Una ritorsione sotto forma di sanzioni finanziarie e restrizioni sui visti a chi ha partecipato alle indagini su cittadini statunitensi o alleati. Ora anche i funzionari della Corte penale internazionale finiscono nel mirino di Donald Trump: il presidente americano ha così deciso di punire con un ordine esecutivo l’organismo internazionale per avere emesso i mandati di arresto per il premier Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. La Camera dei Rappresentanti aveva già approvato il mese scorso un disegno di legge che sanziona la Cpi, ma i democratici del Senato ne avevano bloccato l’approvazione. Il presidente americano ha dunque accusato di aver preso di mira in modo improprio gli Stati Uniti e Israele, che non sono tra i firmatari dello Statuto di Roma, e dunque non l’hanno mai riconosciuta. Da ricordare che anche il predecessore di Trump, Joe Biden, aveva biasimato la decisione dell’Aja, e preso le difese del governo di Tel Aviv: “L’emissione di mandati di arresto da parte della Cpi contro i leader israeliani è scandalosa – aveva detto – Voglio essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c’è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”.

La Corte non ci sta: “Attacchi in serie” – Nulla comunque rispetto alla decisione del tycoon che ha provocato la reazione sdegnata dell’Onu, dell’Unione Europea e di ben 79 Paesi – ma non dell’Italia – che hanno firmato lo Statuto. E ovviamente della stessa Corte penale internazionale: “Prendiamo atto con profondo rammarico dell’emissione da parte degli Stati Uniti di un ordine esecutivo che cerca di imporre sanzioni ai funzionari della Cpi, di danneggiare l’indipendenza e l’imparzialità della Corte”, ha dichiarato la presidente della Cpi Tomoko Akane. “L’ordine esecutivo è solo l’ultimo di una serie di attacchi senza precedenti che mirano a minare la capacità della Corte di amministrare la giustizia in tutte le situazioni. Tali minacce e misure coercitive costituiscono gravi attacchi contro gli Stati parte della Corte, l’ordine internazionale basato sullo Stato di diritto e milioni di vittime”, ha aggiunto Akane.

Le reazioni dalla Commissione Ue all’Onu – Critiche e condanne arrivano anche dall’Unione europea: “La Cpi garantisce la responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo. Deve poter perseguire liberamente la lotta contro l’impunità globale. L’Europa sarà sempre a favore della giustizia e del rispetto del diritto internazionale”, ha scritto su X la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Biasimo anche da parte del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, secondo cui “sanzionare la Cpi minaccia l’indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso”. L’Onu ha inoltre chiesto agli Stati Uniti la revoca: “Deploriamo profondamente le sanzioni individuali annunciate ieri contro il personale della Corte e chiediamo che questa misura venga revocata”, ha dichiarato la portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani. Nel pomeriggio, ben 79 Paesi membri dell’Onu in una dichiarazione congiunta hanno affermato che le sanzioni degli Usa alla Cpi aumentano il rischio di “impunità”. Ha firmato mezza Unione Europea, compresi Germania e Francia, ma non l’Italia.

Il dibattito in Europa – Il mandato dei giudici dell’Aia è stato più volte dibattuto in questi mesi in Italia. Il vicepremier Antonio Tajani, già pochi giorni dopo la sentenza, aveva definito l’arresto “irrealizzabile, mentre a caldo il governo era andato in ordine sparso. Ma è stato lo stesso esecutivo israeliano a dichiarare di avere ricevuto rassicurazioni rispetto a Palazzo Chigi che il premier israeliano avrebbe goduto dell’immunità se fosse arrivato in Italia. E anche l’Europa non aveva reagito in maniera compatta: se da una parte Madrid e Londra avevano subito assicurato di rispettare la decisione della Corte, Berlino e Parigi si erano mantenute equidistanti rispetto alla delibera, dichiarando di esaminare “i passi da compiere”. Contro la Corte si era invece schierata l’Ungheria di Orban.

I mandati di arresto e il voto al Congresso – La mossa di Trump è una reazione a quanto successo lo scorso novembre, quando la Corte dell’Aja suscitò uno sdegno bipartisan a Washington per gli ordini d’arresto contro Netanyahu, il suo ex ministro della DifesaGallant e i leader di Hamas, tutti accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. Biden criticò la Cpi per aver messo sullo stesso piano Bibi e l’organizzazione terroristica che attaccò Israele il 7 ottobre 2023. Una tesi riecheggiata da Trump nel suo provvedimento, che accusa la Corte di aver creato “una vergognosa equivalenza morale”. La Camera Usa aveva approvato un disegno di legge per sanzionare la Cpi, ma la scorsa settimana i democratici del Senato l’avevano affondato costringendo Trump a ricorrere ai suoi poteri esecutivi. Lo aveva già fatto nel suo primo mandato, nel giugno del 2020, due mesi dopo che la Corte aveva avviato un’inchiesta per presunti crimini di guerra in Afghanistan dal 2003 col possibile coinvolgimento delle truppe Usa. All’epoca la Casa Bianca aveva spiegato la decisione del presidente come parte del suo impegno “per proteggere i militari americani e la sovranità nazionale”, accusando la Cpi di essere “manipolata” da nazioni avversarie ed evocando il sospetto di corruzione per la sua procura.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

TRUMP POWER

di Furio Colombo 12€ Acquista
Articolo Precedente

Incidente aereo a Seattle, boeing atterra e colpisce la coda di un altro velivolo: le immagini girate dai passeggeri

next
Articolo Successivo

In California la pressione finanziaria è sempre più forte: così regna l’ingiustizia sociale

next