È solo febbraio, ma la siccità è già da allarme rosso con possibili pesanti conseguenze sulla vita di ogni giorno. “Dati alla mano, è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo di italiani, l’acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata” fa sapere in un comunicato Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi di bacino (Anbi), citando dati del Cnr. Secondo il Consiglio nazionale delle ricerche, una percentuale fra il 6% ed il 15% della popolazione italiana vive ormai in territori esposti ad una siccità severa o estrema. “L’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche – si legge ancora nella nota – settimanalmente registra il peggiorare di una situazione, che appare irrimediabilmente compromessa, anche a fronte di prossime e comunque auspicate precipitazioni. L’assenza di pioggia a febbraio torna a fare intravvedere lo spettro della siccità anche lungo le zone tirreniche dell’Italia centrale”.

Un problema, quello della siccità, considerato “grave” anche dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto: “Abbiamo la metà della neve rispetto alla media – spiega all’Ansa – Ci troviamo con i corsi d’acqua i laghi e gli invasi in stato molto critico, i bacini idroelettrici in estrema difficoltà. Bisogna affrontare immediatamente la questione, perché riguarda sia l’aspetto del consumo umano, sia quello agricolo. La siccità potrebbe avere conseguenze davvero pesanti sul nostro paese”.

Oltre alla mancanza di piogge, influiscono anche le temperature miti del mese in corso che fanno sì che il già scarso manto nevoso nelle regioni alpine si assottigli ulteriormente.

Secondo Anbi è drammatica la condizione del fiume Po (nella foto) che, lungo tutta l’asta, registra portate al di sotto del minimo storico e ovviamente inferiori al 2022 (a Piacenza, -23,53%): nelle sezioni più a monte lo scarto con la media è di -73% (a Torino, la portata è di mc/s 15,7, quando normalmente in questo periodo è mc/s 60,2). A Pontelagoscuro si è ormai vicini al limite minimo di portata per contrastare l’avanzamento del cuneo salino.

Segnali di sofferenza idrica si palesano in Centro Italia, dove costante è la decrescita di livello del fiume Tevere, dall’Umbria fino alla foce. La portata dell’Aniene è meno della metà della media storica; in calo anche i fiumi Sacco e Liri. Il lago di Bracciano rimane ad un livello più basso di 14 centimetri rispetto al 2022. Calano i livelli dei fiumi in Campania, mentre i volumi negli invasi artificiali della Basilicata subiscono una piccola contrazione. Crescono ulteriormente le riserve d’acqua invasata nei serbatoi nel Nord della Puglia.

Per Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, “accade che al Sud si sia costretti a rilasciare in mare quantitativi d’acqua, esuberanti le capacità degli invasi e che al Nord si capitalizzi solo una piccola parte del già iniziato scioglimento delle nevi. Questo, non solo di fronte alle immagini di autobotti già in azione nel Piemonte, ma ad allarmanti segnali provenienti da altre zone d’Europa: dalla Francia, dove si è alla vigilia del razionamento idrico in alcune zone del Paese, alla Gran Bretagna, dove è già iniziato il contingentamento negli acquisti di alcuni prodotti agricoli”. Per Gargano “è necessario dare il via ad interventi per aumentare le riserve d’acqua: dall’efficientamento delle opere esistenti alla realizzazione di nuovi bacini multifunzionali, come previsto dal Piano Laghetti, proposto da Anbi e Coldiretti”.

Intanto, Pichetto, rispondendo al question time in Senato, fa sapere che “è stato costituito a palazzo Chigi un Tavolo di lavoro sulle crisi idriche” a cui parteciperanno, la prossima settimana, lui, la viceministra Vannia Gava, il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli. “Al fine di avere un quadro conoscitivo esaustivo della disponibilità della risorsa idrica, propedeutico a qualsivoglia azione, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha finanziato il progetto del bilancio idrologico nazionale. In relazione agli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, è volontà di questo Ministero promuovere un rafforzamento della capacità decisionale nell’ambito del governo della risorsa idrica. Nell’ambito delle misure Pnrr – ha proseguito il ministro – rientrano gli investimenti per la realizzazione di un Sistema Avanzato ed Integrato di Monitoraggio e Previsione (Sim) e gli investimenti relativi al Piano invasi, al fine di incrementare la sicurezza dell’approvvigionamento idrico di importanti aree urbane e la resilienza delle reti. All’interno del Distretto del fiume Po quello maggiormente colpito in queste annualità dai fenomeni di scarsità idrica, sono stati finanziati 21 progetti per una somma di oltre 480 milioni di euro, nella maggior parte ricadenti nelle sezioni “Acquedotti” e “Invasi” del Piano nazionale settore idrico”.

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