“Non sono solito giudicare dalle etichette ma dai fatti. Aspetto quelli. Viste le sue frequentazioni e i rapporti con Luigi Ciavardini, però, le prospettive non sono delle migliori”. A dirlo, subito dopo l’elezione di Chiara Colosimo (FdI) alla presidenza della Commissione bicamerale antimafia, è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e fondatore del movimento Agende rosse. La sua è la prima firma sulla lettera-appello al Fatto con cui dieci familiari di vittime delle stragi si erano espressi contro la scelta di Colosimo, a causa dei suoi rapporti – raccontati da Report – con Luigi Ciavardini, ex estremista nero dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari), condannato a in via definitiva a trent’anni per la strage di Bologna, a 13 per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e a dieci per quello del giudice Mario Amato. “Non è la migliore prospettiva di imparzialità, si troverà a indagare anche sui contatti tra eversione nera e mafia e le partecipazioni alle stragi di elementi dell’eversione nera. Ribadisco, non è la migliore prospettiva e il fatto che la scelta, già nell’aria, avvenga in questa giornata (l’anniversario della strage di Capaci, ndr) non è un segno positivo“, dice all’AdnKronos il fratello del giudice ucciso nel 1992.

Nella Commissione antimafia “ci sono persone, penso a Roberto Scarpinato (ex magistrato e senatore del M5s, ndr), che se elette per quel ruolo sarebbero state – loro sì – una garanzia. Purtroppo vige la regola della spartizione tra maggioranza e le opposizioni. Speriamo che la Commissione riesca a fare il proprio lavoro e che Colosimo non si lasci condizionare dalle sue frequentazioni. Ribadisco: sono abituato a giudicare dai fatti e non mi resta che aspettare quelli”, chiosa. E alla domanda se sia offeso dal fatto che l’appello non sia stato ascoltato, risponde: “Di cose del genere ne accadono tante, spesso le cose che diciamo non vengano ascoltate, talvolta vengono persino oscurate. Per quanto mi riguarda per me è stato un colpo più duro la sentenza della Cassazione sulla trattativa Stato-mafia, sentire che lo Stato assolve, per non aver commesso il fatto, chi non nega che la trattativa sia esistita ma la legittima, e dice che non è un reato per funzionari dello Stato trattare con la mafia. Questo è sicuramente un colpo più duro”.

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