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Ucraina, Putin annuncia tregua di tre giorni dal 7 al 10 maggio. Zelensky: “È un tentativo di manipolazione”

Trump ammorbidisce la posizione riguardo al presidente ucraino "è più calmo" e aggiunge: "Zelensky è pronto a cedere la Crimea"
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Cessate il fuoco di tre giorni per l’80esimo anniversario della vittoria della Grande Guerra Patriottica. Vladimir Putin propone una nuova tregua con l’Ucraina per festeggiare la sconfitta del nazifascismo e compie un altro piccolo passo verso la distensione tra i due Paesi in guerra da oltre tre anni. Lo stop alle ostilità, fa sapere il Cremlino dai suoi canali Telegram, durerà dalla mezzanotte del 7 maggio fino alla mezzanotte del 10. “Per decisione del comandante in capo delle forze armate, Vladimir Putin – si legge in un comunicato – per ragioni umanitarie dalla mezzanotte tra il 7 e l’8 maggio alla mezzanotte tra il 10 e l’11 maggio la parte russa dichiara un cessate il fuoco. Tutte le azioni militari sono sospese in quel periodo. La Russia ritiene che la parte ucraina seguirà questo esempio”.

La reazione del presidente ucraino arriva dopo diverse ore dall’annuncio. Volodymyr Zelensky definisce la proposta di tregua di Putin “un tentativo di manipolazione“. La ragione è che “tutti devono aspettare fino all’8 maggio e solo allora” ci sarebbe un “cessare il fuoco per garantire il silenzio” durante la parata del 9 maggio nella Piazza Rossa di Mosca, ha detto nel suo discorso serale. “Se la Russia vuole davvero la pace, deve cessare il fuoco immediatamente“, aveva scritto su X il ministro degli Esteri ucraino Andriï Sybiga. “Perché aspettare l’8 maggio?”, ha continuato, assicurando che il suo paese “è pronto a sostenere un cessate il fuoco duraturo e completo. Ed è quello che proponiamo costantemente: per almeno 30 giorni“, ha concluso.

Ora Kiev dovrà decidere se accogliere positivamente o meno l’iniziativa russa. “In caso di violazioni del cessate il fuoco dalla parte ucraina – continua il comunicato del Cremlino – le forze armate russe daranno una adeguata ed efficace risposta. La parte russa dichiara ancora una volta la sua disponibilità a negoziati di pace senza precondizioni, miranti ad eliminare le cause di fondo della crisi ucraina e all’interazione costruttiva con i partner internazionali”.

Dalla Casa Bianca arriva il commento della portavoce: “Il presidente Trump vuole una tregua russo-ucraina permanente“, ha detto Leavitt ai giornalisti sottolineando che il presidente Usa è sempre più frustrato da Vladimir Putin e da Volodymyr Zelensky e che entrambi devono sedersi al tavolo delle trattative per porre fine alla guerra. Interviene anche il premier britannico, Keir Starmer. “Non mi fido di Putin, penso che se non è un cessate il fuoco duraturo, tornerà a chiedere di più e non dobbiamo permettere che questo accada di nuovo. È già successo in passato”, ha dichiarato. Intanto il segretario di Stato Marco Rubio ha detto al ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che è il momento di mettere fine alla “guerra senza senso” in Ucraina. Rubio, in una recente intervista, ha definito la settimana in corso “cruciale” per capire le intenzioni di Russia e Ucraina, e per gli Stati Uniti per decidere se continuare o meno lo sforzo per la pace.

L’annuncio russo arriva nel giorno in cui Donald Trump, dopo il bilaterale con Volodymyr Zelensky sotto le volte di San Pietro, sembra aver ammorbidito la propria posizione sulla guerra in Ucraina dicendosi però deluso dalla Russia e dall’atteggiamento di Putin che dovrebbe smetterla con i raid per concentrarsi su un accordo. Diverso, invece, l’atteggiamento nei confronti del capo di Stato ucraino, dopo lo scontro alla Casa Bianca di inizio anno e quello, a distanza, di pochi giorni fa che portò al rinvio del vertice di Londra: è “più calmo” e “vuole un accordo“, ha detto riferendosi all’omologo di Kiev. E ha poi aggiunto: “È pronto a cedere la Crimea“.

A chi gli ha chiesto che cosa i due si siano detti nel bilaterale avvenuto a margine dei funerali di Papa Francesco, il tycoon ha risposto che Zelensky ha ribadito di aver “bisogno di più armi, ma lo dice da tre anni. Vedremo cosa succede”. Poi, ha aggiunto, gli ha parlato “brevemente della Crimea. Ma la Crimea è stata data via da Barack Obama e da Biden 11 o 12 anni fa, è molto tempo fa, non so come si possa restituire la Crimea”.

È a questo punto che è stato chiesto al presidente Usa se da Kiev c’è stata un’apertura alla cessione della penisola, uno dei punti della proposta di pace americana sul quale la Russia non sembra avere intenzione di trattare, detenendo saldamente il controllo di quei territori: “Penso di sì”, ha risposto, “la Crimea è stata ceduta anni fa, senza un colpo di arma da fuoco sparato. Chiedete a Obama”, ha poi ribadito. Concetto ribadito anche dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov che un’intervista al quotidiano brasiliano O Globo, ha definito “imperativo” riconoscere come “russi” i territori ucraini occupati, in tutto o in parte, dalle truppe del Cremlino per trovare una soluzione alla guerra in Ucraina: “Il riconoscimento internazionale del possesso russo della Crimea, di Sebastopoli, della repubblica di Donetsk, della repubblica di Lugansk, delle regioni di Kherson e di Zaporizhzhia è imperativo”.

Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio hanno anche avuto un colloquio telefonico durante il quale hanno sottolineato “l’importanza di consolidare i presupposti che stanno emergendo per avviare negoziati” sull’Ucraina, “con l’obiettivo di concordare su un percorso affidabile verso una pace sostenibile a lungo termine“. Il capo della diplomazia di Mosca ha poi voluto precisare il punto di vista russo: “Restiamo aperti ai negoziati. Ma la palla non è nel nostro campo. Finora Kiev non ha dimostrato la sua capacità di negoziare”. Nessun nuovo colloquio in programma, comunque, tra Putin e Trump, ha spiegato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, “ma se necessario si può raggiungere un accordo molto rapidamente”.

Nel frattempo però, stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, gli ingegneri militari russi stanno espandendo le basi militari a circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città russa di Petrozavodsk. In quell’area il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni. Il Cremlino, spiega il quotidiano finanziario americano, sta ampliando il reclutamento militare, rafforzando la produzione di armi e potenziando le linee ferroviarie nelle zone di confine.

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