Malissimo ovunque con risultati che, a stento, vanno oltre il 2 per cento. Anche in questa tornata le elezioni amministrative, da sempre tasto dolente, segnano per il Movimento 5 stelle una scarsa presa sui territori. E a testimoniare la difficoltà è il silenzio quasi totale della classe dirigente che, per il momento, sta lontano dall’analisi del voto: tace Giuseppe Conte e tacciono i membri del Consiglio nazionale. Uno dei pochi a prendere la parola è stato l’ex presidente della Camera Roberto Fico: nell’imbarazzo generale ha cercato di ribadire che c’è un percorso in atto e che, anche la batosta, può essere solo una fase. “Il Movimento sta facendo dei preziosi passi avanti nel radicamento sui territori“, ha detto. “Siamo appena all’inizio di un percorso lungo di cui abbiamo visto solo le prime tappe“. Che sia un passaggio o meno, resta il fatto che l’ultima tornata è stata una delle peggiori di sempre. Un calo che, inevitabilmente, avrà effetti anche sullo schema futuro di alleanza con i dem: se anche dovesse o potesse esserci un riavvicinamento (al momento comunque difficile), a livello locale il Movimento non sembra avere particolare peso. Almeno non nella corsa per le amministrative: è bloccato sotto il 2 per cento al Nord, al Sud va sopra il 5 solo Brindisi e Terni (e guardando i centri minori a Ostuni). Se è una tappa, come sostiene Fico, è molto difficoltosa.

Dove il M5s supera il 5% – A Brindisi è dove l’ex premier Conte è stato più presente, prima e durante la campagna elettorale, ma nonostante ciò il Movimento non va oltre la soglia del 5 per cento: qui il candidato M5s Roberto Fusco, sostenuto anche dal centrosinistra, è andato al ballottaggio. Ma è dieci punti dietro l’avversario di centrodestra. E soprattutto, la lista del Movimento ha preso il 5,09%. Un risultato molto deludente se lo si confronta con quanto i 5 stelle avevano ottenuto alle scorse elezioni politiche del 2018: qui presero più del 17 per cento e anche se le due competizioni sono di difficile confronto, il crollo è evidente. Intanto il Pd, a Brindisi, ha preso il 13,9%. L’altro centro dove il Movimento è riuscito ad andare oltre il 5 per cento è Terni. Qui il ballottaggio sarà tra due candidati di area di centrodestra e la coalizione giallorossa non è riuscita a trovare un accordo. È fuori dal secondo turno il candidato dem, ma anche quello dei 5 stelle Claudio Fiorelli che si è fermato all’11 per cento. A colpire però, è il confronto con il passato: qui nella passata tornata il M5s andò addirittura al ballottaggio con il 25% dei voti. Domenica scorsa, la lista ha preso solo il 6,53% delle preferenze. E pensare che, alle scorse politiche, Conte e i suoi avevano preso il 24,43 per cento dei consensi.

I 5 stelle sono stati sopra il 5 per cento anche a Ostuni: però qui il candidato giallorosso ha vinto al primo turno con il 63 per cento dei voti (e i dem all’11%). Per i grillini, quello è comunque un buon risultato nello sconforto complessivo. Un po’ come a Campi Bisenzio (Firenze), dove il candidato di centrosinistra e 5 stelle va al ballottaggio da favorito e la lista M5s supera il 4 per cento. Cifre però che non bastano per calmare gli animi dentro il Movimento e che preoccupano tutti i leader.

Da Brescia ad Ancona: malissimo al Nord. Ma non solo – Oltre a Brindisi e Terni, per il Movimento 5 stelle il quadro si conferma drammatico. Ad Ancona, il M5s si ferma al 3,7%. Un confronto durissimo con le scorse consultazioni: 15 per cento alle scorse Politiche, 16,5% alle Comunali di cinque anni fa. E ora che il centrosinistra insegue la destra, al secondo turno si porrà il problema di capire chi gli elettori 5 stelle (o quello che ne è rimasto) intendono sostenere. Le cose non sono andate meglio a Brescia: qui i grillini hanno fatto peggio del risultato già deludente delle scorse elezioni comunali, prendendo solo l’1,4 per cento dei consensi contro il 5,6 per cento del 2018. Un piccolo exploit c’era stato alle politiche con il 7,1 per cento dei consensi. Ma dal 2018 a oggi, il margine sembra essersi completamente dissolto. Il Nord resta la terra più difficile di tutte: a Vicenza, dove il centrosinistra strappa il ballottaggio, il M5s si ferma all’1,73 dei consensi (1,69% per il candidato sindaco).

