Nell’ambiente dell’antimafia si sente spesso usare il termine “traditori”, parola che indica specificatamente chi, dopo aver prestato giuramento sulla Costituzione italiana, sceglie in piena coscienza e libertà di venire meno ai doveri assunti con quel giuramento.

Succede molto raramente che le aule di giustizia vedano imputati i traditori dello Stato e, ancora più raramente, che costoro vengano dichiarati definitivamente colpevoli. Ma questo non impedisce agli intellettuali e, più specificatamente, ai giornalisti di andare oltre la verità giudiziaria (che, perseguendo solo reati penali, ha necessariamente una visione limitata) e di indagare, dal punto di vista storico, sulle vicende che hanno segnato, nel bene e nel male, il nostro Paese e la vita di tutti i cittadini.

C’è da dire che di intellettuali che si assumono questo onere (perché, come ben spiegava George Orwell, dire la verità in tempi dove l’inganno imperversa è atto rivoluzionario) e che, per di più, hanno le capacità professionali per assolverlo al meglio, ve ne sono sempre meno. Ed è proprio per questa carenza di integrità e di capacità che diventa un dovere morale evidenziare i pochi che si distinguono dalla marea opportunista e allineata (con il potere) che è diventata la maggioranza della stampa italiana oggi. Tra quei pochi c’è certamente Paolo Borrometi.

Ho appena concluso la lettura del suo ultimo libro, Traditori. Come fango e depistaggio hanno segnato la storia italiana (edizioni Solferino). Il risultato del lungo e approfondito lavoro di ricerca – evidente dalla mole di documentazione contenuta nelle note – è stato addirittura migliore di quanto la sua già affermata bravura avrebbe potuto far prevedere. Il libro racconta tutte le stragi e gli omicidi eccellenti che, dalla fine della Seconda guerra mondiale ai giorni nostri, hanno contribuito ad indirizzare l’andamento politico e democratico (?) dell’Italia e come le azioni di certi traditori dello Stato abbiano aiutato a coprire le oscure e terribili verità che si celavano dietro di essi. Ma l’autore non si trincera comodamente dietro la parola “traditori”, poiché a volte questi hanno avuto un nome e un cognome, che vengono puntualmente indicati, accanto al racconto delle loro malefatte, che siano state oggetto di condanne giudiziarie definitive o meno. Perché, come viene raccontato, la responsabilità penale e quella morale sono due cose ben diverse e, per questo, degne di essere affrontate entrambe e ciascuna con i propri criteri.

Dal libro, totalmente comprensibile – grazie alla bravura dello scrittore – anche ai non addetti ai lavori, emerge un quadro della storia d’Italia che spinge a chiedersi se e quanto, dopo la caduta della dittatura fascista, la democrazia sia stata effettivamente applicata in questo Paese, e se e quanto i cittadini siano stati sufficientemente consapevoli di ciò che stava succedendo per esprimere un voto veramente libero. Dalle commistioni tra politica, apparati di sicurezza, magistratura, massonerie deviate e associazioni criminali (della destra eversiva e mafiose), incredibilmente senza soluzione di continuità nonostante il trascorrere di decenni e i passaggi di potere, appaiono evidenti i pericoli mortali che la nostra democrazia ha corso e continua a correre, pericoli contro i quali il cittadino può apparire inerme.

A ben pensare, però, abbiamo ancora due (e solo due) strumenti per contrapporci ai traditori: la conoscenza e la sua diffusione. Quasi impossibili da acquisire, però, senza il contributo di libri come questo e di giornalisti come Paolo Borrometi.

Ed è per dare il nostro piccolo contributo all’uso e alla diffusione dei suddetti strumenti che, con il mio Movimento delle Agende Rosse, abbiamo deciso di organizzare la prima presentazione di Traditori, che si svolgerà domenica 14 maggio 2023, a Perugia (ore 17.30, Sala Plenaria del Sangallo Palace Hotel, Via Luigi Masi, 9). Saranno presenti, oltre l’autore e il sottoscritto, il nostro avvocato Fabio Repici, il giornalista Rai Massimo Solani, l’organizzatrice della presentazione e membro del direttivo delle Agende Rosse, Angela Romano, e un secondo componente del direttivo. Con l’augurio di essere in tanti a “contrapporci ai traditori”.

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