Nevrosi da Facebook, ansia da Twitter. Ragazzi drogati di web che dormono sui banchi di scuola. La scuola uccide di noia. I professori si lamentano che i bambini sono velocissimi nell’apprendere un’applicazione da smartphone, ma lentissimi nell’imparare la geografia. La Rete, se la conosci la eviti? Lo abbiamo chiesto a Uberto Zuccardi, psicologo infantile del Centro Giamburrasca di Milano, specializzato in dipendenze. Di prossima uscita il suo libro Non riesco a fermarmi sull’iperattività infantile, che è una patologia anche legata all’uso eccessivo di Internet.

Come si cura la dipendenza da Internet?
Quando parliamo di “dipendenza”, e la società contemporanea è segnata dalla moltiplicazione delle “dipendenze”, bisogna intendersi sul significato di questo termine: per dirlo in breve, dobbiamo distinguere il dipendere e le dipendenze: tutti noi dipendiamo da qualcuno a partire dalla nascita. Dunque il dipendere è la condizione iniziale della vita umana e come tale si riproduce in tutte le nostre relazioni affettive importanti.

D’accordo, ma parliamo adesso di dipendenze da un oggetto…
Altra cosa sono le dipendenze che non riguardano altre persone, ma sostanze, bevande, cibo, droghe, gioco d’azzardo, sesso. Fra gli oggetti di consumo, Internet rientra tra queste passioni non amorose, che nella società consumistica occupano uno spazio sempre più grande nella vita delle persone. Anzi, proprio perché gli oggetti di consumo non sono persone, si ritiene che possano darci soddisfazioni più controllabili. In realtà sono godimenti solitari e ripetitivi, circolari, senza crescita, senza novità, ma che donano un guadagno di godimento che risiede proprio in questa garanzia di soddisfazione ripetitiva e sempre uguale. Siamo schiavi felici, insomma.

Gli americani la chiamano Internet Addiction e anche da noi stanno aprendo ambulatori specializzati in dipendenza dal web… Tra i primi al Policlinico Gemelli di Roma
La dipendenza da Internet riguarda l’occhio e lo sguardo, oltre che la comunicazione virtuale.  Restare incollati allo schermo per ore, esplorando il mondo dalla propria scrivania, in solitudine, potendo accedere ad ogni tipo di stimolo visivo, ci esclude dal mondo delle relazioni reali, autentiche, che il consumismo ha degradato di valore a favore dell’ inautentica vita di pura soddisfazione solitaria. Lasciamo passare la nostra vita nella trappola delle tecniche di soddisfazione ripetitiva. Internet è anche un formidabile strumento di conoscenza, senza dubbio, ma cela l’insidia della dipendenza quando lo si usa senza scopi precisi, creativi o politici come accade di recente, o di ricerca intellettuale.

Quali sono i sintomi?
Quando ci si rende conto che, più che cercare, siamo catturati da una forza che ci obbliga, ad esempio, a navigare sui siti più disparati, e cosi via, trascurando le priorità della vita, forse è meglio fermarsi. E prendere un libro in mano. Quando sentiamo di avere perso la moderazione e il giusto modo di usare la rete. E sono i giovani che vanno regolati con maggiore attenzione sull’uso di Internet. Allora possiamo anche chiedere aiuto a qualcuno a cui parlare di questa “dipendenza” che ci ha resi dei servi e non dei padroni del nostro desiderio.

di Januaria Piromallo

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