Nel giorno dopo gli scontri che hanno macchiato la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, l’annuncio a effetto arriva direttamente dal ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Stiamo pensando anche al daspo a vita”. “Divieto di accesso alle manifestazioni sportive”, daspo appunto, a vita. Misura dura, irreversibile, sull’onda dello sdegno, ma in realtà già espressamente prevista dall’articolo 9 della legge Amato e applicabile immediatamente. Quello stesso articolo che dal 2007, anno in cui fu introdotta la legge, è duramente contestato dagli ultras proprio per la possibilità che un’interpretazione letterale della norma neghi a vita la libertà di assistere a manifestazioni sportive. E lo stesso articolo della legge 41/2007 ha creato un vivace dibattito anche sotto il profilo giuridico perché, secondo molti, potrebbe contenere profili d’incostituzionalità.

Ma cosa dice l’articolo 9, che disciplina il rilascio dei titoli d’accesso da parte delle società? “E’ fatto divieto alle società organizzatrici di competizioni riguardanti il gioco del calcio, responsabili della emissione, distribuzione, vendita e cessione dei titoli di accesso […] di emettere, vendere o distribuire titoli di accesso a soggetti che siano stati destinatari di provvedimenti di cui all’articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n. 401, ovvero a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive”. Tradotto: l’applicazione letterale (“siano stati destinatari”) chiuderebbe a vita le porte dello stadio a chi ha subito un daspo o una condanna per reati da stadio, anche vent’anni fa.

L’articolo è così controverso che lo stesso Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive con due determinazioni datate 2009 e 2011, oltre a sollecitare un intervento legislativo a riguardo, ha chiarito che la tessera o il tagliando non verrà rilasciato solamente a chi ha un daspo in corso o a chi ha avuto una condanna, anche di primo grado, negli ultimi 5 anni. E agli anni della condanna vanno comunque sottratti gli anni di daspo già scontati per lo stesso episodio.

Meno di un mese fa, dopo anni di dibattito, i rappresentanti di oltre venti tifoserie – tra le quali quella del Napoli – hanno incontrato a Roma i delegati di Figc e leghe calcio, i parlamentari di Pd, M5s, Fratelli d’Italia e il segretario dei Radicali Mario Staderini avanzando la propria proposta di una norma d’interpretazione autentica dell’articolo 9 della legge Amato, criticata in passato anche dai vertici della Fifa per la parte riguardante la tessera del tifoso. 

In occasione del faccia a faccia romano non era presente Gennaro ‘a carogna, l’uomo che ha discusso a lungo con il centrocampista del Napoli Marek Hamsik e con le forze dell’ordine per poi dare l’ok della curva partenopea al fischio d’inizio della Coppa Italia. Il capoultras del gruppo Mistiffs rischia ora di non essere neanche sulle gradinate del San Paolo. Secondo quanto riportato da alcuni giornali, infatti, nei suoi confronti potrebbe essere emesso un daspo di 5 anni. Due, i motivi: l’essersi arrampicato sulle barriere che dividono gli spalti e il campo e la maglietta ‘Speziale libero’, un chiaro riferimento al ragazzo catanese giudicato colpevole della morte dell’ispettore Filippo Raciti negli scontri seguiti a Catania-Palermo nel febbraio 2007.

Un episodio simile ha però visto il Tar lombardo annullare 3 anni di daspo a tre tifosi dell’Inter che esposero uno striscione di solidarietà a Piero Arcidiacono, il calciatore del Cosenza sospeso con un daspo di 3 anni per aver mostrato una maglietta pro-Speziale. Secondo i giudici del tribunale amministrativo si trattò “di un messaggio di solidarietà verso un calciatore reo di avere espresso, seppure in modo discutibile, la sua opinione, e non di una forma di comprensione verso l’atto criminale compiuto nei confronti dell’ispettore capo Raciti”. Anche sotto il profilo penale, secondo la procura, la notizia di reato era infondata e la denuncia venne archiviata.

Twitter: @AndreaTundo1

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