Domenica 2 ottobre in Brasile si sono celebrate delle elezioni importantissime, una prova per la tenuta democratica del Paese. 156,4 milioni di persone sono state chiamate a esprimere il loro voto in un’urna elettronica: un voto che ha decretato non solo la preferenza rispetto al prossimo presidente della repubblica ma anche 27 governatori, 583 deputati e un terzo del Senato. In Brasile il voto è obbligatorio per i cittadini alfabetizzati di età compresa tra i 18 ei 69 anni aventi piena capacità giuridica ed è facoltativo per le persone tra i 16 e i 18 anni e oltre i 70 anni.

Lula ha votato in mattinata nel seggio di São Bernardo do Campo, città dell’area metropolitana della capitale finanziaria del Brasile (San Paolo), dove il sindacalista ha iniziato la sua carriera politica.

Dal canto suo Bolsonaro, vestito con una maglia del Brasile e indossando un giubbotto antiproiettile, ha votato intorno alla 11h00, nel seggio di Villa Militar a Rio de Janeiro. Il resto dei brasiliani hanno votato in 5.570 comuni, nel Distretto Federale di Brasilia, nell’arcipelago Fernando de Noronha (arcipelago situato a circa 350 chilometri dalle coste brasiliane, nell’Oceano Atlantico) e in altre 181 località all’estero. Per abilitare il voto sono stati attivati 496.512 seggi elettorali, distribuiti in 2.637 zone.

I candidati presidenziali erano ben 11. Oltre ai due principali contendenti (Lula e Bolsonaro) si sono candidati per il Palazzo di Planalto a Brasilia: Ciro Gomes (Partido Democrático Laborista), Simone Tebet (Movimiento Democrático Brasileño), Vera Lúcia Salgado (Partido Socialista de los Trabajadores Unificado), Luiz Felipe D’Avila (Nuevo), Soraya Thronicke (Unión Brasil), José María Eymael (Democracia Cristiana), Léo Péricles (Unidad Popular), Sofia Manzano (Partido Comunista Brasileño) e Roberto Jefferson (Partido Laborista Brasileño).

E’ stata una lunga notte, una notte nella quale il conteggio dei voti ha dato fino al 67% degli scrutini un Bolsonaro in vantaggio su Lula con una forbice che ha avuto punte massime di 5 punti percentuali a favore del presidente uscente. Il sorpasso di Lula è avvenuto appena passata l’una della notte in Italia, con il 70% dei voti scrutinati. Alle 2h30 di notte (ora italiana) con quasi il 100% dei voti scrutinati la vittoria di Lula è certa con il 48% dei voti (circa 55 milioni di preferenze) contro il 44% dei voti a Bolsonaro (pari a circa 50 milioni di preferenze).

Inconsistenti ai fini delle corsa presidenziale le percentuali degli altri candidati con Simone Tebet e Ciro Gomes come terza e quarta opzione di voto: 4% e 3% rispettivamente. Da sottolineare però che saranno proprio questi circa 8,5 milioni di voti conquistati complessivamente da Tebet e Gomes, che potrebbero fare la differenza tra meno di un mese.

La vittoria nella prima tornata elettorale è dunque sfumata dalla mani di Lula (per la sesta volta candidato alla presidenza del Paese) e quindi sarà necessario ritornare al voto per il ballottaggio il 30 di ottobre: un ballottaggio al quale si presenterà un paese non più polarizzato ma radicalizzato.

Ancora una volta sembra che la sinistra abbia sottovalutato la campagna elettorale occulta e sotterranea portata avanti dall’estrema destra, soprattutto attraverso i social (con molte fake news come il voto di Pelé a Bolsonaro) e con gli appoggi resi virali di Neymar e Donald Trump.

Un’estrema destra che ha saputo capitalizzare i voti “antipetisti” (contro il PT, partito di Lula), neoliberali ed evangelici (molti dei quali credono che Bolsonaro sia un inviato di Dio) e che ha sconfessato tutti i pronostici conquistando circa l’8% più del previsto. Jair Bolsonaro numeri alla mano ha perso, ma rispetto ai sondaggi ha dato battaglia ed è arrivato al ballottaggio: elementi che possono portare a pensare che sia lui il vero vincitore morale della prima tornata elettorale.

Altri risultati importanti sono quelli del governo di Rio de Janeiro e di San Paolo. A Rio la battaglia si è consumata tra Cláudio Castro (candidato del bolsonarismo) e Marcelo Freixo (candidato appoggiato da Lula). Il vincitore è risultato essere Castro, del Partito Liberale con il 57,63% voti, il doppio di quelli ottenuti da Freixo, del Partido Socialista Brasileiro (PSB).

A San Paolo, la città più ricca del Brasile, il compito di rompere il tabù e portare la sinistra al governo era stato affidato a Fernando Haddad: colui che è indicato come il possibile erede di Lula e che fu sconfitto proprio da Bolsonaro nelle presidenziali del 2018. Haddad si è scontrato con Tarcísio de Freitas, ingegnere dell’Esercito e ex-ministro delle Infrastrutture di Bolsonaro: qui si andrà al ballottaggio con Freitas che non è riuscito a chiudere la partita in questa prima tornata elettorale ma che ha circa 10% di vantaggio sull’avversario petista.

Un fatto rimane da considerare: anche se Bolsonaro dovesse perdere la presidenza, il bolsonarismo sopravvivrà alla sua sconfitta, visto che saranno decine i senatori, deputati e governatori eletti sotto la sua bandiera. Si tratta di una realtà forte in Brasile e che difficilmente scomparirà in fretta.

Tutto rimandato dunque al 30 di ottobre dove i brasiliani dovranno tornare alle urne e questa volta decidere in modo definitivo se il prossimo presidente e vicepresidente delle prima economia sudamericana, saranno Luiz Inácio Lula da Silva e Geraldo Alckmin oppure Jair Bolsonaro e Walter Braga Netto. Si prospetta uno scontro molto cruento visto che i soli 4% di preferenze che differenziano Lula e Bolsonaro, lasciano campo aperto a tutti gli scenari.

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