Usa: “Siamo pronti a firmare l’accordo sulle terre rare già oggi”. Bbc: “Nessuna garanzia di sicurezza esplicita per Kiev”

Potrebbe essere il 30 aprile il giorno delle firme sull’accordo tra Stati Uniti e Ucraina sulle terre rare. Il viaggio della vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko a Washington era sembrato il preludio a un’intesa e a confermare che le parti sono ormai vicine è il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent: “Siamo pronti a firmare l’accordo con Kiev sui minerali oggi pomeriggio, se sono pronti anche loro. Da parte nostra non c’è stata alcuna modifica dell’accordo”. Un’intesa rischiosa per l’Ucraina, secondo quanto riporta la Bbc, perché Volodymyr Zelensky darebbe l’ok all’accordo tanto voluto da Donald Trump senza però ottenere specifiche garanzie di sicurezza per il suo Paese, ma solo “una dimostrazione tangibile del sostegno degli Stati Uniti d’America alla sicurezza dell’Ucraina”. In poche parole, spiega la tv britannica che ha potuto visionare una bozza del documento, il coinvolgimento americano nell’industria mineraria ucraina e in altri settori rappresenterà di fatto anche un investimento nella sicurezza. Anche se Kiev chiedeva impegni specifici.
Il media anglosassone aggiunge poi che si tratta di un testo che non si limita a un accordo sulle aree estrattive, ma è molto più ampio e prevede che il fondo di investimento del governo Usa-Ucraina che verrà istituito nell’ambito dell’accordo gestirà gli investimenti nei “settori critici dell’economia ucraina” nel loro complesso. Ciò significa che tutte le risorse minerarie, il suo settore energetico, i trasporti e altri settori possono essere potenzialmente inclusi negli obiettivi di questo fondo.
Ma non si tratta dell’unica intesa in vista: il governo di Zelensky potrebbe dare il via libera, sempre oggi, anche al testo per un accordo di cooperazione economica con gli Stati Uniti. Intanto dalla Russia arrivano dichiarazioni contrastanti da parte del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: da una parte afferma che “il presidente Putin ha confermato la sua disponibilità a negoziati diretti con gli ucraini senza precondizioni”, dall’altra specifica che “le cause di fondo del conflitto sono troppo complesse per essere risolte in un giorno“, in riferimento al desiderio americano di un “successo rapido” nei negoziati per determinare la fine della guerra. E, in ogni caso, la Russia “deve vincere”.
A fronte della (presunta) disponibilità di Mosca, Peskov lamenta, “purtroppo”, di non avere ricevuto “alcuna dichiarazione o commento da Kiev, quindi non sappiamo se Kiev sia pronta o meno” per la proposta ai negoziati diretti. “Kiev sta ponendo molte condizioni preliminari a questo processo, ad esempio un cessate il fuoco di lungo termine”, il che contraddice la posizione del presidente Putin, ha detto ancora Peskov, facendo riferimento alla proposta di cessate il fuoco dall’8 al 10 maggio. L’obiettivo, in ogni caso, resta la vittoria ha aggiunto, parlando in una conferenza in vista dell’80/o anniversario della sconfitta del nazifascismo che il 9 maggio vedrà sfilare sulla Piazza Rossa migliaia di militari sotto gli occhi dello ‘zar’. “Stiamo facendo una operazione militare speciale, tutte le decisioni di Putin sono assolutamente corrette e il nostro dovere è vincere”, ha affermato Peskov. La Russia, inoltre, rimane determinata a “raggiungere gli obiettivi stabiliti all’inizio dell’operazione militare speciale” perché deve salvaguardare i suoi “interessi nazionali”, ha precisato. Tuttavia sarebbe “preferibile” raggiungere questi obiettivi per vie pacifiche. Per questo, ha concluso, il presidente “rimane aperto a metodi politici e diplomatici per risolvere il conflitto”, ma finora non c’è stata “nessuna reazione da Kiev, e il processo continua”.
Lo stratega di Zelensky: “La Russia vuole concessioni prima di discutere della pace” – Ma a criticare le dichiarazioni che arrivano da Mosca è lo stratega di Volodymir Zelensky, Andryi Yermak, che in un articolo pubblicato sul Guardian ricorda che Kiev chiede invece una tregua senza condizioni di 30 giorni e gli Usa un cessate il fuoco permanente. Per Yermak “la Russia vuole concessioni prima ancora anche solo discutere di una pausa duratura dei combattimenti o di una pace permanente”. Elemento cruciale delle richieste del Cremlino è il sollevamento delle sanzioni, in modo particolare le restrizioni nel settore dell’aviazione, che limitano l’accesso delle compagnie aeree ai mercati occidentali e bloccano le importazioni di componenti, servizi di manutenzione e altri equipaggiamento critici, ha aggiunto. “La breve pausa offerta da Mosca non farebbe alcuna differenza significativa nella guerra e accettarla consentirebbe al regime, che ha ripetutamente dimostrato la sua intenzione di prolungare la sua guerra di aggressione, di estendere la sua guerra di aggressione e danneggiare le sue chance di una pace duratura, giusta e duratura”. Le sanzioni nel settore dell’aviazione “testimoniano i limiti significativi e di successo alle capacità militari del Cremlino”, sottolinea Yermak.