Da un lato ci sono l’espansionismo di Pechino – con le sue rivendicazioni perentorie su Taiwan – e la sua collaborazione con la Russia; dall’altro, i test missilistici e i programmi nucleari di Pyongyang che, ha riferito il segretario della Nato Jens Stoltenberg, “sta fornendo supporto militare agli sforzi bellici russi con razzi e missili”. Sono questi i due fronti che da tempo hanno allertato Alleanza Atlantica e Washington, progressivamente sempre più attente nell’incentivare la cooperazione militare con i partner asiatici che si sentono minacciati da Cina e Corea del Nord. Insomma, per quanto Asia ed Europa possano essere lontane, due teatri d’azione apparentemente slegati, come l’Ucraina e il regime di Kim Jong-un, possono invece avere implicazioni per entrambi i continenti. Già qualche giorno fa Stoltenberg, citando esplicitamente Taiwan e la Corea del Nord, aveva dichiarato che “oggi la guerra è in Europa ma domani potrebbe scoppiare in Asia“. Scenari di crescente tensione geopolitica nei quali gli Stati Uniti cercano di assicurarsi posizioni militari di forza. Per questo Usa e Filippine hanno annunciato un’intesa per dare alle truppe statunitensi l’accesso ad altre quattro basi militari “in aree strategiche” nella nazione del sud-est asiatico per cercare di contrastare l’ascesa militare della Cina. Un accordo sul quale Pechino ha usato parole durissime: “Per interesse personale, gli Stati Uniti continuano a rafforzare il proprio dispiegamento militare nella regione con una mentalità a somma zero, che sta esacerbando la tensione nella regione e mettendo in pericolo la pace e la stabilità regionali”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning. “I paesi della regione dovrebbero rimanere vigili ed evitare di essere utilizzati dagli Stati Uniti“, ha aggiunto. Un nuovo attacco diplomatico a Washington che arriva a pochi giorni dall’accusa agli Usa di avere innescato la crisi in Ucraina, e alla Nato – sempre in relazione al conflitto a Kiev – di espandersi mentre dichiara di difendersi.

L’accordo militare Washington-Manila – Data la sua vicinanza a Taiwan e alle acque circostanti, la cooperazione degli Stati Uniti con Manila è fondamentale in caso di conflitto con Pechino: in una nota di gennaio, il generale dell’aeronautica Mike Minihan ha rimarcato la necessità di essere di preparati per il 2025, anno successivo alle elezioni presidenziali che si terranno sia a Taipei sia negli Usa. E il nuovo accordo, siglato durante la visita del segretario alla Difesa Lloyd Austin nelle Filippine, segue il recente annuncio secondo cui i Marines americani rinnoveranno un’unità a Okinawa per essere maggiormente in grado di combattere in isole remote entro il 2025 dotandola di capacità avanzate, come missili anti-nave. L’iniziativa Usa-Filippine sull’accesso delle truppe statunitensi in altre quattro basi militari nel Paese asiatico “è un grande accordo” ed “è solo parte dei nostri sforzi per modernizzare l’alleanza”, ha detto Austin, sottolineando che “sono particolarmente importanti in quanto la Repubblica popolare cinese continua ad avanzare le sue rivendicazioni illegittime nel mar delle Filippine occidentale”. L’alleanza, ha aggiunto Austin, “rende le nostre democrazie più sicure e aiuta a sostenere un Indo-Pacifico libero e aperto”. Washington e Manila hanno un’alleanza di sicurezza, rafforzata nel 2014 con l’Edca, che consente alle truppe Usa di ruotare in cinque basi filippine. Salutando Austin prima del loro incontro, il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. non ha menzionato la Cina, ma ha parlato di “situazione terribilmente complessa, qualcosa che possiamo affrontare correttamente solo con l’aiuto dei nostri partner e alleati. Gli Stati Uniti sono sempre stati il nostro partner e alleato più longevo e ho sempre detto che il futuro delle Filippine e del resto della regione Asia-Pacifico coinvolgerà sempre gli Stati Uniti“. Marcos, nei rapporti con gli Usa, ha invertito l’approccio del predecessore Rodrigo Duterte, promotore di un riavvicinamento alla Cina, in scia della crescente assertività di Pechino su Taiwan e sulla costruzione di basi nelle acque contese del mar Cinese meridionale. Gli Stati Uniti hanno stanziato più di 82 milioni di dollari per il miglioramento delle infrastrutture filippine: l’Edca (un accordo di cooperazione rafforzata per la difesa rafforzato nel 2014) già ora consente alle sue forze armate di immagazzinare attrezzature e rifornimenti nelle basi utilizzabili nel Paese.

