Dopo oltre un anno dall’invasione della Russia in Ucraina l’unica strategia è rimasta quella delle armi. Non voler prendere atto della necessità di cambiare strada rischia di prolungare e far precipitare il conflitto”. A rivendicarlo è Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, a margine di un seminario sulla pace promosso a Roma dai gruppi parlamentari dell’Alleanza Verdi Sinistra, al quale hanno partecipato, tra gli altri, il prof. Emiliano Brancaccio, l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, Ida Dominjianni, Nichi Vendola. E pure Michele Santoro, negli scorsi giorni promotore della ‘Staffetta dell’Umanità per la pace‘, quasi oscurata dai media. “La parola pace dovrebbe essere una parola neutra, ma invece sta assumendo un significato rivoluzionario. La reazione del sistema informativo è stata quella di avvolgere le nostre iniziative nel silenzio”, ha replicato il giornalista. Tagliando corto su alcune polemiche sollevate all’interno dello stesso fronte pacifista: “Mi dicono che sono ‘capobanda’? Non mi interessa, le critiche per la mancanza di uno sbocco politico sono state demenziali”.
Al contrario, Santoro ha ricordato come in occasione della ‘Staffetta’ si sia “creata una sinergia tra M5s, Sinistra italiana, Rifondazione comunista e altre forze. Ora vedremo se si passerà a un’unità d’azione seria sulla pace“.
Chi ha sempre votato contro in Aula in occasione dei diversi decreti Armi resta invece Sinistra italiana. Stessa posizione sulla quale si è da tempo schierato lo stesso Movimento 5 Stelle. E il Pd? Nessuna discontinuità, al di là del cambio di segreteria, con l’elezione di Elly Schlein: “Mi auguro che i dem prendano atto che la strada delle armi non può essere l’unica”, precisa Fratoianni. Mentre Nichi Vendola, già fondatore di Sel, aggiunge: “Credo che non sia soltanto un problema del Pd, ma di tutte le forze del socialismo europeo, con leadership mediocri, totalmente subalterne rispetto a scelte che stanno causando il loro declino”.
E non mancano le polemiche per la scelta del gruppo dem al Parlamento Ue di votare a favore (con l’unico no dell’indipendente Massimiliano Smeriglio, mentre non hanno votato Pietro Bartolo e Achille Variati) della corsia preferenziale per l’esame del Piano munizioni (l’Act in Support of Ammunition Production, ASAP) presentato dalla Commissione UE. Un piano che prevede che 500 milioni di euro derivanti dal bilancio dell’Unione Europea vengano versati alle industrie dei Paesi membri, con l’obiettivo di incrementare la produzione di armamenti. E che permetterà ai Paesi di reindirizzare parte dei fondi di coesione e del Pnrr per l’industria della Difesa.
Se il M5s ha votato contro alla procedura d’urgenza a Strasburgo, dai dem è arrivato un via libera con riserva, dato che in una nota hanno precisato di essere “fortemente contrari all’utilizzo di qualunque fonte di finanziamento proveniente dalle risorse del Pnrr e dei fondi di coesione”. Per questo ora è SI a chiedere ai dem di cambiare rotta: “Il voto del Parlamento Ue è stato indecente. C’è ancora tempo per rinsavire, dato nel merito dovrà esprimersi a fine maggio a Bruxelles. Usare parte dei fondi del Pnrr e dei Fondi di coesione per produrre armi e munizioni è una follia”, ha replicato Fratoianni.
“Quello avvenuto a Strasburgo è stato un voto procedurale. Certo ora il Pd dovrebbe essere sul merito rigidamente contrario a utilizzare quelle risorse per l’acquisto di munizioni, missili o sistemi d’arma”, auspica pure Gianni Cuperlo, unico dem che si è presentato al convegno organizzato da Alleanza Verdi Sinistra. Mentre è stato lo stesso Vendola a replicare sarcastico: “Il Pd resta il grande assente nella discussione sulla pace? Se c’è a Palazzo Chigi Giorgia Meloni ci sarà pure una spiegazione…”.
“Menomale che c’è chi come Papa Francesco non si arrende al vocabolario unico della ‘guerra inesorabile'”, conclude Tarquinio, dopo aver ricordato la censura mediatica subita dal Pontefice ogni qual volta si è schierato contro le armi: “Non è la prima volta, accadde anche con Giovanni Paolo II in occasione delle guerre in Iraq. Ma resta qualcosa di clamoroso”.
“Si diceva ‘senza le armi non ci saranno mai le condizioni per fare una trattativa’, e che Putin sarebbe arrivato a Kiev in poco tempo. Ma la verità è che è più di un anno che questa guerra va avanti. E le armi sono sempre di più e sempre più potenti. La parola pace, la via diplomatica, la strada delle trattative, non possono scomparire”, ha concluso Fratoianni.
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