Una chiave, l’intelligenza artificiale e quella immagine di Matteo Messina Denaro che entrava nella abitazione di via Cb31 con le borse della spesa. Così, grazie all’intuizione e all’uso della tecnologia, sono bastate poche ore agli investigatori per risalire all’ultimo covo del latitante, quella casa di Campobello di Mazara intestata al vero Andrea Bonafede, dove ‘u Siccu si nascondeva da almeno sei mesi senza rinunciare a vizi e vezzi. La rapidità con cui i militari del Ros sono arrivati nel nascondiglio di Messina Denaro dimostra – per la seconda volta dopo l’identikit quasi perfetto e l’uso dei database sanitari per stringere il cerchio attorno al boss – quanto l’evoluzione della tecnologia rappresenti un’arma decisiva per gli investigatori.

Messina Denaro viene arrestato alle 8.30 di lunedì a Palermo e, per quanto spiegato dagli inquirenti, non c’erano tracce recenti di un suo nascondiglio. Il boss non parla e l’unico indizio per restringere almeno un po’ il raggio delle ricerche è quel documento intestato ad Andrea Bonafede, residente a Campobello di Mazara, e il paese di origine dell’autista di ‘u Siccu, Giovanni Luppino, anche lui di Campobello. Da quel momento scatta la corsa al covo, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Nella notte i carabinieri sono già dentro la casa dentro il centro abitato. Ma come è stato possibile, senza ‘soffiate’?

Tutto parte – – secondo la ricostruzione dell’Ansa – dalla chiave di un’Alfa Romeo 164 ritrovata nel borsello del boss. È l’input che consente a carabinieri e magistrati di riavvolgere il nastro fino a risalire all’abitazione di Campobello di Mazara, perquisita neanche ventiquattr’ore dopo, all’interno della quale vengono ritrovate sneakers, abiti griffati, orologi, pillole per migliorare le prestazioni sessuali e ora i tecnici del Ris proveranno a rintracciare anche altro. Quella chiave ha un codice, come tutte le chiavi moderne. È attraverso quello gli investigatori risalgono al veicolo. Hanno il modello e la targa. A quel punto entra in gioco un sistema di intelligenza artificiale che permette di ricostruire, con tanto di immagini, gli spostamenti dell’Alfa.

E tra le riprese restituite c’è anche quella di Messina Denaro che entra ed esce da un’abitazione di Campobello con le borse della spesa, circostanza che ha portato i magistrati a dedurre che l’ultimo degli stragisti abitasse proprio lì. Una palazzina in una via che è un piccolo budello nel centro abitato tra Mazara del Vallo e Castelvetrano, il paese di origine di ‘u Siccu. I carabinieri si fiondano in via Cb31 e fanno irruzione nella casa, il cui proprietario è il ‘vero’ Andrea Bonafede. Un appartamento “ben ristrutturato, confortevole” con “arredamento ricercato e oggetti di un certo tenore”, ha spiegato il colonello Fabio Bottino dal quale “si comprende che le condizioni economiche del latitante erano buone”.

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