Il governo di Giorgia Meloni perde un pezzo. Dopo la condanna definitiva per peculato, Augusta Montaruli ha annunciato le dimissioni dall’incarico di sottosegretaria al ministero dell’Università. Un passo indietro che era stato richiesto in maniera sempre più incalzante dall’opposizione, dai 5 stelle al Pd. Solo 24 ore fa, infatti, la Cassazione aveva messo il bollo sulla condanna della deputata di Fratelli d’Italia che dunque sarebbe rimasta al governo da pregiudicata. Montaruli, infatti, è stata condannata a un anno e sei mesi per peculato in uno dei filoni della “Rimborsopoli” piemontese, il processo sull’uso improprio dei fondi dei gruppi in Consiglio regionale durante il mandato 2010-2014. In pratica secondo gli ermellini l’ormai ex sottosegretaria ha usato soldi pubblici per pagare spese private e se fosse rimasta al governo lo avrebbe fatto da pregiudicata. Una prospettiva che sarebbe andato in contrasto con quanto ha detto la stessa Giorgia Meloni, il 5 febbraio scorso, durante la campagna elettorale per le regionali nel Lazio: “Se hai una pena te la devi scontare tutta, vale per tutti. Certezza del diritto, certezza della pena. Che significa che chi è indagato o sotto processo deve avere il massimo delle garanzie, ma significa anche che quando sei condannato con sentenza passata in giudicato la pena te la devi scontare”, sono le parole della premier. L’intervento di Meloni, ovviamente, non si riferivano direttamente al caso Montaruli (in quei giorni in attesa della sentenza della Cassazione), però tracciavano un principio che la sottosegretaria avrebbe violato, rimanendo al governo.

Montaruli cita il caso del suicidio Burzi – Nonostante le dimissioni, in ogni caso, Montaruli continua a considerarsi innocente. “Ho deciso di dimettermi dall’incarico di Governo per difendere le istituzioni, certa della mia innocenza“, scrive su Instagram la politica di Fdi. “Se ciò non avvenisse – prosegue – sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l’arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell’ombra davanti alla protesta più forte di chi la vita se l’è tolta davvero poco più di un anno fa. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante“. Il riferimento di Montaruli è per la vicenda di Angelo Burzi, ex assessore regionale in Piemonte, tra i fondatori di Forza Italia, che si è suicidato nel dicembre del 2021 dopo una condanna definitiva 3 anni per peculato, sempre nell’ambito della Rimborsopoli piemontese.

L’ex sottosegretaria: “Sono innocente” – Poi Montaruli annuncia l’ipotesi “di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Ho creduto, credo e continuerò a credere nella Magistratura. D’altra parte solo chi confida nella propria innocenza e nella Giustizia si sottopone a dibattimento ovvero per così tanto tempo al giudizio in modo pubblico benché un procedimento simile, fin dall’inizio, sia stato mediaticamente esposto. Così io ho fatto”. La deputata prosegue sostenendo di essersi “difesa in un tribunale non da un tribunale e non intendo ora in ragione di quello in cui credo assumere una mia difesa fuori da questo contesto . Mi sono sempre assunta la responsabilità la mia condotta anche quando leggevo o ascoltavo facili ironie su spese mai contestate dalla procura e su cui quindi non ho potuto difendermi neppure nelle aule dove in modo rispettoso ho rinviato ogni valutazione sempre. Per quella stessa responsabilità in ogni caso ancor prima che questo processo avesse inizio e potesse definire un giudizio ho provveduto alla restituzione delle somme contestate per una cifra pari ad oltre il doppio rispetto a quella indicata dall’odierna sentenza”. Montaruli sostiene poi di avere “la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini . Niente peraltro è mai stato nascosto ed infatti il processo che mi ha visto parte si fonda sostanzialmente su rendicontazioni debitamente consegnate quando ancora nessuno era ancora neppure indagato. Anche da un punto di vista istituzionale ho provveduto a partire dal 2012 ad autoescludermi da ogni candidatura per ben cinque anni ed in ogni caso fino alla prima sentenza di assoluzione. Considerata la particolarità dell’inchiesta non ho aspettato il giudizio dei magistrati per non rinviare sine die una valutazione attenta delle mie responsabilità politiche”.

