E’ una brutta storia italiana quella che si sta consumando attorno alle nomine dei membri e del Presidente dell’Autorità per la Garanzie nelle comunicazioni. 
Una storia nella quale, ancora una volta – secondo un copione già andato in scena centinaia di volte nella storia della Repubblica – protagonista indiscusso è il segreto attraverso il quale politici e governanti innalzano spesse ed impenetrabili mura di gomma per proteggersi dallo sguardo – evidentemente ritenuto indiscreto – dei cittadini.

Ma stiamo ai fatti.

Ieri, per il Presidente ed i membri dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è stato l’ultimo giorno di lavoro. Il loro mandato è scaduto.

Oggi un nuovo Presidente e quattro nuovi membri avrebbero dovuto insediarsi in Autorità. A nominare il primo avrebbe dovuto essere il Presidente del Consiglio dei Ministri d’intesa con il Ministro delle Comunicazioni, mentre a nominare i secondi il Parlamento. Niente di tutto ciò è accaduto, esattamente come, d’altra parte, già successo nelle scorse settimane, per i membri ed il presidente del Garante per la privacy e per il Consiglio di amministrazione della RAI.

Le imminenti elezioni amministrative appena svoltesi hanno, evidentemente, suggerito a Governo e Parlamento di soprassedere da qualsiasi decisione per non turbare i già difficili equilibri elettorali. Considerazione amara se si tiene presente che le Authority in questione sono – o almeno dovrebbero essere – Autorità indipendenti, tra l’altro, proprio dalle cose della politica, ma inutile stupirsi per questo.

Il punto è un altro.

Sono settimane che centinaia di migliaia di cittadini, consumatori ed imprese, riuniti nella Open Media Coalition, bussano alle porte di Parlamento e Governo con una richiesta tanto semplice quanto, evidentemente, disarmante per la casta: adottare procedure trasparenti nelle nomine, pubblicare i curricula dei candidati e svolgere una valutazione comparativa che consenta la selezione dei migliori, nell’interesse del Paese e non già nell’interesse dei soliti amici degli amici o di quello delle solite “clientele politiche”.

E’ una richiesta che, nei giorni scorsi, persino il relatore speciale delle Nazioni unite per la promozione e tutela della libertà di informazione ha indirizzato al sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura
Tali richieste, sin qui, sono state, tutte, indistintamente inghiottite nel silenzio o, invece, lasciate rimbalzare contro il muro di gomma dei Palazzi della politica. 

Oggi, però, il Governo ha rotto il silenzio.

Il Segretario Generale di Palazzo Chigi ha preso carta e penna e risposto alla Open Media Coalition (leggi la lettera ndr) che, nei giorni scorsi, aveva, tra le altre iniziative, presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una formale istanza di accesso ai curricula dei candidati a divenire presidenti dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.

La risposta è un capolavoro di ipocrisia politica con quel retrogusto amaro che lasciano certe iniziative con le quali i nostri Governanti, talvolta, pensano di esercitare il potere prendendo in giro cittadini ed opinione pubblica. Val la pena di leggerne almeno uno stralcio virgolettato “…fatta salva ogni valutazione nel merito della medesima istanza [n.d.r. quella di accesso ai curricula ai candidati Presidenti firmata dalle associazioni aderenti ad Open Media Coalition] si comunica che l’incarico affidato al dr. Calabrò…verrà a scadere il prossimo 8 maggio 2012 [n.d.r. ieri] e che, ad oggi, non risulta formalmente avviata la procedura di nomina in questione”. “Allo stato, pertanto” – conclude il Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri – “per i sopra citati motivi, la suddetta istanza non può essere accolta”.
La lettera è datata 2 maggio e risulta spedita il 4 maggio.

Sembra davvero una farsa. Il copione di una pièce teatrale di un commediante dalla battuta pronta e a caccia di applausi facili.

Si può davvero credere che il 4 maggio – mentre in Rete e sui media già da settimane si rincorrono voci sul nome del prossimo Presidente e si susseguono addirittura le smentite dei “candidati” indicati come più probabili – alla Presidenza del Consiglio dei Ministri non abbiano ancora affrontato il problema della nomina del Presidente di un’Autorità in scadenza l’8 maggio?

E se così fosse, si tratterebbe di un comportamento accettabile in un Paese nel quale i concorsi per selezionare ogni genere di figura professionale da inserire nella pubblica amministrazione durano anni? Quando pensano, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,  di dover avviare il procedimento per la nomina del Presidente di un’Authority che, oggi, avrebbe dovuto insediarsi?

E, soprattutto, la circostanza – ammesso che sia vera ed ammissibile – che il procedimento di nomina del nuovo Presidente dell’Agcom non sia stato ancora avviato, legittima una risposta quale quella che il Governo dei professori ha indirizzato a centinaia di migliaia di cittadini? “Non possiamo darvi accesso alle informazioni cui chiedete di accedere, perché non abbiamo ancora iniziato a raccoglierle”.

Non sarebbe stato più giusto attendere qualche ora e, oggi – quando la giustificazione di Palazzo Chigi relativa alla non ancora intervenuta scadenza del mandato di Calabrò non è più neppure astrattamente spendibile – accordare ai cittadini accesso agli atti di un procedimento che non può non essere iniziato?

Davvero una pessima figura per un Governo come quello del Professore che si era insediato promettendo trasparenza e consultazioni pubbliche e che continua a raccontare al Paese di voler dialogare con i cittadini attraverso la rete, lanciando inutili e demagogiche iniziative online come l’ultima sulla spending review.

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