Etichettare come ideologico il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che porta spesso al bavero della giacca la spilla di Alberto da Giussano è banale. Criticare le Nuove Indicazioni – annunciate dalle pagine dei suoi amici de Il Giornale – è fin troppo facile visto che nessuno conosce il documento elaborato (su indicazioni del ministro) dalla Commissione presieduta dalla pedagogista Loredana Perla. Ciò che stupisce e ciò di cui parlare, in premessa, è ben altro.

Uno. La revisione delle Indicazioni nazionali è stata affidata a una commissione composta da persone che non vivono ogni giorno il mondo della scuola. Con Perla infatti ci sono Francesco Emmanuele Magni, consulente del ministro; Laura Sara Agrati pedagogista dell’Università telematica Pegaso; Paolo Calidoni, ex professore a Parma, Giuseppe Cappuccio, ordinario di Pedagogia sperimentale a Palermo il suo collega Massimiliano Costa di Ca’ Foscari; Evelina Scaglia, associato di Pedagogia a Bergamo, Alessia Scarnisci, ordinario di Pedagogia dell’Universitas Mercatorum, Viviana Vinci dell’università di Foggia.

Molti di questi sono vicini a Giuseppe Bertagna, il ministro “ombra” di viale Trastevere, noto per essere stato consigliere della ministra Letizia Moratti e della sottosegretaria Valentina Aprea nelle riforme della scuola nei primi anni del 2000. A loro si devono aggiungere i membri di diciassette sotto commissioni dove spuntano anche alcuni docenti. Tra tutti qualche nome di spicco come il maestro Uto Ughi e Ernesto Galli della Loggia.

Due. Le attuali Indicazioni nazionali erano frutto di cinque anni di lavoro e l’ex ministro Francesco Profumo aveva definito un comitato con il compito di effettuare la “manutenzione” del documento, ovvero di aggiornarlo come è avvenuto nel 2018 quando con la ministra Fedeli si sono inseriti i temi della sostenibilità ambientale, della cittadinanza digitale e sociale. L’attuale commissione è arrivata alla stesura delle Nuove Indicazioni che il ministro intende rendere ufficiali il prossimo 31 marzo in otto mesi vista che la prima riunione è stata indetta il 9 luglio scorso.

Tre. Valditara ha spiegato a Il Giornale che la Commissione ha effettuato cento consultazioni. Tenuto conto che siamo al 16 gennaio e che la prima riunione è stata fatta al ministero a luglio, significa che agosto e week-end compresi, Perla & Company hanno effettuato due incontri al giorno. Sicuramente un gran lavoro di cui sarebbe bello leggere i verbali e sapere nomi e cognomi di questi cento.

Quattro. Fa specie che il ministro per annunciare una cosa così importante come le Nuove Indicazioni non faccia una conferenza stampa, rendendo pubblico il documento realizzato dalla Commissione ma scelga di dare in pasto all’opinione pubblica una questione come questa a mo’ di slogan da campagna elettorale. Sarebbe bello – ma forse chiediamo la luna – avere la bozza delle Nuove Indicazioni sul sito del ministero creando una forma di partecipazione dal “basso” al processo decisionale. Ben sappiamo che alla fine decide chi comanda (l’abbiamo già visto con Giannini e Renzi) ma almeno illuderci sarebbe già qualcosa.

Quanto ai contenuti (per quanto ci è dato di sapere) la mossa di Valditara non la trovo per nulla un salto al passato e mi sembra pretestuosa la critica al ministro perché propone di conoscere la Bibbia, di fare storia dell’arte e della musica fin dalla prima infanzia o epica. Nulla di scandaloso nemmeno dire che va “privilegiato lo studio dell’Italia e dell’Europa”.
Scrive Corrado Augias sulla Bibbia: “Di queste migliaia di pagine esistono letture diverse all’interno dell’ebraismo, per i cristiani, per i non credenti che però non possono non riconoscere in questa straordinaria raccolta “Il Grande Codice” come l’ha definita il critico letterario canadese Northrop Frye”. E’ da ignoranti pensare che la Bibbia non debba essere conosciuta di là dell’ora di religione cattolica.

Così come è assurdo che si insegnino i Greci senza parlare di Omero o che vi siano ragazzi che escono dalla primaria senza sapere chi siano Antonio Vivaldi, Giacomo Puccini, Michelangelo Buonarroti, Antonio Ligabue o Lucio Fontana. Allo stesso tempo pur riconoscendo l’importanza di studiare la storia delle civiltà Orientali e Latine non possiamo avere bambini che non sanno il significato dell’emblema della nostra Repubblica e tanto meno conoscono Altiero Spinelli.

Quanto al latino (pur condividendo il fatto che un’ora la settimana per due anni forse non ha senso) non mi è chiaro perché se parla dell’importanza delle lingue antiche la scrittrice Andrea Marcolongo va bene e se lo fa Valditara non va per nulla bene.

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