“Era tutta politica” e “io mi ritrovo dentro questa vicenda perché il mio assistente è coinvolto”. L’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino non è indagato e non risulta coinvolto nell’inchiesta della Procura di Bruxelles sulle presunte tangenti incassate da diversi politici socialisti, tra cui l’ex eurodeputato Antonio Panzeri, per parlare bene del Qatar e dei suoi Mondiali di calcio. Il suo assistente Francesco Giorgi, ex collaboratore di Panzeri, è però tra i fermati insieme alla compagna Eva Kaili, vicepresidente dell’Eurocamera. E mentre le indagini proseguono, riemergono anche le posizioni pubbliche (e non) sul Qatar tenute dallo stesso Cozzolino in questi ultimi mesi. Come quelle 9 astensioni del 24 novembre scorso, quando al Parlamento europeo si votavano le varie mozioni alla risoluzione sulla “situazione dei diritti umani nel contesto della Coppa del mondo Fifa in Qatar”. Cozzolino non votò per 9 volte, in disaccordo con il gruppo dei Socialisti ma in concomitanza con l’eurodeputata belga Maria Arena, anche lei socialista e presidente della sottocommissione per i diritti umani (il ruolo che la scorsa legislatura era di Panzeri). Anche Arena non è indagata, ma è stato perquisito l’ufficio della sua assistente Donatella Rostagno. Entrambe risultano legate alla ong Fight Impunity, presieduta ancora una volta da Panzeri. “Era la presidente della sub-commissione sui diritti umani, fino a prova contraria una deputata specchiata e rispettata. Seguivo una linea politica“, spiega ora Cozzolino parlando a ilfattoquotidiano.it.

“Ora è molto complicato dare spiegazioni, in questo clima”, afferma l’eurodeputato dem, che definisce l’inchiesta “una tragedia”. “Sono colpito e sconvolto”, assicura Cozzolino, che sottolinea: “Non ho percepito una qualche forma di pressione da parte del mio collaboratore”. Il suo collaboratore è appunto Francesco Giorgi, fermato già venerdì dalla polizia belga su mandato della Procura di Bruxelles. A casa di Eva Kaili, la sua compagna, sono stati trovati “sacchi di banconote“. Cozzolino però tiene a ribadire che la sua era una linea politica: “Il mio scopo era sottolineare come fosse importante mantenere un dialogo aperto con il Qatar, anche dopo la fine dei Mondiali, ad esempio affinché si incrementasse il Fondo di indennizzo dei lavoratori“. Così l’eurodeputato spiega la mail inviata sempre lo scorso 24 novembre, nella quale Cozzolino chiedeva ai parlamentari del suo gruppo di “votare contro la seconda parte del recital A nel voto disgiunto”. “Questa sostiene – proseguiva la mail – che la Coppa del Mondo è stata assegnata dalla Fifa al Qatar grazie ad abusi e corruzione. Il Parlamento europeo non dovrebbe accusare un Paese senza prove emerse da indagini delle competenti autorità giudiziarie”.

“È una posizione politica che ho espresso all’interno del gruppo dei Socialisti e democratici”, ribadisce Cozzolino, seppur ammettendo che “tutto questo nel contesto attuale sembra assumere un altro significato“. L’esponente Pd per giustificare la sua posizione ricorda anche quella dell’Oil, l’agenzia delle Nazioni Unite, che in effetti viene citata più volte nella proposta di risoluzione sul Qatar del gruppo dei Socialisti, firmata anche da Cozzolino e da Marc Tarabella, un altro eurodeputato belga la cui abitazione è stata perquisita sabato sera sempre nell’ambito dell’inchiesta. In questa risoluzione, rispetto a quella poi adottata dal Parlamento europeo, non si condanna il Qatar ma lo si “invita”, “incoraggia” o “esorta” a migliorare le condizioni dei lavoratori. Si legge nel testo: “apprezza le riforme adottate dalle autorità del Qatar in consultazione con l’Oil per affrontare la governance della migrazione di manodopera, per far rispettare il diritto del lavoro e fornire accesso alla giustizia, nonché per rafforzare la voce dei lavoratori e il dialogo sociale“.

Già prima del 24 novembre, durante una riunione della subcommissione diritti umani dello scorso 14 novembre, lo stesso Cozzolino d’altronde diceva apertamente che le istituzioni Ue dovevano “incoraggiare questo dialogo (con il Qatar, ndr), questo programma di riforme. Guai se proprio nel momento in cui si apre la sfida dei Mondiali, noi istituzioni frapponessimo ostacoli a questo sviluppo”. Una posizione che l’eurodeputato ribadisce anche oggi: “La mia preoccupazione era che finiti i Mondiali la discussione sul Qatar terminasse. Invece era importante non interrompere il lavoro che stava svolgendo il Parlamento europeo per continuare a vigilare”. “È ovvio che adesso il clima è diverso”, sottolinea poi lo stesso Cozzolino. A presiedere quella riunione della subcommissione diritti umani c’era ovviamente Maria Arena. Passati dieci giorni, Arena e Cozzolino per nove volte si sono astenuti insieme durante la votazione sul Qatar e sui Mondiali. Oggi fuori dagli uffici dei loro assistenti ci sono i sigilli dell’autorità giudiziaria. Cozzolino però tiene a ribadire, come ha dichiarato già all’indomani degli arresti all’Adnkronos, che lui fa parte di coloro che “hanno votato a favore della mozione sul Qatar”. “Io ho fatto una battaglia e su questo insisterò – conclude – perché spettava al Parlamento mettere in atto una mozione di interpellanza anzitutto sulla Fifa e poi sul Qatar“.

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