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Venezia, chiesto il rinvio a giudizio del sindaco Brugnaro e di altri 33 indagati per corruzione

L'accusa al primo cittadino riguarda la vendita, mai portata a termine, di 41 ettari dell’area "dei Pili" al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong
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La Procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco Luigi Brugnaro e di altri 33 indagati nell’inchiesta per corruzione denominata “Palude” che lo scorso luglio ha portato a perquisizioni e arresti nella città lagunare. Oltre al primo cittadino, diventano quindi imputati il direttore generale e il vicecapo di gabinetto del Comune, Morris Cerron e Derek Donadini e l’ex assessore alla Mobilità Renato Boraso (che ha già chiesto il patteggiamento per una parte delle accuse). La contestazione a Brugnaro e ai suoi collaboratori riguarda la vendita, mai portata a termine, di 41 ettari dell’area “dei Pili” ai margini della laguna al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong, anche lui accusato di corruzione con il suo collaboratore in Italia, Luis Lotti.

La zona dei Pili, lingua di terra fortemente inquinata a lato delle raffinerie di Porto Marghera, era stata acquistata dal Brugnaro imprenditore nel 2006, prima della sua discesa in politica, per cinque milioni di euro e intestata alla società “Porta di Venezia“, poi confluita in un blind trust di diritto Usa nel 2017. A Ching, in cambio della promessa di un aumento di cubatura, il Brugnaro sindaco avrebbe proposto l’acquisto a 85 milioni di euro, poi lievitati a 150 con la promessa di un aumento di cubature per l’edificazione di grattacieli, ville e un palasport, un casinò, una casa di riposo e altro. Nella trattativa era stato coinvolto l’imprenditore trevigiano Claudio Vanin, che è diventato il “grande accusatore” di Brugnaro. Secondo le indagini della Guardia di Finanza, nella partita sarebbe rientrato l’acquisto di palazzo Papadopoli da parte di Ching, valutato dapprima 14 milioni e poi sceso a 10,8. In questa vicenda Boraso avrebbe preso una tangente da 73mila euro, sempre sotto forma di falsa consulenza.

Altri capi d’imputazione riguardano presunte operazioni urbanistiche in favore di imprenditori veneziani, progetti edilizi e parcheggi a ridosso dell’aeroporto, nonché contratti per la manutenzione di uffici delle municipalizzate. Il 16 maggio è stata fissata l’udienza preliminare davanti alla giudice Carlotta Franceschetti in cui si deciderà della richiesta di patteggiamento avanzata da Boraso e tre imprenditori per 12 imputazioni di corruzione: l’ex assessore ha raggiunto l’accordo con i pm Roberto Terzo e Federica Battaglini su una pena di tre anni e dieci mesi e la restituzione di quattrocentomila euro.

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