole di Milano e provincia risultano bonificate”. Quasi, appunto.

Articolo Precedente

‘Ironia’ choc di una prof di liceo: ‘Gli islamici? Annegarli, cacciarli o bruciarli’

next
Articolo Successivo

Sostegno, un altro anno nero: cattedre coperte dai non specializzati. Mentre in molte zone gli abilitati sono disoccupati

next