A poco meno di una settimana dalla sospensione da parte del Tar di Trento dell’ordinanza di abbattimento di Jj4, una perizia – come scrive Il Corriere del Trentino – potrebbe scagionare l’orsa considerata responsabile della morte del runner 26enne Andrea Papi nei boschi di Caldes, in valle di Sole, e attualmente detenuta nel centro faunistico del Casteller. La Leal Lega Antivivisezionista che da settimane carca di impedire che l’animale venga ucciso in un post su Facebbok spiega che l’orsa è innocente perché ad attaccare e uccidere il runner potrebbe essere stato un maschio. E per questo l’associazione chiede le dimissioni Presidente della Regione autonoma del Trentino-Alto Adige, Maurizio Fugatti. “Al momento non è dato sapere cosa possa aver spaventato l’orso, ma la scienza scagiona le orse trentine; e la tipologia di attacco scagiona definitivamente tutti gli orsi” dicono gli ambientalisti.


“Dalla relazione tratta dalla perizia veterinaria forense che perviene dal rappresentante legale di LEAL Aurora Loprete si apprende che non è stata l’orsa JJ4 ad aggredire Andrea Papi ma si prova quanto segue: la dentatura di un animale, per la medicina veterinaria forense, ha lo stesso valore delle impronte digitali umane e quindi la scienza in questa perizia smentisce le menzogne – si legge nella nota sul social network – raccontate da Fugatti: nelle relazioni si legge infatti che: ‘Sono state rilevate lesioni identificabili come da penetrazione di coppia di canini caratterizzate da una distanza tipica dei canini di un orso maschio adulto’. Le femmine di orso presentano infatti misure inferiori rispetto ai maschi sia come massa corporea sia come misure dentali e la relazione continua ancora aggiungendo altri dettagli: ‘Come correttamente riferito dal dottor Barbareschi (direttore dell’unità di anatomia patologica dell’ospedale Santa Chiara di Trento, il 7 aprile aveva firmato l’autopsia sul cadavere di Andrea Papi, ndr), le ferite riscontrate non sono riconducibili ad una attività predatoria, il corpo, infatti, non presenta segni di consumo’. La descrizione delle lesioni non corrisponde nemmeno alle ferite che si riscontrano in caso di attacco finalizzato alla eliminazione dell’avversario. Infine, facendo riferimento alle indagini molecolari, è d’obbligo una precisazione: ‘Essendo quella trentina una popolazione derivante da pochi soggetti capostipiti, sappiamo che essa è caratterizzata da una limitata variabilità genetica. Se da un lato varie fonti non ufficiali si esprimono con avverbi di non certezza (esempio: presumibilmente), dall’altro lato, al contrario i provvedimenti prospettati sul destino dell’orso lasciano dedurre che l’identificazione sia avvenuta con elevato grado di certezza‘. La perizia termina con: ‘Relativamente alla natura dell’attacco, esso è riconducibile a un tentativo protratto di allontanamento e dissuasione da parte dell’orso sulla vittima. Anche relativamente a questo aspetto, le evidenze riscontrate non consentono di classificare l’azione lesiva né come un attacco deliberato né come una predazione'”.

“Con il deposito presso il TAR delle perizie forensi a firma del dottor Roberto Scarcella e dottoressa Cristina Marchetti – dichiara Gian Marco Prampolini, presidente LEAL, dichiara: ci batteremo con ancor più forza in tutte le sedi opportune affinché le illegittime ed illogiche ordinanze di abbattimento non possano mietere vittime innocenti. E chiediamo sin da ora l’immediata liberazione dell’orsa”.
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