Tutte le spese pazze di Montaruli – La condanna della Cassazione per Montaruli conferma l’esito del secondo processo d’Appello, disposto dopo il rinvio della Suprema Corte che aveva chiesto di rivedere l’importo delle irregolarità. La sentenza riguarda quindi i 25mila euro (in origine erano 41mila) di acquisti illeciti con soldi pubblici di cui Montaruli è stata ritenuta responsabile in via definitiva. Denaro pubblico usato per vestiti griffati Hermès, articoli di pelletteria (tra cui una borsa Borbonese), cristalli Swarovski, strenne natalizie (gianduiotti, omaggi floreali per colleghi avvocati, orecchini e Swatch alle collaboratrici), lavanderia e sigarette; seimila euro per uno studio sulla propria reputazione social e 4.800 per un corso sull’uso dei social network. Nonché spese di ristorazione in “locali di prestigio”, “anche per un elevato numero di commensali”, piadinerie, gelaterie, fast food, pub, “cene consumate a tarda ora e anche in periodi festivi”. Nei rimborsi c’è anche il conto di una cena in un ristorante di San Salvario, un quartiere centrale di Torino: Montaruli sostiene che si trattasse di un incontro con un’associazione, ma il proprietario racconta ai pm che si trattava di un evento elettorale per la campagna di Maurizio Marrone, suo ex marito. Alcune spese, concludevano i giudici nella sentenza d’Appello bis, sono talmente “stravaganti” ed “eccentriche” da far pensare che la consigliera confidasse nell’assenza di ogni controllo, garantita da un accordo “spartitorio” e “criminale” . Tra queste, oltre ad alcuni casi già citati, ci sono due libri: “Mia suocera beve“, di Diego De Silva, e “Sexploration” (sottotitolo: “Giochi proibiti per coppie”).

I 5 stelle: “La premier cosa ha da dire?” – In giornata a chiedere le dimissioni erano gli esponenti dell’opposizione. “La condanna in via definitiva della sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli per le spese pazze in Piemonte non le consente di continuare a rivestire tale ruolo istituzionale. Riteniamo doverose le sue dimissioni. Tragga lei stessa, in un sussulto di dignità, le conseguenze della condanna per peculato e faccia un passo indietro”, scrivevano in una nota gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione alla Camera e al Senato. “Cosa ha da dire la presidente Giorgia Meloni sulla sua compagna di partito? Ritiene poco edificante per il mondo dell’università e per il governo in generale avere un condannato tra le proprie fila, o coprirà le spalle anche a lei?”, proseguono i parlamentari dei 5 stelle.

La richiesta degli studenti – Parlava di dimissioni anche Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del Pd: nei confronti della sottosegretaria Montaruli, dice, “c’è una condanna in via definitiva, credo che sia doveroso dimettersi per chi ricopre incarichi pubblici”. Il governatore dell’Emilia Romagna rivendica di essere “garantista vero e non mi sono mai permesso di dare giudizi affrettati prima che si pronunci la magistratura in via definitiva. Qui c’è una condanna in via definitiva“. Le capigruppo dem di Senato e Camera, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, hanno scritto una nota per sottolineare come “Donzelli, Delmastro, Fazzolari con le sue uscite inopportune, e Montaruli siano tutti ancora al loro posto. E tutto questo avviene nel silenzio imbarazzato degli alleati di governo e con la copertura politica di Giorgia Meloni. È la conferma dell’inadeguatezza di questa destra che, unita alle ambiguità della maggioranza sulla nostra collocazione internazionale, mette a rischio la credibilità del nostro Paese. In campagna elettorale ci hanno raccontato che erano pronti: stanno dimostrando l’esatto contrario”. Hanno chiesto un passo indietro anche le associazioni universitarie vicine ai dem. “Chiediamo che la sottosegretaria Augusta Montaruli rassegni le dimissioni dall’incarico ministeriale: in un momento nel quale la Regione Piemonte non ha sufficienti fondi per le mense universitarie, ci disgusta pensare che alcuni ex consiglieri regionali abbiano sprecato in questo modo le risorse pubbliche. Per sensibilità e correttezza istituzionale, auspichiamo in un doveroso passo indietro da parte della sottosegretaria: il prestigio del ministero dell’Università non può essere macchiato da queste condotte illecite e confidiamo che la ministra Bernini non lo consenta”, diceva Camilla Piredda, coordinatrice dell’Unione degli Universitari. “Quando una persona viene condannata in via definitiva non si può certo esultare, e noi non lo facciamo. Ma se si hanno incarichi di governo e la condanna riguarda l’uso improprio di denaro pubblico proprio nell’esercizio delle funzioni è ancor più necessario un atto di rispetto verso le Istituzioni”, aggiungeva pure Elisabetta Piccolotti, dell’Alleanza Verdi sinistra.

La difesa del co imputato Cota – A difendere Montaruli era un suo co imputato, l’ex governatore del Piemonte Roberto Cota. Secondo il leghista, la sottosegretaria “deve assolutamente resistere anche se la politica è fatta di codardi e vigliacchi. Ma Giorgia Meloni è un pò meglio”. Pure Cota è stato condannato per l’uso dei fondi dei gruppi consiliari della Regione tra il 2010 e il 2014: la pena per l’ex governatore ammonta a un anno e sette mesi. Da segnalare, tra le spese contestate a Cota, anche quella per le famigerate “mutande verdi”. Montaruli, contrariamente alle speranze di Cota, ha però deciso di fare un passo indietro. Ricevendo sostegno dal suo partito. “Non possiamo che rispettare la decisione generosa e spontanea di Augusta Montaruli che, pur non avendo alcun obbligo a riguardo – tantomeno di legge – ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico di sottosegretario all’Università, che ha ricoperto con onore, capacità ed impegno costante”, scrivono in una nota capigruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti e Lucio Malan.

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