Perquisizioni della Procura federale belga negli uffici del Parlamento europeo a Bruxelles. Il giudice istruttore Michel Claise, titolare dell’inchiesta per corruzione e riciclaggio sulle presunte mazzette dal Qatar e dal Marocco, si è presentato lunedì pomeriggio nell’edificio insieme a una squadra di investigatori della polizia, proprio mentre a Strasburgo (l’altra sede dell’Eurocamera) era in corso la seduta plenaria. L’operazione è il naturale sviluppo di quella di venerdì scorso, quando erano stati posti i sigilli a una serie di uffici di assistenti parlamentari. “Da venerdì, con il supporto dei servizi di sicurezza del Parlamento europeo, le risorse informatiche di dieci collaboratori parlamentari sono state “congelate” per evitare la scomparsa di dati necessari alle indagini. La perquisizione di oggi al Parlamento europeo ha lo scopo di sequestrare questi dati. Domenica 11 dicembre sono state effettuate diverse perquisizioni anche in Italia. Questa operazione è stata resa possibile dal supporto di Eurojust. Dall’inizio delle operazioni sono state effettuate in totale venti perquisizioni, 19 in abitazioni private e una negli uffici del Parlamento europeo”, comunica la procura di Bruxelles.

Kaili e Panzeri, montagne di contanti – Intanto, dopo l’espulsione dal Pasok (il Movimento socialista panellenico) e la sospensione dal ruolo di vicepresidente del Parlamento europeo (martedì si voterà sulla destituzione=, la Grecia ha deciso di congelare tutti i beni dell’eurodeputata Eva Kaili, arrestata venerdì in Belgio insieme al suo compagno, l’assistente parlamentare Francesco Giorgi, all’ex membro del Parlamento Ue, Antonio Panzeri, al sindacalista Luca Visentini e a Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della ong No peace Without Justice. I media belgi fanno sapere che durante le perquisizioni sono stati trovati 750mila euro in contanti in tagli da venti e cinquanta euro: 600mila euro erano in una valigia in possesso del padre, il resto a casa dell’eurodeputata. Perquisizioni sono state svolte tra lunedì e martedì anche dalla Guardia di finanza italiana, in esecuzione di un ordine di investigazione europea emesso dai magistrati di Bruxelles, in abitazioni riconducibili a Panzeri e alla sua famiglia in Lombardia: in una di queste, a Calusco d’Adda (Bergamo), sono stati sequestrati 17mila euro in contanti, che si aggiungono ai 500mila già trovati nella sua casa di Bruxelles. I cinque arrestati in Belgio – Kaili, Giorgi, Panzeri, Visentini e Figà-Talamanca – compariranno mercoledì davanti al tribunale per la prima udienza. Mentre per quanto riguarda Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, rispettivamente moglie e figlia dell’ex eurodeputato, fermate in Italia e poste ai domiciliari, la Corte d’Appello di Brescia ha affermato che “non appaiono sussistere cause ostative alla consegna” al Belgio.

Il provvedimento dell’Autorità greca – Il blocco dei beni deciso dall’Autorità antiriciclaggio greca nei confronti di Kaili riguarda “conti bancari, casseforti, aziende e qualsiasi altro bene finanziario“, riporta il quotidiano belga Le Soir citando il presidente dell’organismo Haralambos Vourliotis. Il congelamento dei beni colpisce anche i familiari stretti di Kaili, come i suoi genitori. Nel mirino dell’Autorità c’è anche una società immobiliare di recente costituzione nel quartiere chic ateniese di Kolonaki che sarebbe stata creata dall’eurodeputata 44enne e dal suo compagno italiano, aggiunge il giornale belga. Vourliotis, ex sostituto procuratore della Corte suprema di Atene, ha ordinato un esame approfondito anche delle dichiarazioni patrimoniali presentate dal padre di Kaili, funzionario pubblico. Intanto l’ex commissario europeo per le Migrazioni, Dīmītrīs Avramopoulos, ha annunciato di essersi dimesso da membro del board scientifico di Fight for Impunity, la ong presieduta da Panzeri finita al centro delle indagini della Procura federale belga.

