Mercoledì un incontro con i vertici del calcio, quindi la richiesta di un giro di vite. Probabilmente senza discostarsi dal quadro attuale, anche perché il Daspo a vita subito invocato da Matteo Salvini è giuridicamente impossibile. Adesso lo dice anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sostanzialmente sbugiardando l’ultima uscita del suo collega di governo. Nel day after della guerriglia lungo l’autostrada A1 tra gli ultras di Roma e Napoli, il capo del Viminale annuncia che arriveranno “direttive di particolare rigore” e “istruzioni” affinché si segua la “massima precauzione”.

Tradotto: si va verso una stretta contro il tifo violento, ma più che un intervento sotto il profilo legislativo si preannuncia una rigida applicazione di quanto è già possibile fare. A iniziare dal divieto delle trasferte. “L’attuale quadro normativo consente di adottare già dei provvedimenti restrittivi e io stesso, in qualità di prefetto di Roma, ho preso provvedimenti interdittivi con alcune tifoserie. Siamo già al lavoro con il capo della Polizia”, ha spiegato il ministro dell’Interno.

“Mercoledì incontrerò al Viminale i vertici del calcio – annuncia – Un incontro che già preludio a una prospettiva di rigore e serietà di questi fenomeni”. Piantedosi avvisa quindi che “emaneremo direttive di particolare rigore” affinché “si adottino provvedimenti improntati a criteri di massima precauzione”. Quindi ‘sfata’ il mito dell’immobilismo della politica di fronte al fenomeno delle violenze ultras: “Molto è stato fatto in questi anni, tanto è vero che sempre meno episodi si verificano negli stadi, tanto è vero che si danno appuntamento in altri luoghi come ieri”.

Ci sono i dati dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive a testimoniarlo: il 74% delle violenze avviene fuori dagli impianti sportivi, in sei casi su dieci in contesto urbano. I numeri non sono in crescita, ma sostanzialmente allineati alla stagione 2018/19, l’ultima prima delle restrizioni Covid che hanno tenuto gli ultras lontani da gradinate e strade. E sulla possibilità di un Daspo a vita, che era stato intrinsecamente previsto dalla legge Amato nel 2007 ma mai applicato fino a quando sette anni più tardi la norma è poi stata cambiata, dice: “Non so se giuridicamente si può parlare di Daspo a vita ma di sicuro posso assicurarvi che l’attuale sistema di norme consente di adottare provvedimenti adeguati”.

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