Se, come appare altamente probabile, il danneggiamento del gasdotto Nord Stream con conseguente fuoriuscita di enormi masse di metano è dovuto ad una azione intenzionale, si tratta di fatto illecito che potrebbe costituire un vero e proprio delitto contro l’ambiente. E’ certo, infatti, come confermano i ricercatori del Cnr, che se pure non c’è pericolo diretto per l’uomo e se pure la nube sembra scomparsa, “la immissione di queste masse di metano può alterare in modo rilevante il clima con effetti nella circolazione globale al pari della anidride carbonica. Anzi è ancora più dannoso. L’effetto di un grammo di metano è 25 volte superiore a quello provocato dalla CO2…; di certo l’imponente massa di metano contribuirà ad aumentare, ad esempio, l’incidenza degli eventi meteorologici estremi come quelli di cui siamo testimoni in questo periodo”.

Tanto è vero che il metano figura al secondo posto, dopo la CO2, nell’elenco dei principali responsabili dei cambiamenti climatici, con inquinamento atmosferico e riduzione dello strato di ozono; e la Unione europea, proprio per questo, ha elaborato sin dal 2020 una apposita strategia per la sua limitazione. Anzi sta emanando una direttiva che impone a tutti gli Stati membri di punire come delitto, con gravi pene detentive, l’emissione o il rilascio illecito di sostanze che, come il metano, riducono lo strato di ozono, provocando disastri climatici sempre più gravi e frequenti. Obbligo in parte anticipato dal nostro paese che sin dal 2015 punisce come delitto (reclusione e multa) “chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili… di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna”; aggiungendo che, nei casi più gravi può configurarsi addirittura un disastro ambientale.

In altri termini, come spiega la Cassazione, quello che si vuole punire con questo delitto è “una modifica dell’originaria consistenza della matrice ambientale o dell’ecosistema caratterizzata, nel caso della “compromissione”, in una condizione di rischio o pericolo che potrebbe definirsi di “squilibrio funzionale”, perché incidente sui normali processi naturali correlati alla specificità della matrice ambientale o dell’ecosistema e, in quello del “deterioramento”, come “squilibrio strutturale”, caratterizzato da un decadimento di stato o di qualità di questi ultimi” (Cass. 46170/2016). Proprio quello, cioè, che ha provocato chi ha sabotato il gasdotto, con una azione criminosa perpetrata nel Mar Baltico ma con conseguenze dannose che, purtroppo, saranno certamente molto più estese.

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