Il conflitto imperversa, l’Occidente assicura a Kiev i carri armati Leopard e Abrams che potrebbero ribaltare rapidamente gli equilibri. Ma, prima del loro arrivo, Mosca potrebbe scatenare l’offensiva. In più la Russia può permettersi “una guerra di lunga durata molto più facilmente dell’Ucraina e dell’Occidente, perché Putin non teme che la gente gli chieda spiegazioni”. Il contrario di quello che accadrebbe in Occidente, dove i cittadini stanno già pagando le conseguenze di un conflitto che dura da oltre un anno. La priorità per Nikolay Petrov, politologo russo e analista indipendente capo del Centro per la ricerca politico-geografica, è il cessate il fuoco prima dell’avvio dei negoziati. Perché il costo in termini umani e materiali, per entrambe le parti, è enorme. E l’esperto, già ricercatore senior presso il centro studi britannico Chatham House e considerato da giugno “agente straniero” dalle autorità russe, è convinto che anche in Ucraina, “la gente arriverà presto all’idea che combattere fino all’ultimo ucraino non sia necessariamente la strategia più ragionevole e tutt’altro che l’unica“.

Secondo i servizi segreti ucraini Putin, rendendosi conto che una rapida conquista dell’Ucraina è impossibile, si sta preparando per una guerra di logoramento.
Non è che Putin si sia reso conto di qualcosa. Semplicemente non può fare quello che vuole dall’inizio della guerra. Penso che ora entrambi gli eserciti, sia russo che ucraino, stiano preparando un’offensiva che, dal punto di vista di entrambi, dovrebbe rafforzare le loro posizioni negoziali. Definirei l’obiettivo dell’offensiva russa così: il massimo sarebbe, per quanto possibile, ribaltare la situazione a vantaggio di Mosca. Quello minimo rafforzare la presenza nei territori occupati, restarci definitivamente e difenderli senza difficoltà. Credo che nei prossimi due mesi inizieranno le offensive da una parte o dall’altra, ma né il Cremlino né Kiev saranno in grado di invertire radicalmente la tendenza a loro favore.

Quindi, non resterà altro che negoziare o continuare in un lungo ed estenuante confronto. Secondo lei, cosa avrà un ruolo decisivo nella guerra di logoramento?
In una guerra di trincea il fattore principale è la capacità di riprodurre le risorse: equipaggiamento, munizioni, uomini, etc. Se parliamo di armi, oggi il potenziale dell’Ucraina è molto ridotto: è quasi interamente fornito dall’Occidente. E qui il punto non è solo il desiderio o la riluttanza dei leader occidentali a inviare armi, ma le possibilità reali dei loro paesi. L’opzione di aiutare l’Ucraina senza indebolire la capacità di difesa dei paesi stessi della Nato è prossima all’esaurimento. L’Occidente, come qualsiasi economia, non è in grado di lanciare da zero una produzione di equipaggiamento militare su larga scala: questo richiede molto impegno e denaro. Sarà fatto, lo stanno già facendo, però non è nemmeno questione di mesi, ma di anni. Qui la Russia, che dispiegava la sua industria bellica e accumulava riserve per gli ultimi dieci anni, si trova in una posizione più vantaggiosa.

Eppure, in termini industriali, la Russia è rimasta praticamente sola, mentre le risorse dell’Occidente collettivo, che sta dietro le spalle dell’Ucraina, sono assai più ampie.
A lungo termine, la Russia inevitabilmente perderà, ma tutte le parti coinvolte in questo conflitto ragionano in una prospettiva molto breve. L’Occidente è molto più forte, ma ciò non significa che oggi sia in grado di riprodurre all’infinito attrezzature e munizioni. E poi, un’altra risorsa importantissima è l’opinione pubblica. L’Occidente si sta impegnando, sta facendo grandi sacrifici, il tenore di vita dei cittadini sta diminuendo e naturalmente sorge la domanda: per quale risultato? Credo che prima o poi alcuni leader occidentali se ne andranno, e gli altri cambieranno posizione sotto l’influenza dell’opinione pubblica, che dirà: il modello che è stato utilizzato per un anno non ha portato risultati seri. Se ci aspetta una continuazione della guerra senza alcun accenno di cambiamento, allora, ovviamente, bisogna trattare invece di inviare sempre nuove risorse in questo tritacarne. In questo senso, Putin ritiene — e qui devo concordare con lui — che la Russia possa permettersi una guerra di lunga durata molto più facilmente dell’Ucraina e dell’Occidente. Putin ha le spalle coperte: non ha paura che la gente gli chieda le spiegazioni, che chieda di finire la guerra. E in Occidente lo chiederanno. In questo senso, il fattore tempo funziona bene per Putin. Immaginare che la Russia tra un anno o due sarà in grado di condurre questa guerra, come lo fa oggi, è molto più facile che immaginare che lo farà l’Ucraina. L’Ucraina è semidistrutta dalle bombe, il suo potenziale industriale è rovinato, le persone sono al limite delle forze. Sì, sono spinti dall’idea di proteggere la loro terra e di cacciare via l’aggressore, ma la stanchezza sta arrivando, è già arrivata e continuerà solo ad accumularsi. Pertanto mi sembra che non solo in Occidente, ma anche nella stessa Ucraina, la gente arriverà presto all’idea che combattere fino all’ultimo ucraino non sia necessariamente la strategia più ragionevole e tutt’altro che l’unica.

