La Provincia di Brindisi vuole 500 milioni di euro di risarcimento per la dispersione di polveri di carbone dal nastro trasportatore della centrale elettrica Federico II di Cerano, impianto a 12 chilometri da Brindisi, da 2.640 megawatt. L’ente ha fatto sapere che si costituirà parte civile nel processo contro 13 dirigenti Enel e due imprenditori. La giunta provinciale, guidata da Massimo Ferrarese, ha deliberato di voler prendere parte al dibattimento che comincerà il 12 dicembre prossimo e ha quantificato l’importo da richiedere “salvo maggiori somme che dovessero risultare accertate a seguito dei procedimenti giudiziari”. Inoltre da Brindisi hanno conferito il mandato al legale incaricato, Rosario Almiento, di citare nel processo in qualità di responsabile civile, per i fatti commessi dagli imputati e dai dipendenti di Enel Produzione Spa, “relativamente al risarcimento dei danni di immagine, ambientali, alla salute, alla perdita di chance per il territorio e per altri eventuali e potenziali voci di danno patrimoniali e non subiti dalla provincia e dai cittadini”. 

La Provincia di Brindisi è solo una delle 38 parti offese inserite dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza nel decreto col quale il 31 luglio scorso ha citato direttamente a giudizio 15 persone. I fatti contestati nell’inchiesta, da poco conclusa, risalgono a un periodo compreso tra il 2000 e il 2011. Secondo l’accusa non sarebbero state attuate le azioni necessarie per scongiurare o ridurre la dispersione della polvere di carbone che avrebbe così provocato “danni, insudiciamento e imbrattamento delle colture”. Agli imputati, oltre al getto di cose pericolose, è contestato anche il reato di danneggiamento. Oltre alla Provincia sono parti offese anche  il ministero dell’Ambiente, Federutenti di Bari e il Comune di Brindisi. Quest’ultimo però, non sarebbe nelle condizioni di costituirsi parte civile perché l’ex sindaco Domenico Mennitti nel febbraio 2010 ha stipulato un accordo transattivo con Enel. 

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