Le tracce della storia se ne vanno, come orme sulla sabbia, sotto i colpi del cambiamento climatico. Se ne vanno soprattutto in alta quota, e soprattutto in questa estate di temperature estreme. Il permafrost non tiene più, la roccia si stacca, crolla, e ciò che è stato sparisce. Anche se la costruzione non era la stessa di sessant’anni fa, il nuovo bivacco della Fourche (1985) veniva considerato un luogo della memoria. Lì, su quello stesso colle a 3862 metri, tra tutte le innumerevoli storie riecheggiava quella degli italiani guidati da Bonatti e dei francesi amici di Mazeaud. Dentro il piccolo bivacco di legno e lamiera si erano incontrati nella notte del 9 luglio 1961, e quelle due cordate, come due fili di un cortocircuito, avrebbe dato vita a una delle pagine più note e tristi della storia dell’alpinismo. Ora il bivacco della Fourche è crollato: la settimana scorsa una frana lo ha colpito scaraventandolo 300 metri più in basso.

Anni fa, durante alcune ricerche all’archivio del Museo della Montagna di Torino, trovai il vecchio registro del bivacco, nel quale gli alpinisti dei primi anni Sessanta avevano annotato i loro nomi e le loro mete. “Meta il Pilastro Centrale del Frêney. Al bivacco troviamo i colleghi francesi Pierre Mazeaud, Pierre Kohlmann, Antoine Vieille e Robert Guillaume. Discussione cordiale e costruttiva. Decidiamo di collaborare tutti insieme in sincero spirito cameratesco e alpinistico. Partiamo circa alle 24. Tempo buono”. La breve nota al fondo della pagine firmata da Walter Bonatti aveva dato il via all’odissea.

Quella stessa notte, i sette più forti scalatori del momento si diressero all’ultimo problema alpinistico ancora da risolvere, il più ambito, il Pilone Centrale del Frêney. Il maltempo li colse durante il secondo giorno di scalata. Lampi, neve, temperature sottozero. Sembrava che resistere nella speranza dell’arrivo del sereno fosse l’unica soluzione. Ma la tempesta continuò per giorni. E quando Bonatti decise di tentare la discesa disperata era ormai troppo tardi.

Courmayeur occupò il centro dell’attenzione pubblica. Arrivarono gli inviati di tutte le testate, anche il giovane Emilio Fede della Rai. Fu un dramma nazionale, che lasciò sgomenta l’Italia del boom economico. E quando Fede allungò il microfono verso Bonatti appena sbarcato dall’elicottero dei soccorsi, l’alpinista gli disse abbracciando la fidanzata: “Ci siamo salvati solo noi tre: Mazeaud, Gallieni e io. Gli unici che avevano una donna e un amore ad aspettarli”.

Il bivacco della Fourche era dedicato a Corrado Alberico e Luigi Borgna, due giovani alpinisti travolti da una valanga non lontano da lì, nell’agosto di 90 anni fa.

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