Le cose non vanno meglio nelle altre città. A Siena, la candidata dei 5 stelle Elena Boldrini ottiene l’1,49 per cento dei consensi. Mentre la lista fa l’1,55. Un risultato che, quasi, neanche permette di essere determinanti nella sfida per il ballottaggio. A Pisa, la coalizione giallorossa ha puntato sullo stesso candidato (Paolo Martinelli) che ora sfiderà al ballottaggio l’avversario del centrodestra. Ma anche qui il peso dei 5 stelle è minimo: 3,04 per cento delle preferenze, ovvero 1146 voti. Mentre cinque anni fa erano arrivati quasi al 10 per cento. Restando in Toscana: a Massa i 5 stelle fanno solo il 2,71 per cento (alle scorse tornate amministrative avevano sfiorato il 14 per cento).

Percentuali bassissime anche nel Lazio. A Latina, dove sostenevano l’uscente Damiano Coletta insieme al centrosinistra, hanno preso il 3,23 per cento dei consensi. Ma anche dove il candidato giallorosso vince, come a Teramo, con il candidato Gianguido Dalberto, i 5 stelle non riescono a distinguersi e si fermano al 2,28% dei voti (circa 600 preferenze). Un crollo vertiginoso se si pensa che, solo cinque anni fa, superarono il 13 per cento. La lista 5 stelle fa flop anche in Liguria e in particolare a Imperia, dove è stato riconfermato sindaco Claudio Scajola. Il candidato M5s Stefano Semeria ha preso l’1,42 per cento dei consensi. La sua lista l’1,26. Cifre che, se non fossero relative a una delle principali forze d’opposizione in Parlamento, neanche verrebbero citate nei bollettini post elezioni. E che invece suonano come una disfatta.

Le difficoltà sui territori. E Conte cerca di rilanciare con una manifestazione per il reddito – A preoccupare nel M5s ora è la scarsa organizzazione sui territori. Un problema che torna fuori periodicamente, ogni volta che si commenta il voto dopo le amministrative. E sul quale Giuseppe Conte ha già promesso, a più riprese, che sarebbe intervenuto. Ma al momento la situazione non sembra migliorare. Non solo Fico, rimasto tra i principali referenti del Movimento, ha cercato di ridimensionare la sconfitta. Anche il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri si è associato: “Dobbiamo aspettare il verdetto”, ha dichiarato a Isoradio. “Il M5s è al ballottaggio in molti comuni e grandi città come Brindisi. Il M5s ha sempre avuto difficoltà storiche sul territorio. Ma abbiamo avviato con Conte un progetto per un maggiore radicamento sul territorio”. Tutto vero. Però, a questo punto, di riorganizzazione territoriali cominciano a essercene state tante. L’ultima l’ha fatta proprio Conte e risale a febbraio scorso quando, dopo il risultato delle Regionali, l’ex premier e presidente del Movimento annunciò la lista dei nuovo coordinatori locali: 20 a livello regionale e 100 nei vari capoluoghi di provincia o centri più grandi.

Intanto Giuseppe Conte ha scelto di non parlare di Comunali, ma di rilanciare preparano la sua partecipazione alla manifestazione contro l’abolizione del reddito di cittadinanza. In mattinata, nella sede proprio del Movimento, il leader 5 stelle ha incontrato una delegazione dei promotori della manifestazione “Ci vuole un reddito“. “L’incontro di oggi è stato un ulteriore passo nel dialogo con quelle realtà che si battono per i diritti di tutte e tutti, nella comune intenzione di saldare le nostre forze in un fronte di opposizione politica e sociale al governo Meloni”, ha detto alla fine dell’incontro. E ha confermato che il M5s “sarà in piazza il 27 maggio con lavoratrici e lavoratori, percettori di reddito di cittadinanza e studenti“. Per il momento, neanche una parola sul risultato del voto. In attesa della prossima riorganizzazione.

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