Il terremoto giudiziario, che sta sconvolgendo Bruxelles con l’inchiesta belga sulle presunte mazzette dal Qatar, è coordinato da un magistrato molto famoso. Michel Claise, infatti non è solo paladino dell’anticorruzione ma uno scrittore, autore di libri noir e gialli. Sessantasei anni, avvocato per un ventennio, poi giudice istruttore, Claise è l’uomo che scova i reati finanziari in una città come Bruxelles, che concentra interessi e mire di mezzo mondo. “Combattiamo guerre con le catapulte contro criminali molto più attrezzati” dice. L’inchiesta sulle mazzette arrivate dal Qatar a eurodeputati e funzionari dell’Eurocamera per indirizzare le decisioni dell’unico organismo Ue eletto dai cittadini è cominciata a luglio.

Claise è stato il giudice di alcuni dei casi più famosi in Belgio. Come quello sul flautista e segretario del Consiglio della Musica della comunità francofona in Belgio accusato di spese pazze e non rendicontate. Dumortier fu costretto a dimettersi e nel 2011 è stato condannato per falsificazione e frode. Anche l’inchiesta sull’insider trading del gruppo belga-olandese Fortis lo ha visto protagonista. Celebre anche il caso della banca Belgolaise, agli inizi degli anni Duemila finita sotto accusa per riciclaggio in una maxi-inchiesta condotta proprio da Claise e che portò ad un mandato d’arresto per un ex ministro della Repubblica Democratica del Congo, dove la banca fu istituita nel 1909, quando il territorio era una colonia belga. Una storia complessa quella della Belgolaise, che vide la sottrazione illecita di 80 milioni di dollari dall’azienda diamantifera congolese Miba. E che portò anche all’acquisto di armi da parte di società ucraine e ceche, in violazione dell’embargo Onu per il Paese africano. Un osso duro il giudice-scrittore, severo anche con il suo Paese. In una recente intervista deplorava il fatto che il Belgio “non è affatto in regola” per quanto riguarda i suoi obblighi internazionali, citando l’ultimo rapporto del Greco, l’organismo anticorruzione del Consiglio d’Europa. Delle 22 raccomandazioni formulate al Belgio, “credo che solo una sia stata attuata. Così rischiamo sanzioni da parte del Consiglio d’Europa“.

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