Il fronte della Corea del Nord – Ma, come dichiarato da Stoltenberg, l’altro fronte in Asia per l’Alleanza atlantica è la Corea del Nord. Austin ha assicurato, durante la sua visita in Corea del Sud, di espandere le manovre militari e di dispiegare più “risorse strategiche” contro le minacce del Nord in linea con la “deterrenza estesa” concordata con Seul. E ha ribadito anche l’impegno Usa per contrastare lo sviluppo di armi della Corea del Nord e per prevenire una guerra. Ieri, invece, Stati Uniti e la Corea del Sud hanno effettuato un’esercitazione aerea congiunta con bombardieri pesanti americani B-1B e caccia stealth F-22, oltre a jet F-35 di entrambi i Paesi, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa di Seul. Operazioni aspramente criticate da Pyongyang che non è interessata al dialogo finché Washington perseguirà “politiche ostili”. La situazione militare e politica “nella penisola coreana e nella regione ha raggiunto una linea rossa estrema a causa delle sconsiderate manovre militari di confronto e degli atti ostili di Usa e sue forze vassalle”, accusa la Corea del Nord. “Questa è una vivida espressione del pericoloso scenario degli Stati Uniti che si tradurrà nel trasformare la penisola coreana in un enorme arsenale di guerra e in una zona di guerra più critica”, ha rincarato la dichiarazione di un portavoce del ministero degli Esteri. Pyongyang risponderà allo stesso modo “a qualsiasi mossa militare degli Stati Uniti e ha forti strategie di contrasto, inclusa la forza nucleare più schiacciante” se necessario. A chiedere ad Austin l’impegno “di una deterrenza estesa efficace e forte” per far fronte alle crescenti minacce nucleari della Corea del Nord è stato il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol. Durante l’incontro presso l’ufficio presidenziale, Austin ha osservato che l’alleanza tra i due Paesi è “asse della sicurezza del nordest asiatico ed è più forte che mai” ed entrambi hanno convenuto che i legami di difesa bilaterali “devono essere più forti per scoraggiare” le minacce nucleari e missilistiche del Nord. Per questo Corea del Sud e Stati Uniti organizzeranno un’esercitazione militare congiunta a febbraio sull’ipotesi di uso di arma nucleare da parte di Pyongyang, mentre in primavera ci sarà un altro ciclo di manovre di 11 giorni, comprensivo di un test finale di un razzo spaziale locale a propellente solido locale e del lancio del primo satellite di sorveglianza militare della Corea del Sud. Il regime di Kim Jong-un ha condannato le visite di Stoltenberg in Corea del Sud e Giappone, affermando che la Nato sta cercando di mettere i suoi “stivali militari nella regione” per fare pressione sugli alleati asiatici dell’America affinché forniscano armi all’Ucraina. E ha anche criticato l’aumento della cooperazione tra la Nato e gli alleati statunitensi in Asia come un processo per creare una “versione asiatica della Nato”, affermando che aumenterebbe le tensioni nella regione.

La guerra in Ucraina e i timori per le conseguenze in Asia – Per Stoltenberg la crescente assertività della Cina e la sua collaborazione con la Russia costituiscono una minaccia non solo per l’Asia ma anche per l’Europa. “Il fatto che la Russia e la Cina si stiano avvicinando e i significativi investimenti cinesi e le nuove capacità militari avanzate sottolineano che la Cina rappresenta una minaccia, una sfida anche per gli alleati della Nato”, ha detto Stoltenberg parlando alla Keio University di Tokyo, aggiungendo che “la sicurezza non è regionale ma globale”. “La Nato deve assicurarsi di avere degli amici” ed “è importante lavorare a più stretto contatto con i nostri partner nell’Indo-Pacifico”, ha detto ancora. Stoltenberg ha detto che la Cina sta investendo sempre più in armi nucleari e missili a lungo raggio senza fornire trasparenza o impegnarsi in un dialogo significativo sul controllo degli armamenti atomici, mentre aumenta la coercizione dei suoi vicini e le minacce contro Taiwan, isola che rivendica come proprio territorio. Stoltenberg ha inoltre aggiunto che la Cina collabora sempre più con la Russia e guida una “spinta autoritaria” contro l’ordine internazionale basato sulle regole, aperto e democratico, ma ha anche chiarito che la Nato non considera Pechino un avversario né cerca lo scontro, garantendo che l’Alleanza continuerà a impegnarsi con la Cina in aree di interesse comune, come il cambiamento climatico. Oltre che con il Giappone, la Nato sta rafforzando la “cooperazione pratica” con Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud nella sicurezza informatica marittima e in altri settori, e sta intensificando la partecipazione dei loro leader e ministri alle riunioni della Nato. Il Giappone, già stretto alleato degli Stati Uniti, negli ultimi anni ha ampliato i suoi legami militari con altre nazioni dell’Indo-Pacifico, oltre che con la Gran Bretagna, l’Europa e la Nato, in seguito alle crescenti minacce alla sicurezza provenienti dalla Cina e dalla Corea del Nord. Tokyo si è subito unita alle sanzioni economiche guidate dagli Stati Uniti contro la guerra della Russia in Ucraina e ha fornito aiuti umanitari e attrezzature di difesa non belliche agli ucraini. Il Giappone teme che l’aggressione russa in Europa possa riflettersi in Asia, dove crescono le preoccupazioni per la crescente assertività cinese e l’escalation delle tensioni per la rivendicazione di Taiwan. Stoltenberg è arrivato in Giappone lunedì tardi dalla Corea del Sud, dove ha chiesto a Seul di fornire un sostegno militare diretto all’Ucraina per aiutarla a contrastare la prolungata invasione russa. La Corea del Nord ha condannato le visite di Stoltenberg in Corea del Sud e Giappone, affermando che la Nato sta cercando di mettere i suoi “stivali militari nella regione” per fare pressione sugli alleati asiatici dell’America affinché forniscano armi all’Ucraina.

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