Una serata in un nightclub, consumazioni in un bar a Gran Canaria, un viaggio a Malta, sedute in un solarium, abiti e profumi. Pure una sega circolare. Sono alcune delle spese dei consiglieri regionali del Piemonte indagati per peculato dal nucleo tributario della guardia di finanza e dalla Procura di Torino. Un’inchiesta che è solo all’inizio: i quattro politici raggiunti dagli avvisi di garanzia sono quelli dei gruppi formati da un solo eletto, con una documentazione più snella da analizzare. Mancano ancora i grandi partiti. Nonostante ciò le cifre contestate sono già alte: circa 270mila euro.

LE SPESE – Secondo le fiamme gialle Michele Giovine, dei “Pensionati per Cota”, condannato insieme al padre per le firme false a sostegno della sua lista, ha speso 120mila euro per il funzionamento del suo gruppo: 7.800 sono stati utilizzati per “abiti e profumi”, 920 per centri estetici, 16mila per bar, ristoranti e nightclub, 2.500 euro per spettacoli, tra cui 700 euro per due biglietti per la Juventus. Agli atti risulta pure uno scontrino da 51 euro a un bar all’isola Gran Canaria. Ma c’è anche un viaggio e soggiorno a Malta il 16 agosto 2011 per il costo di 396 euro. Ma ancora mancano le spese dal maggio in poi, motivo per cui i finanzieri martedì si sono presentati nell’ufficio del suo gruppo a ritirare i documenti: “Era tutto pronto per la consegna – dichiara in serata a ilfattoquotidiano.it Giovine -. Il 24 ottobre i documenti erano pronti, poi la contabile è andata in viaggio di nozze e io mi sono dimenticato di consegnarli”. Lui, unico consigliere ad aver votato contro la riduzione delle spese lo scorso 2 ottobre, si dice in assoluta buona fede: “Non mi aspettavo questa perquisizione”. Tenta di respingere le contestazioni sulle cifre: “Non sono appassionato di calcio e non vado allo stadio. La storia del nightclub è una cavolata”. Martedì prossimo andrà a spiegare tutto ai pubblici ministeri del pool “pubblica amministrazione” che conducono l’indagine, Andrea Beconi ed Enrica Gabetta. “Sicuramente contesteranno molte cose anche agli altri”, afferma il consigliere.

Ha speso quasi la metà un altro consigliere, Maurizio Lupi, della lista “Verdi Verdi AmbientaLista per Cota”, circa 74mila euro tra cui spese da circa 500 euro per solarium e parrucchiere e 20mila euro di rimborsi per viaggi in treno: “Come ecologista io e il mio staff, nove ufficiali più i volontari, prediligiamo il treno”, afferma in una pausa dalla seduta del consiglio regionale. Sono invece 57mila euro i soldi spesi in maniera dubbia da Andrea Stara del gruppo “Insieme per Bresso” (oggi l’ex governatrice Mercedes ha avviato le procedure per negare l’uso del suo nome al gruppo): ci sarebbero circa 15mila euro spesi per la benzina da lui, torinese, ex presidente di circoscrizione e compagno del segretario provinciale del Pd Paola Bragantini. A questi si aggiungono 4mila euro per l’acquisto di un tagliaerba, una sega circolare e un frigorifero.

I timori – Un episodio rileva lo stato d’animo a Palazzo Lascaris, sede del consiglio regionale. Alla buvette due consiglieri chiedono un caffè decaffeinato, forse per non aumentare la tensione. Più che dalle strane spese dei colleghi molti sono scioccati dalle recriminazioni a Eleonora Artesio, della Federazione di Sinistra ed ex assessore regionale della giunta Bresso. Gli investigatori le contestano 12.632 euro tra il giugno 2010 e l’agosto scorso per buoni pasto, ristoranti, pedaggi autostradali, ricariche telefoniche. Si tratta di spese per i collaboratori: “Probabilmente li abbiamo registrati nel nostri bilanci in forma aggregata:  mi auguro di chiarire al più presto”. C’è anche un lettore mp3, comprato per un convegno: “Se contestano queste spese a lei – confida un consigliere che vuole rimanere anonimo – possono contestare qualsiasi spesa per collaboratori e attività politiche a tutti”.

“NESSUNO CONTROLLA” – Molti fanno come vogliono per l’assenza di norme precise sull’uso dei fondi per il funzionamento dei gruppi consiliari. Ma mancano anche i controlli. Il consigliere del Movimento 5 Stelle Davide Bono, dopo l’inizio dello scandalo, ci aveva provato e aveva chiesto al presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo di poter visionare i giustificativi dei rimborsi chiesti dagli altri consiglieri e avere il cd-rom consegnato alla Finanza dopo il video di Roberto Rosso, ma gli è stato negato. Per questo motivo ha fatto ricorso al Tar del Piemonte chiedendo ai giudici di riconoscergli il diritto e a gennaio i giudici tratteranno la vicenda. Chissà che nel frattempo le informazioni sulle spese dei politici non vengano rivelate dagli esiti dell’indagine: la Guardia di Finanza sta ancora studiando i rimborsi e le spese dei gruppi consiliari più numerosi.

Articolo Precedente

Processo Ruby, la ragazza al legale: “Sono in Messico e torno a gennaio”

next
Articolo Successivo

Coppola, la Cassazione annulla il primo fallimento: “Processo da rifare”

next