Per la prima volta il presidente della commissione Antimafia è un politico sgradito ai familiari delle vittime delle stragi che hanno insanguinato l’Italia. Un record quello collezionato dal centrodestra, che ha votato per Chiara Colosimo come nuovo numero uno di Palazzo San Macuto. La deputata di Fdi, vicinissima a Giorgia Meloni, è stata eletta con 29 voti, quelli della maggioranza che registrava una assenza nelle sue fila. Quattro voti, invece sono andati a Dafne Musolino, senatrice indagata eletta dal partito di Cateno De Luca, che ha preso probabilmente i voti del sedicente Terzo polo. Assenti gli altri 16 parlamentari, esponenti di Pd, M5s e Alleanza Verdi Sinistra. Dopo sette mesi d’impasse, dunque, la maggioranza ha deciso di far insediare la nuova commissione in un giorno evocativo, quello del trentunesimo anniversario della strage di Capaci. La prima riunione dell’organo parlamentare, però, è diventata un caso: come avevano annunciato, infatti, i parlamentari delle opposizioni hanno infatti abbandonato l’aula per protesta. Non il migliore degli esordi per una commissione importante come quella Antimafia. Soprattuto nel giorno di Giovanni Falcone. Ma andiamo con ordine.

Il caso Ciavardini – Il Pd, i 5 stelle e l’Alleanza Verdi sinistra hanno accusato il centrodestra di aver ignorato i timori dei familiari delle vittime delle stragi. Sulla candidatura di Colosimo, infatti, erano arrivate perplessità legate alla scarsa esperienza in materia di lotta alla mafia dell’ex consigliera in Regione Lazio. Due settimane fa, però, la trasmissione Report ha parlato della vicinanza tra Colosimo a Luigi Ciavardini , l’ex estremista nero dei Nar, condannato a 30 anni per la strage di Bologna, a 13 per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e a dieci per quello del giudice Mario Amato. Una vicinanza certificata da una fotografia, ma ridimensionata da ambienti di Fdi: Colosimo, infatti, ha 37 anni e dunque è troppo giovane per aver conosciuto Ciavardini ai tempi dei Nar. La deputata ha avuto modo di partecipare ad alcune iniziative del Gruppo Idea, un’associazione in prima linea nel mondo delle carceri che è guidata da Germana De Angelis, moglie di Ciavardini e sorella di Marcello, capo della comunicazione del nuovo governatore del Lazio, Francesco Rocca. Queste giustificazioni, però, sono filtrate soltanto da ambienti di Fdi mentre Colosimo non ha chiarito pubblicamente i suoi rapporti con Ciavardini. Lo ha fatto solo a elezione avvenuta spiegando di non aver amicizie con l’ex Nar:” Conosco Ciavardini – ha detto – esattamente come lo conoscono moltissimi altri eletti di altre appartenenze politiche, poiché lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti nel momento in cui hanno scontato le loro pene”. Poi ha invitato in commissione i familiari delle vittime delle stragi.

La lettera dei familiari delle vittime – Era proprio la questione Ciavardini che hanno provocato la presa di posizione dei familiari delle vittime delle stragi. In una lettera al Fatto Quotidiano si erano detti “sbigottiti e increduli. “Grazie a Report sono ormai pubblici i rapporti tra la suddetta deputata di Fratelli d’Italia e il terrorista dell’eversione di destra Luigi Ciavardini. Ciavardini, esponente – assieme ad altri criminali come Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro – del gruppo eversivo neofascista dei Nar, è stato condannato definitivamente per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato (che aveva preso in mano le indagini del collega Vittorio Occorsio, assassinato dal terrorista neofascista Pierluigi Concutelli, sui legami tra destra eversiva, P2 e apparati dello Stato) e ovviamente per la strage della stazione di Bologna, dove morirono 85 persone. Inoltre, sempre grazie a Report sono emersi i legami tra Ciavardini, Fioravanti e Mambro e alcune associazioni che, da anni, stanno chiedendo a gran voce l’abolizione del 41-bis e dell’ergastolo ostativo per i reati di mafia e terrorismo”, si legge nella missiva firmata da Salvatore Borsellino (fratello di Paolo), Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna), Manlio Milani (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Brescia), Federico Sinicato (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Piazza Fontana), Stefano Mormile (fratello dell’educatore carcerario Umberto Mormile), Nunzia Agostino (sorella del poliziotto Nino Agostino), Paola Caccia (figlia del magistrato Bruno Caccia), Pasquale Campagna (fratello di Graziella Campagna), Giovanni Impastato (fratello di Peppino Impastato) e Angela Gentile Manca (madre del medico Attilio Manca).

