Venti milioni di euro per rimettere in sesto nell’immediato le scuole distrutte dall’alluvione, ma non solo. In Emilia Romagna gli studenti che non hanno raggiunto la soglia minima dei duecento giorni di scuola per essere ammessi all’anno successivo o all’esame di Stato, saranno comunque promossi. Lo prevede una nota del ministero del 2012 ma ieri la questione è stata ribadita dal ministro dell’Istruzione e dal direttore dell’ufficio scolastico regionale Stefano Versari che ha diramato una circolare a tutte le scuole.

Anche sulla maturità e l’esame di terza media la premier Giorgia Meloni ha garantito “flessibilità”. Ancora non è chiaro se ci sarà solo un esame orale con commissioni solo interne come ipotizzato in queste ore; fonti ministeriali fanno sapere che si “stanno valutando tutte le opzioni possibili”. Nel 2012, proprio con il terremoto in Emilia Romagna, la maturità svolta solo con il colloquio orale.

Intanto l’Usr è in grado di dare una prima ricognizione dei danni causati dall’acqua. Le situazioni scolastiche di emergenza o maggiore criticità segnalate si concentrano nel forlivese, cesenate, faentino, lughese, ravennate e sull’area orientale e meridionale (collinare e montana) del territorio metropolitano bolognese.

Secondo il report presentato da Versari al giorno 19 maggio c’erano 105 plessi statali interessati dagli effetti dell’alluvione; 49 scuole statali che hanno segnalato criticità per la ripresa dell’attività didattica; 58 istituzioni scolastiche che hanno problemi per la viabilità e i trasporti e 44 strutture che sono state destinate agli sfollati.

Il numero uno dell’ufficio scolastico regionale nella sua nota invita a darsi da fare per trovare luoghi alternativi alle aule per tornare al più presto a fare scuola: “La situazione attuale è dunque più logicamente riconducibile all’esperienza del terremoto. Del “gomito a gomito” abbiamo bisogno. Prima di tutto e se possibile. La necessità di socializzazione degli allievi motiva ogni sforzo perché il servizio educativo di istruzione e formazione continui in presenza, con il concorso della comunità di riferimento, anche in luoghi altri rispetto agli edifici scolastici o all’aperto”.

Nessuno pensa per ora ha una didattica a distanza generalizzata: “Come condiviso con l’assessore regionale alla scuola Paola Salomoni, non appare opportuno in questa fase ricorrere a forme generalizzate di didattica digitale integrata o a distanza. È invece necessario, in presenza di specifiche e motivate situazioni (ad esempio, per gli studenti impossibilitati a recarsi a scuola per interruzione della viabilità) attivare risposte personalizzate e flessibili, anche con l’utilizzo di strumenti e risorse digitali”, specifica Versari.

Un’attenzione particolare è poi rivolta ai più fragili: “Nell’affronto di questi problemi – sottolinea il direttore – occorre che ogni scuola individui le modalità per raggiungere bambini e ragazzi con disabilità in primo luogo. Per questi, la perdita dell’orizzonte quotidiano può essere ancora più drammatica che per gli altri. È preminente rilevare quanti abbiano perso casa o anche solo materiali e strumenti per studiare, sostenerli e mantenerli in contatto con i compagni”.

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