Quattro deputati S&D si autosospendono – A finire tra i sospettati è anche l’eurodeputato belga di origini italiane Marc Tarabella, che si è autosospeso dal gruppo S&D. In un’intervista a Le Soir, Tarabella – diventato famoso in Italia per aver dato del “fannullone” a Matteo Salvini – ha dichiarato di non aver “mai ricevuto regali dal Qatar“. “Lo avrei denunciato”, ha detto. La sua abitazione è stata perquisita domenica alla presenza della presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola, mentre l’ufficio del suo ex assistente, Giuseppe Meroni, recentemente passato sotto l’europarlamentare del Ppe Lara Comi, è tra quelli che sono stati sigillati e poi perquisiti. Meroni, conferma Tarabella, ha lavorato anche con altri due eurodeputati italiani, Pietro Bartolo (S&D) e, appunto, Lara Comi, e “ha lavorato per molti anni per il signor Panzeri. Posso facilmente immaginare che questo sia il motivo per cui i tribunali sono interessati a lui. Tuttavia, non so dire se in qualità di testimone o in altra veste”. Bartolo si è dimesso da relatore ombra per il fascicolo della commissione Libertà civili sulla liberalizzazione dei visti. Venerdì era stato sigillato anche l’ufficio di Donatella Rostagno, assistente di un’altra europarlamentare di S&D, l’italo-belga Maria Arena, presidente della commissione per i Diritti umani: “A seguito delle rivelazioni di sospetti di corruzione legati al Qatar ed al Parlamento europeo, ed alla perquisizione di uno dei miei assistenti nel contesto di questo caso, ho deciso che non presiederò più temporaneamente le riunioni”, ha scritto lunedì pomeriggio su Twitter. Ha invece rinunciato all’incarico di “coordinatore del gruppo per le urgenze” di S&D Andrea Cozzolino, l’eurodeputato con cui lavorava Francesco Giorgi.

Tarabella: “Nell’emirato evoluzione positiva” – Nell’intervista a Le Soir Tarabella conferma di conoscere molto bene Panzeri: “È stato eletto al Parlamento europeo dal 2004 al 2019, siamo colleghi da molto tempo e, se i fatti sono veri, sarebbe una grande delusione. Gli piace il calcio, abbiamo guardato insieme le partite e discusso i risultati del fine settimana, come molti altri colleghi”. L’eurodeputato si sofferma quindi sull’atteggiamento tenuto all’Eurocamera sul Qatar, giudicato da alcuni suoi colleghi troppo morbido. “La Coppa del mondo è stata assegnata al Qatar nel dicembre 2010. Sono stato uno dei primi a sollevare l’obiezione, soprattutto in considerazione del destino poco invidiabile dei lavoratori migranti. Poi le cose hanno iniziato a evolversi positivamente in Qatar, che è, ad esempio, l’unico Paese della zona ad aver abolito il sistema della Kafala. Tutto è lungi dall’essere perfetto, ma ho voluto salutare i progressi compiuti invitando il Qatar a proseguire gli sforzi in questa direzione”, ha sottolineato Tarabella raccontando di essere stato l’ultima volta in Qatar nel febbraio scorso “su invito del Comitato nazionale per i diritti umani, insieme a diversi altri parlamentari, per una conferenza internazionale sui social network e i media”.

Le ricadute politiche – La questione, però, non si risolve ai soli indagati o perquisiti. Si tratta di uno scandalo di corruzione interno alle istituzioni europee senza precedenti negli ultimi anni che mina ulteriormente la reputazione del gruppo italiano a Bruxelles, compresi gli iscritti ad altre formazioni. Non a caso, fonti interne all’Eurocamera sentite anche da Ilfattoquotidiano.it confermano che la lettura data fin da subito dagli addetti ai lavori è che si tratti di una “truffa all’italiana” che, adesso, potrebbe ripercuotersi sulla credibilità dei rappresentanti (compreso l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a un passo dalla nomina a inviato speciale nel Golfo Persico) e complicare anche le proposte di riforma portate da Roma a Bruxelles su diversi dossier. Dal Partito Popolare Europeo già arrivano gli attacchi nei confronti dell’ala socialista, i cui rappresentanti vengono definiti “figure tossiche“. Il rischio è che ci sia una resa dei conti anche all’interno del gruppo dei Socialisti. Raphael Gluksmann, eurodeputato del gruppo S&D, potrebbe chiedere che la commissione INGE (sulle interferenze straniere) da lui presieduta affronti il caso già nelle prossime ore. “È giunto il momento di dimostrare che la democrazia non è in vendita“, sono state le sue parole sui social.

Le reazioni istituzionali – Tra le prime a commentare l’inchiesta nelle cancellerie europee è stata la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock: “È un caso veramente incredibile che ora va chiarito senza se e senza ma, con tutta la severità della legge. Perché riguarda anche e specialmente la credibilità dell’Europa. Dovranno esserci conseguenze in diverse aree, ora si tratta di chiarire completamente. Non abbiamo visto nulla del genere da molto tempo”, ha detto arrivando al Consiglio dei ministri Ue degli Esteri. Mentre l’Alto rappresentante per la Politica Estera di Bruxelles, Josep Borrell, ha definito le notizie “molto, molto preoccupanti”, ma “c’è un procedimento in corso” e occorre aspettarne l’esito. Anche Ursula von der Leyen ritiene che “le accuse contro il vicepresidente del Parlamento europeo sono estremamente preoccupanti, molto gravi, è una questione di fiducia delle persone nelle nostre istituzioni e questa fiducia richiede i più alti standard di indipendenza e integrità. Ho già proposto la creazione di un organismo etico indipendente che copra tutte le istituzioni dell’Ue”.

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