Il presidente di Finmeccanica è indagato dalla Procura di Napoli per corruzione internazionale e riciclaggio. L’inchiesta sulle presunte tangenti pagate dall’azienda del gruppo, Agusta Westland, di cui Orsi all’epoca era amministratore, per la commessa da 560 milioni di euro relativa a 12 elicotteri AW-101 venduti all’India nel 2010 è a un punto di svolta. Dopo le perquisizioni di lunedì a Lugano nei confronti dell’uomo chiave dell’affaire secondo l’accusa, il consulente Guido Ralph Haschke, i pm napoletani Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio ed Henry John Woodcoock sono ora alla caccia di quello che gli investigatori chiamano “l’intermediario”: un consulente che avrebbe ricevuto 9 milioni di euro da girare ai politici italiani, Lega Nord in testa. Il ruolo dell’intermediario, come anche l’intreccio – tutto da riscontrare – di elicotteri, mazzette e fiduciari svizzeri, è stato raccontato agli inquirenti da Lorenzo Borgogni.

“Agusta Westland avrebbe riconosciuto un compenso di 41 milioni di euro a Haschke che sarebbero poi diventati 51 milioni dopo la richiesta di Orsi allo stesso Haschke di sottrarre al suo compenso ben 9 milioni a favore di un consulente che dovrebbe chiamarsi ‘Christian Michel’, soldi poi da tornare a Orsi stesso. A seguito del rifiuto di Haschke, successivamente si pattuiva di aumentare il compenso ai due intermediari aumentando la somma di 10 milioni di euro, denaro che poi sarebbe ‘tornato’ a Orsi per soddisfare le richieste dei partiti, la Lega in testa”. Il Fatto Quotidiano ha rintracciato un manager di Finmeccanica che, sotto garanzia di anonimato, ci ha rivelato l’esistenza di un consulente vicino a Haschke e in passato in affari con Finmeccanica che sembra rispondere in pieno all’identikit dell’intermediario che gli investigatori stanno cercando.

Borgogni, sentito più volte a partire dall’estate (l’ultima volta una settimana prima delle perquisizioni a Lugano) ha raccontato di avere appreso da una fonte anonima che gli avrebbe scritto una lettera. Nel suo racconto il manager avrebbe parlato di una sorta di intermediazione al Fatto però risulta che Haschke si sarebbe sempre occupato dell’offset, una pratica comune e lecita: quando un paese come l’India si impegna a comprare elicotteri per 590 milioni, contestualmente Agusta si impegna a fare investimenti per un valore uguale o maggiore nel territorio del paese. Esiste un professionista apposito che si incarica di raccogliere gli investitori interessati, soprattutto quelli del settore tecnologico che vengono valutati con un moltiplicatore pari a 5 rispetto agli altri. Basterebbe un investimento delle imprese italiane pari a 115 milioni in India per bilanciare il valore della commessa degli AW 101 di 590 milioni. Questo era il lavoro di Guido Haschke. Non era la prima volta che Finmeccanica contattava questo imprenditore di origine ebraica partito da Torino, sposato con una fotomodella orientale e noto per il suo radicamento in India, dove si occupa di industria energetica.

Per questa ragione bisogna stare attenti alle parole. Le smentite di Finmeccanica sull’esistenza di una “intermediazione” sull’affare indiano non escludono un contratto tra Agusta e Haschke del valore di decine di milioni di euro per l’offset. Ciò spiegherebbe la contraddizione tra la smentita e la soddisfazione degli investigatori dopo la trasferta a Lugano. “Non ho mai pagato nessuna somma illegale nè alla Lega nè ad alcun altro. Durante tutto il periodo di Ad di Finmeccanica e AgustaWestland non mi è mai capitato di pagare alcunchè di illegale” ha detto ieri al Tg1, il presidente di Finmeccancia, Giuseppe Orsi aggiungendo poi che “in India abbiamo fatto un contratto secondo le leggi indiane che prevede per le forniture militari di non avere intermediazioni. Quindi non sarebbe stato possibile creare alcune provvigioni”. Il presidente Orsi, però al Fatto che lo ha raggiunto telefonicamente non ha voluto dire se esista un contratto di offset tra Agusta e una società riferibile a Haschke.

Intanto il Fatto ha rintracciato un consulente che risponde all’identikit fornito da Borgogni. Si chiama Wally Richard Michel e ha una settantina di anni. Vive in Francia vicino a Parigi ma il centro dei suoi affari sono i paesi arabi. È un amico del consulente perquisito lunedì scorso a Lugano, quel Guido Ralph Haschke che avrebbe ricevuto, secondo quanto riferito ai pm, i 51 milioni di euro di ‘consulenza’ per l’affare indiano. Questo signore francese potrebbe essere il misterioso mediatore della mazzetta alla Lega Nord della quale ha parlato (senza prove né riscontri e sulla base di fonti anonime) Lorenzo Borgogni. “Durante una trasferta in Arabia”, racconta un dirigente importante di Finmeccanica sotto garanzia assoluta di anonimato al Fatto Quotidiano, “incontrai insieme a Guido Ralph Haschke un signore francese che non si chiamava Christian Mitchell ma Wally Richard Michel. Aveva una settantina di anni e insieme ad Haschke proponeva investimenti in Arabia nel settore immobiliare e turistico. Voleva entrare nel giro di Finmeccanica. Seppi poi che si era accreditato come agente del nostro gruppo e, per questa ragione fu diffidato dalla società”. Chissà se proprio questo signor Michel è il misterioso ‘Christian Michel’ del quale parla Lorenzo Borgogni nei suoi verbali. Una cosa è certa. Somiglia molto al suo identikit.

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