“Quando non sarò più ministro farò il libro, magari lo pubblicherete voi, e farò l’elenco delle mogli e delle figlie”, che sono nei Servizi? Questa affermazione, per lo più derubricata a “battuta”, del ministro Crosetto ospite della festa de Il Fatto Quotidiano alla Casa del Jazz a Roma, induce alla domanda ed esige una risposta. Alla “battuta” si arriva sul finale di uno scambio tra il ministro e il direttore Peter Gomez [qui l’intervista integrale, ndr] relativo alla vicenda Striano-Laudati, presunti dossieraggi costruiti da servitori infedeli dello Stato, compresi (da quel che ora si apprende anche dal materiale messo a disposizione dalla Procura di Perugia medesima) agenti dei Servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica ovvero i “servizi segreti”, a beneficio di giornalisti e dio solo sa di chi altri (potenze straniere comprese).
L’inchiesta come noto è partita da un esposto del ministro Crosetto alla Procura di Roma, che poi ha passato tutto a quella di Perugia, visto che le indagini interessavano un magistrato in servizio nella Capitale.
Ma lasciamo per una volta l’inchiesta sullo sfondo, uno “sfondo” sul quale si agitano altre vicende dai profili incerti come il presunto “complotto” contro la sorella della Presidente del Consiglio o lo scandalo rosso-pompeiano Boccia-Sangiuliano e concentriamoci sulla frase del ministro.
Intanto, fino alla riforma del 2007, il Ministero della Difesa controllava direttamente il Servizio segreto militare (SISMI), “papà” dell’AISE e cioè dell’attuale Agenzia di informazioni per la sicurezza esterna, che oggi invece risponde direttamente alla Presidenza del Consiglio, insieme all’AISI, nella persona del Sotto segretario Alfredo Mantovano, autorità delegata. L’attuale ministro della Difesa con una “battuta” inocula il sospetto che il Servizio pulluli di mogli e figlie di politici o affini, lasciando intendere che non siano lì per comprovata competenza, ma proprio perché “mogli” e “figlie” di… Ora, al di là del non trascurabile sapore maschilista della frase del ministro (nessun “marito” nessun “figlio”, soltanto donne in cerca di una qualche sistemazione nelle sue parole), questa “battuta” suscita alcune domande molto serie.
I Servizi segreti italiani ovvero una delle Istituzioni più importanti e potenti per la sicurezza di noi tutti sarebbero in realtà un “parcheggio abusivo” a cui si accede non per concorso ma per affiliazione, parentele, clientele? Che dimensioni avrebbe questo “parcheggio” e quanto peserebbe, oltre che economicamente, funzionalmente sulla capacità effettiva dei Servizi di fare il proprio dovere? Gli italiani potranno dormire sonni tranquilli pensando che a controllare la linea dell’orizzonte non stiano implacabili 007, ma annoiati, rectius “annoiate” impiegate che magari passano il tempo a piluccare informazioni riservate sulle banche dati giusto per ammazzare il tempo?
Ora, se la gravità della vicenda Striano ha suggerito ai vertici della magistratura antimafia e al capo della Procura di Perugia di riferire in audizione segretata (almeno quella!) al Copasir, cioè al Comitato parlamentare che vigila sui Servizi di informazione, in relazione ai pericoli potenzialmente corsi dalla Repubblica a causa di quelle indagate condotte, non sarebbe il caso che lo stesso Copasir sentisse il ministro Crosetto su queste inquietanti parole?
Di certo non è sopportabile che il governo da un lato proceda per allusioni destabilizzanti (i “complotti”) e dall’altro marci risoluto ad imbavagliare il giornalismo che cerca faticosamente, anche attraverso il rapporto con la magistratura, di informare la cittadinanza su quel che accade e a depotenziare in ogni modo la stessa azione penale nei confronti dei così detti “colletti bianchi” (dalla separazione delle carriere, alla riforma della custodia cautelare è tutto lo stesso film).
Ed infine, siamo sicuri che su una questione come quella evocata dal ministro Crosetto sia giusto attendere la pubblicazione dell’ennesimo libro-scoop sulle magagne del potere, dato alle stampe un minuto dopo che Crosetto non sarà più ministro e non sia invece meglio esigere che il ministro riferisca al Parlamento? Ed intendiamoci: non sarebbe meno grave scoprire che si è trattato davvero e soltanto di una “battuta” totalmente infondata, visto che in gioco c’è la credibilità degli apparati di sicurezza dello Stato. Per questo credo che non ci sia bisogno di un caso letterario, ma di una interrogazione parlamentare, che non guardi in faccia a nessuno.
Anche così si ricostruisce la fiducia tra cittadini ed Istituzioni democratiche. Anche così si salda il patto nuovo con tutti coloro che non vanno più a votare. Perché i voti si contano, ma si annusano pure.