C’è anche la messa in sicurezza di una scuola e la costruzione di una diga, tra gli appalti sui quali le ‘ndrine imponevano il pizzo. Le ditte che si aggiudicavano i lavori nella fascia ionica reggina tra Siderno e Marina di Gioiosa Ionica dovevano pagare una tangente pari al 3% sul valore dei lavori. Questo particolare è emerso dall’inchiesta “Morsa sugli appalti pubblici”, che ha portato all’arresto di 29 tra presunti boss e gregari delle cosche Commisso di Siderno e Aquino di Marina di Gioiosa Ionica. Un intervento coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta dal Servizio centrale operativo di Roma e dalla squadra mobile reggina. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza con violenza o minaccia e reati in materia di armi.

L’indagine mirava a far luce sulle attività criminali delle due cosche Commisso e Aquino, egemoni nell’entroterra reggino, e di altre consorterie mafiose operanti sul versante ionico, nell’area di Gioiosa Ionica, Natile di Careri, Ciminà e Caulonia. L’indagine ha confermato la leadership di una delle più importanti consorterie della ‘ndrangheta del versante ionico-reggino, Commisso, capace di proiettare le sue attività criminali anche in ambito transnazionale, specie in Canada, e ritenuta dedita al condizionamento degli appalti pubblici, con particolare riferimento al settore delle infrastrutture per i lavori di ammodernamento di arterie stradali, acquedotti, edifici scolastici dell’area, nonché alla gestione dei rifiuti solidi urbani e di natura pericolosa nel comprensorio di Siderno e della ionica.

L’operazione si inserisce nel più ampio dispositivo d’intervento, denominato “Focus ‘ndrangheta“, teso a contrastare le proiezioni nazionali ed internazionali delle organizzazioni criminali calabresi. Individuati, quindi, una serie di vicende dalle quali emergono con evidenza la fortissima pressione esercitata dall’organizzazione criminale sull’economia legale e i meccanismi sottesi alle attività estorsive nei pubblici appalti. Anche un politico coinvolto nell’operazione. Si tratta dell’ex presidente del Consiglio comunale di Siderno Antonio Macrì, del Pdl. È accusato di associazione mafiosa. Secondo gli investigatori avrebbe chiesto sostegno elettorale alla cosca Commisso sia per l’elezione al Comune sia per le regionali del 2010 alle quali però, poi non si presentò. Il comune di Siderno è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel marzo 2013.

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