di Giuseppe Pignataro

Merito – una parola quasi magica che sembra avere la capacità di liberare il nostro Paese dalle anomalie che lo hanno accompagnato in questi anni. In questi giorni, la notizia di un Ministero dell’Istruzione e al Merito ha suscitato particolare attenzione. Visioni politiche diverse alternano giudizi di valore.

Una parte ritiene che il merito debba rappresentare quel processo di selezione di cui un sistema di governo ha bisogno per abbandonare privilegi di classe e ricchezze ereditate. Altri ritengono che giudicare secondo merito senza osservare quali siano le condizioni di partenza degli individui può diventare molto pericoloso.

Due romanzi distopici scritti da Roger Abravanel e Kurt Vonnegut segnalavano già negli anni ‘50 che l’utilizzo del merito come causa e non come conseguenza di un ordine sociale giusto fosse estremamente pericoloso per la sostenibilità della società.

E in effetti resta molto difficile spiegare con rigore cosa rappresenti il vero merito. Gli studiosi ritengono che dovrebbe piuttosto essere l’uguaglianza delle opportunità e non il merito a rappresentare un criterio di selezione nelle scelte.

Parafrasando l’idea di una libera corsa – chi corre più velocemente degli altri vince la gara. E in effetti non troverete mai nessuno contrario al pensiero che sia il più veloce a meritare la medaglia d’oro. Tutti concordano all’idea che sia un buon dottore a vincere un concorso in ospedale o un bravo studente che riesca ad ottenere voti più alti agli esami universitari. E allora?

Bisogna stare in guardia dallo scambiare l’effetto con la causa. In realtà non basta esser più veloci per vincere la gara: occorre che i contendenti, nel momento in cui si sente lo sparo che dà il via alla corsa, siano tutti allineati sulla stessa striscia di partenza. Sennò non sarà il più veloce a vincere la gara, ma semplicemente quello che si trova in una posizione di vantaggio rispetto agli altri.

Parlare di merito senza immaginare la tutela delle opportunità necessarie affinché la gara sia svolta in modo regolare trasforma un processo meritocratico in un privilegio truffaldino. Il merito dovrebbe invece sprigionarsi dalla cura delle posizioni di partenza di ciascuno nei processi educativi come nella vita, costituendo così il volano di interesse affinché ad ognuno venga garantita una uguale possibilità di formarsi per poter partecipare alla corsa della vita.

In un mondo pieno di disuguaglianze, a partire da quelle legate ai processi educativi, una revisione delle condizioni di opportunità nell’accesso all’istruzione sarebbe una precondizione per poter discutere di ascesa della meritocrazia.

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