Parliamo degli uomini che potrebbero essere chiamati alle armi: per l’Ucraina l’aumento del numero delle truppe non sembra avere un ruolo così importante come la fornitura militare. Non si può dire lo stesso della Russia che, potenzialmente, può poggiare su un numero enorme di mobilitati. È possibile che proprio la disponibilità quantitativa di uomini sul campo di battaglia possa essere la chiave del Cremlino per prevalere nel conflitto? Ricordiamo anche che Putin ha recentemente ordinato un aumento delle dimensioni delle forze armate russe a 1,5 milioni di soldati e l’intelligence militare ucraina ritiene che la Russia stia cercando di creare un esercito di due milioni di persone.
Realisticamente, nessuna delle parti può rafforzarsi sensibilmente. L’aumento degli aiuti occidentali all’Ucraina è un processo lungo, ma lo stesso vale per la Russia. Sì, la Russia ha risorse umane colossali rispetto all’Ucraina, ma non possono essere messe sotto le armi con uno schiocco di dita. Serve tempo, molto tempo. Abbiamo visto le enormi sfide che l’esercito russo ha dovuto affrontare quando ha reclutato quei 300mila uomini [durante la mobilitazione “parziale” nell’autunno del 2022, nda]. Si è scoperto che mancavano di attrezzature, uniformi, alloggi. Sembra che metà delle reclute sia stata lanciata per colmare le lacune al fronte e fermare l’offensiva ucraina. L’altra metà la preparavano per usarla in un’operazione offensiva. E ora la Russia probabilmente lancerà in battaglia questi 150mila nuovi soldati, anche se non ben addestrati, anche se non molto professionali. Oggi l’Ucraina non potrebbe rispondere. Ma se la Russia fallisce, cosa che è altamente probabile, allora ritengo che il piano del Cremlino sarà quello di occupare linee difensive che saranno relativamente facili da difendere e che consentiranno di guadagnare altro tempo per negoziare.

La riforma dell’esercito – annunciata dal ministro della Difesa russo Sergei Shoigu – prevede un aumento dei militari di 350mila persone, la creazione di nuove divisioni, corpi d’armata, etc. È chiaro che si tratta di un appello in vista di una guerra molto lunga.
Sì, la Russia sta lasciando sul campo molte attrezzature militari e, a causa delle sanzioni, non può completamente rimpiazzarle. Ma può tirare fuori vecchie attrezzature e risorse umane. Statisticamente, l’esercito ucraino mantiene il vantaggio in termini di numero di persone armate, addestrate e, soprattutto, molto motivate. Cosa che non c’è e non può essere in Russia. Lì ci sono semplicemente più persone. E la cosa principale non è nemmeno quella, ma il fatto che l’esperienza della mobilitazione “parziale” abbia dimostrato che la società russa, in fondo, non protesta.

All’inizio dell’anno ci si aspettava che Putin dovesse annunciare una seconda ondata di mobilitazione. L’intelligence ucraina ha persino riferito che si potevano reclutare mezzo milione di persone. Ma in Russia nessuno parla ancora di mobilitazione.
Oggi non vedo alcun motivo per cui l’esercito russo debba deviare forze e risorse per reclutare e addestrare una nuova ondata di persone impreparate: possono usare quelli che sono già stati addestrati. Finora il sistema di rifornimento costante funziona. Se sarà necessario un sistema di rifornimento di massa, lo capiremo quando finirà l’offensiva d’inverno-primavera. In una parola la forza e il potenziale dei belligeranti non sono uguali. Aggiungendo l’Occidente, questa disuguaglianza si inclina a favore di una parte, ma in termini di risorse umane, la disuguaglianza appare dall’altra parte. E qui l’Occidente non può essere d’aiuto.

Non potrebbe arrivare al punto che vengano reclutati uomini anche in Occidente, tra i Paesi Nato?
L’Ucraina, per ovvi motivi, presenta questa guerra come una lotta tra il bene e il male, in cui lei difendono l’Occidente dalla parte del bene. Pertanto è nel suo interesse dire: stiamo combattendo per voi, per favore, partecipate più attivamente. Ma non credo che le cose possano arrivare fino alla partecipazione diretta della Nato, a una guerra tra Occidente e Russia. La posta in gioco sarebbe troppo alta. Ma forniranno sicuramente l’equipaggiamento militare, anche più moderno, come ha dimostrato il via libera di Germania e Stati Uniti sui carri armati. Pertanto, penso che Putin abbia un’idea che sia meglio provare a invertire la tendenza nel prossimo mese o due, prima che gli aiuti promessi arrivino in Ucraina.

Il New York Times scrive che gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di mandare all’Ucraina le armi per attaccare la Crimea al fine di rafforzare la posizione negoziale di Kiev. Qual è alla fine la probabilità di negoziati?
Penso che la Russia perderà inevitabilmente ed è diventato chiaro già il 24 febbraio. Ma sorge il problema del prezzo. Siamo pronti al fatto che centinaia di migliaia di persone muoiano e che vengono spese risorse colossali per mantenere lo status quo? Oppure è più razionale pensare ai negoziati? Dopotutto, la Russia non andrà da nessuna parte. Dire che una tregua oggi consentirà a Putin di iniziare la guerra tra due anni non ha senso, perché tra due anni la Russia potrà militarmente resistere a tutto il mondo occidentale molto meno di oggi. Credo — e qui sono in minoranza — che abbia senso stabilizzare la situazione ad ogni costo, fermare queste terribili e sanguinose battaglie e poi fare pressione su Putin. Già quest’anno vediamo come il bilancio russo inizi ad avere seri problemi. Per un altro anno o un anno e mezzo, Mosca può mantenere la pressione che sta esercitando sull’Ucraina e sull’Occidente e poi inizierà a sgretolarsi. Pertanto è più razionale pensare non che un’Ucraina inflessibile debba subito riconquistare i territori occupati ad ogni costo, ma che, prima di tutto, l’Ucraina non è territori, ma persone, la vita delle persone. E se non ci sono persone, i territori vuoti non hanno alcun senso.

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