Cinema

Festival di Cannes 2025, i vincitori: a Jafar Panahi la Palma d’oro per A simple accident

Il brasiliano Wagner Moura miglior attore per il suo ruolo in O agente secreto di Kleber Mendonca Filho. Il premio alla migliore attrice è andato invece a Nadia Melliti per il film Le petit dernier di Hasfia Herzi

di Anna Maria Pasetti

Come da previsioni la Palma d’oro è andata nelle meritatissime mani di Jafar Panahi per il suo bellissimo A simple accident. Se sicuramente ha “pesato” il ritorno in presenza del regista iraniano ad accompagnare il suo film, questo è di elevatissima qualità e non fa assolutamente confondere il massimo riconoscimento del Festival di Cannes con un premio politicamente corretto di “bentornato”.

Panahi a parte, il resto del Palmares ha visto elencarsi l’alternanza di diverse nuove generazioni ad alcune certezze “datate” e a un paio di registi affermati che molto hanno ancora da dire e dare al (grande) cinema. Con titoli che, in tempi come questi, non potevano prescindere dall’essere anche un po’ politici, e in tal caso A simple accident è perfettamente in linea.

L’opera – anch’essa non poco politica – numericamente più premiata è il solidissimo brasiliano O agente segreto di Kleber Mendoça Filho, che ha vinto sia il premio per la miglior regia che per il suo protagonista Wagner Moura. Norvegese, intimista e famigliare, con uno sguardo al meta-cinema è invece il Grand Prix, ovvero all’ottimo Sentimental Value di Joachim Trier.

Sul fronte francofono, la presidente di giuria Juliette Binoche ha evidentemente “spinto” sull’ennesima (non se ne può più, ma tant’è) vittoria dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, al cui Jeunes Mères è stato designato il riconoscimento come miglior sceneggiatura, ed anche sulla giovanissima esordiente Nadia Melliti nel film di Hafsia Herzi, La petite derniere.

Sirat del giovane franco-spagnolo Oliver Laxe, uno dei film più dirompenti e sorprendenti ha dovuto, purtroppo, accontentarsi del Prix du Juriy peraltro in ex aequo con l’altrettanto giovane regista tedesca Mascha Shilinksi per il suo Sound of Falling.

Ma il vero “scandalo” – se così possiamo definirlo – è il Prix special du Jury, ovvero un premio inventato ad hoc, per il vero capolavoro del festival, che avrebbe veramente meritato di più. Il riferimento è a Resurrection del cinese Bi Gan. Lo stesso trattamento, va ricordato, fu riservato all’ottimo lavoro di Mohamed Rasoulof lo scorso anno. Curioso notare che accanto al trionfatore iraniano (che vedremo prossimamente anche nei cinema italiani grazie a Lucky Red), la Camera d’Or, cioè il premio al miglior esordiente la cui presidente di giuria è Alice Rohrwacher, è andato a un regista iracheno, Hasan Hadi per i suo The President’s Cake, vincitore anche della Quinzaine des Cinéastes.

Come da aspettative, infine, nessun premio all’Italia, in nessuna sezione.

Video
Precedente
Precedente
Playlist

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione