A caccia di corsi abilitanti. Migliaia di docenti vincitori di concorso Pnrr, sprovvisti di abilitazione, sono stati assunti dalle graduatorie di merito, hanno firmato un contratto a tempo determinato fino al 31 agosto ma devono svolgere percorsi abilitanti a loro spese. Solo dopo l’ottenimento dell’abilitazione potranno firmare il contratto a tempo indeterminato e potranno svolgere il consueto anno di prova e formazione. Il problema è che di questi corsi si sa poco e nulla e che molti precari non hanno ancora in tasca nemmeno un centesimo della famosa Card docente con la quale magari acquistare dei libri utili. Secondo quanto stabilisce la nota ministeriale numero 9171 del 14 maggio 2023, recante “Indicazioni operative sulle procedure di attivazione dei percorsi di formazione insegnanti anno 2023/2024 e 2024/2025”, i percorsi abilitanti dovrebbero essere attivati in questi mesi ma a causa dei vistosi ritardi che hanno interessato l’attivazione del primo ciclo di corsi (riguardante l’anno 2023/24) finora non si sono visti.

Una storia su tante vale per rendere l’idea dell’odissea che stanno attraversando molti docenti. A raccontarla è la professoressa Francesca Coltraro, 36 anni di Livorno, laureata in lingue e lettere con il sogno di lavorare in ambito editoriale ma finita nella scuola dopo un’esperienza in Spagna. “Quattro anni fa sono tornata – narra Francesca – per stare vicino alla mia famiglia. Non li volevo abbandonare ma qui sembra il Medioevo. Dal 2020 al 2023 ho svolto supplenze temporanee, ho insegnato in una scuola salesiana; sono stata chiamata dalle famose Gps, graduatorie provinciali dei supplenti. Nel frattempo mi sono preparata per il concorso ma nonostante abbia ottenuto un punteggio di 194/200 ora dovrò, come tutti, fare questi corsi abilitanti. Ho un contratto a tempo determinato fino al 31 agosto in attesa di avere i 60 crediti necessari. Il tutto dovrà essere pagato ancora una volta da me. Dopo una laurea, dopo un concorso, mentre sto già insegnando mi vien chiesto di sborsare ancora soldi e in più non si sa quando verranno fatti”.

Francesca si ritiene tra l’altro fortunata perché almeno lei ha vinto il concorso. I cosiddetti idonei nemmeno sono inseriti nella graduatoria di merito e non faranno alcun corso abilitante. Oltre al danno la beffa: “Ho scoperto che dei 500 euro della carta docente mi hanno tolto il credito dell’anno scorso che avevo conservato per pagare parte dell’abilitazione: tutti mi avevano assicurato che avrebbe avuto durata biennale e adesso non ho nemmeno cinquecento euro come supporto per l’abilitazione che devo pagarmi. Non riesco a piegarmi e stare zitta, non mi sembra giusto”.

A spiegare ulteriormente la situazione è il segretario della Uil Scuola Giuseppe D’Aprile: “In seguito alle numerose sentenze favorevoli, per i docenti precari in servizio al 31 agosto, ai quali i giudici hanno riconosciuto il diritto di beneficiare della carta docente, il Governo ha stanziato i fondi necessari per finanziare solo l’anno scolastico 2023/24. Oggi lo stesso problema si pone per i docenti precari con contratto al 31 agosto attualmente in servizio per l’anno scolastico in corso per i quali la manovra finanziaria ne ha previsto il mantenimento come da noi rivendicato attraverso a un finanziamento apposito. L’importo eventualmente sarà disponibile dopo l’approvazione della legge di bilancio. Dal testo della manovra, però, non si evince la cifra. Riteniamo che la misura debba essere estesa anche al personale in servizio fino al 30 giugno, al personale Ata di ruolo e non ed educatori compresi”. Dura Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil: “Si tratta di un ulteriore elemento di discriminazione del personale con contratto a termine, in totale spregio dell’intervento dell’Unione Europea che proprio per questa ragione ha deferito il governo italiano alla Corte di giustizia europea. Abbiamo denunciato in tutte le sedi il venir meno di un diritto indiscutibile, senza ricevere alcuna rassicurazione da parte del ministro Valditara”. Non è da meno anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, che a IlFattoQuotidiano.it sottolinea come il suo sindacato “abbia chiesto all’epoca di semplificare le procedure di immissioni in ruolo che ora prevedono la frequenza di un corso abilitante dopo il superamento del concorso Pnrr, quando in passato il superamento della procedura concorsuale abilitava alla professione”.

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Docente assunta a tempo indeterminato con il concorso Pnrr e lasciata a casa dopo due mesi: “Errore nella graduatoria” – Il caso

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