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Il Cdm scioglie i Comuni di Caserta e Aprilia per condizionamenti della criminalità organizzata

La stessa misura, su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è stata presa anche per i comuni calabresi di Badolato e Casabona
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Il Consiglio dei ministri – su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – ha sciolto il Comune di Caserta per “accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento dell’azione amministrativa”. La stessa misura è stata presa anche per i comuni di Aprilia, nel Lazio, Badolato e Casabona in Calabria. Saranno a breve nominati i commissari prefettizi.

Caserta – Nel capoluogo di provincia campano, nell’agosto scorso, il Viminale aveva inviato una Commissione d’accesso per far luce su eventuali condizionamenti della camorra sull’ente guidato dal sindaco Pd Carlo Marino: due mesi prima, infatti, un terremoto politico-giudiziario si è abbattuto sul Comune di Caserta. L’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, relativa a un giro di appalti comunali assegnati secondo l’accusa in cambio di voti e tangenti, portò il 13 giugno scorso all’arresto dell’allora assessore comunale ai Lavori pubblici, Massimiliano Marzo, dei dirigenti Franco Biondi e Giovanni Natale, del dipendente comunale Giuseppe Porfidia e dell’imprenditore Gioacchino Rivetti, tutti poi rimessi in libertà. Tra gli indagati anche il vicesindaco di Caserta Emiliano Casale, accusato di voto di scambio. Tra i “portatori di voti” sarebbero emersi personaggi legati al clan Belforte di Marcianise, come l’imprenditore Gennaro Rondinone (figlio di Antonio, ritenuto contiguo ai Belforte) e alcuni esponenti della famiglia Capone.

Il sindaco: “Atto abnorme, impegneremo la decisione” – Immediata la reazione del sindaco Carlo Marino: “Lo scioglimento dell’Amministrazione Comunale di Caserta deciso oggi dal Consiglio dei Ministri è un atto di natura politica nonché un atto amministrativo abnorme“. “Faremo immediatamente una richiesta di accesso agli atti e, successivamente, impugneremo la decisione dinnanzi al Tar del Lazio, ricordando che si tratta di una procedura di carattere amministrativo”, ha aggiunto definendo lo scioglimento “un atto contro la città e i cittadini casertani tutti, istituzionalmente non rispettoso, che avviene con una tempistica particolare, che una città capoluogo non merita”, ha concluso Marino. Il sindaco non è coinvolto nell’ultima inchiesta ma è già sotto processo al tribunale di Santa Maria Capua Vetere insieme ad altri ex dirigenti e dipendenti comunali per un’altra vicenda del 2021 di appalti di rifiuti che sarebbero stati truccati, in cui è coinvolto un imprenditore ritenuto un colletto bianco della camorra.

Aprilia – Nel luglio del 2024, invece, una maxi operazione antimafia in provincia di Latina ha portato all’arresto di 25 persone: tra loro anche il sindaco del comune di Aprilia, Lanfranco Principi. Il primo cittadino, sessant’anni, esponente di lungo corso di Forza Italia ed eletto a maggio del 2023 con il sostegno del centrodestra (dopo una lunga permanenza in Consiglio comunale) è finito agli arresti domiciliari. Alcune delle persone sottoposte alle misure cautelari, disposte dal gip di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, erano accusate di far parte di un’associazione mafiosa radicata nella città pontina. In base a quanto ricostruito dalle indagini – avviate a marzo del 2018 – ad Aprilia e nei comuni vicini agiva infatti un’organizzazione che si avvaleva della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà per commettere più delitti, tra cui traffico di droga, reati contro la pubblica amministrazione, estorsione aggravata, rapina, lesioni e minacce, utili a imporsi sul territorio e ottenere il sostentamento di affiliati detenuti. È stata inoltre riscontrata l’attività di usura e di esercizio abusivo dell’attività finanziaria nei confronti di commercianti e imprenditori della cittadina per grosse somme di denaro e con l’imposizione di tassi usurari. Per altri indagati, invece, le accuse sono di scambio elettorale politico-mafioso e concorso esterno in associazione camorristica. La procuratrice aggiunta di Roma Ilaria Calò, responsabile della Dda, aveva spiegato in conferenza stampa che “l’associazione mafiosa controllava completamente il Comune di Aprilia e dal punto di vista economico-imprenditoriale e dal punto di vista amministrativo”. L’ex sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi, sarà a giudizio immediato il 10 giugno prossimo davanti al tribunale di Latina insieme ad altri 18 imputati.

Badolato – Altro Comune sciolto dal Cdm è il piccolo centro calabrese di Badolato, con meno di 3mila abitanti in provincia di Catanzaro. A fine gennaio, nell’ambito di una maxi-operazione dei Ros dei carabinieri che ha stroncato le cosche di ‘ndrangheta della zona Ionica, sono finiti ai domiciliari il sindaco Giuseppe Nicola Parretta, il vicesindaco Ernesto Maria Menniti (suo avversario in campagna elettorale nel 2021) e il presidente del Consiglio comunale, Maicol Paparo. Perretta eletto con una lista civica, ma gravitante nel centrosinistra, è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. L’inchiesta ha colpito cosche di ‘ndrangheta operanti sulla costa ionica catanzarese: in particolare, nel mirino di Ros è finito il boss Cosimo Damiano Gallace ritenuto promotore e vertice del “locale di Guardavalle”.

Casabona – Infine, sempre in Calabria, è stato sciolto per condizionamenti della criminalità organizzata anche il Comune – di poco più di 2mila abitanti – di Casabona, in provincia di Crotone. Nell’ottobre del 2024 è stato arrestato per scambio politico-mafioso il sindaco Francesco Seminario del Pd. Su richiesta della Dda di Catanzaro, il boss di Casabona, Carlo Mario Tallarico, e il sindaco sono finiti in carcere assieme ad altri sei indagati mentre il gip di Catanzaro ha disposto gli arresti domiciliari per Anselmo De Giacomo, il candidato consigliere poi nominato assessore comunale da Seminario. Per il procuratore reggente, Vincenzo Capomolla, e per i sostituti della Dda Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino, non vi erano dubbi sull’esistenza di “un autentico patto criminale attraverso il quale uno dei candidati alla carica di sindaco (Seminario appunto, ndr) ed altre figure al medesimo vicine si assicuravano l’impegno elettorale dei Tallarico e, in cambio, questi ultimi ottenevano la messa a loro disposizione da parte del sindaco così eletto per l’elargizione di una serie varia e nutrita di favori e benefici nei confronti della cosca tutta”.

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