Il caso in Parlamento – Insomma, la presa di posizione dei familiari delle vittime delle stragi era netta. Ecco perché il Pd, i 5 stelle e l’Alleanza Verdi Sinistra chiedevano a Fdi di ripensarci. “Riteniamo che vadano ascoltate le preoccupazioni delle associazioni delle vittime della mafia e del terrorismo e di Salvatore Borsellino: sono loro che interpretano al meglio i valori della Giustizia presenti nella nostra società. Per il M5S è dunque irrinunciabile che per la presidenza venga indicata una figura che interpreti lo spirito della legge con cui abbiamo istituito la nuova Commissione”, dicevano i 5 stelle poco prima di entrare a Palazzo San Macuto. “La maggioranza avrebbe dovuto farsi carico delle preoccupazioni dei familiari delle vittime delle stragi su Colosimo alla presidenza della commissione Antimafia e avanzare una proposta diversa”, chiedevano pure gli asponenti di Avs. Andrea Orlando, deputato del Pd, aveva invece confidato di provare “un senso di sgomento e rammarico. Non cogliere l’esigenza di un approccio unitario ad un passaggio così forte dal punto di vista simbolico è un grave errore. Se la maggioranza andrà avanti senza nè ascoltare nè interloquire con chi ha sollevato obiezioni produrrà un danno grave alla commissione, un’istituzione che ha svolto un ruolo importante nella lotta al fenomeno mafioso. E lo farà in un giorno come questo. Una celebrazione al contrario”.

Impresentabili in Antimafia – Richieste cadute nel vuoto quelle dell’opposzione, visto che alla fine comunque la maggioranza ha tirato dritto. Le opposizioni sono poi tornate in aula per eleggere i vicepresidenti e i segretari. Per la prima carica sono stati scelti Mauro D’Attis di Forza Italia con 29 voti e Federico Cafiero De Raho dei 5 stelle con 13 preferenze. Come segretari, invece, sono stati eletti Antonio Iannone di Fdi e Anthony Barbagallo del Pd. I candidati per la vicepresidenza sono Mauro D’Attis di Forza Italia Federico Cafiero De Raho del M5S, per i segretari Antonio Iannone di Fdi e Anthony Barbagallo del Pd. Ma l’elezione con polemica di Colosimo non è l’unico motivo per cui si fa segnalare l’insediamento della nuova commissione. Dopo sette mesi di impasse totale, infatti, i partiti hanno incredibilmente deciso di nominare a Palazzo San Macuto anche parlamentari indagati o imputati. In un caso anche politici che nel recente passato erano stati dichiarati candidati “impresentabili” dalla stessa commissione. È il caso di Francesco Silvestro, detto “il principe della notte” per l’azienda di materassi della famiglia, portato al Senato da Forza Italia nel nel collegio Campania 1 (Napoli-Giugliano). Alle regionali del 2020 Silvestro venne incluso nell’elenco dei candidati impresentabili stilato dall’Antimafia perché imputato insieme all’ex sindaco di Arzano, Giuseppe Fuschino, di tentata concussione a un imprenditore titolare dell’appalto comunale dei rifiuti, vittima – secondo l’accusa – di un presunto boicottaggio per ottenerne una sponsorizzazione a una squadra di pallavolo e qualche assunzione pilotata. All’epoca Silvestro era presidente del consiglio comunale: un paio di anni dopo quella amministrazione fu sciolta per infiltrazioni della Camorra. I fatti risalgono al 2013 ma il processo, intralciato dai numerosi cambi di collegio, è ancora in corso. La difesa di Silvestro ha fatto sapere al Fatto che il presunto concusso, sentito in aula, ha negato di aver subito pressioni, e che l’istruttoria dibattimentale nei suoi confronti, di fatto, si sarebbe conclusa. Silvestro in Antimafia sarà collega di Giuseppe Castiglione, ex sottosegretario all’Agricoltura di Matteo Renzi, eletto alla Camera con Carlo Calenda, imputato dal marzo del 2017 per corruzione: è accusato di aver promesso assunzioni al Centro per richiedenti asilo di Mineo in cambio di voti. È sotto processo anche Anastasio Carrà, deputato della Lega e sindaco di Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania: è accusato di delitto colposo contro la salute pubblica nel suo comune alle pendici dell’Etna.Sotto inchiesta per reati ambientali è pure la senatrice Musolino, ex assessora di Cateno De Luca a Messina, finita indagaata per la mancata bonifica dell’ex discarica di Portella Arena.

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Colosimo all’Antimafia, Borsellino: “Aspetto i fatti, ma prospettive non sono delle migliori”

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