Il 4 agosto scorso il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi annunciava, con tanto di benedizione del premier Mario Draghi, l’arrivo del “docente esperto” approvato all’interno del decreto Aiuti bis dal Consiglio dei ministri. Una novità messa in campo in fretta e furia dal governo dimissionario per dare un segnale all’Europa, per dimostrare che i fondi del Pnrr e le riforme si stanno facendo. Non è passato nemmeno un mese e tutto verrà cancellato.

Non si parlerà mai più di questa figura bocciata, alla fine, per volontà della maggioranza dei partiti che siedono in Parlamento. La stroncatura è arrivata grazie alla convergenza che si è registrata nella seduta delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato per l’esame del decreto. L’attacco è partito dalla capogruppo di Leu, Loredana De Petris, che ha proposto un “emendamento zero” per abrogare la norma. A schierarsi con lei sono stati subito Partito Democratico e Fratelli d’Italia. E anche la Lega ha espresso perplessità come, d’altro canto, aveva già fatto il suo responsabile scuola Mario Pittoni dicendo che la scelta di circoscrivere la misura a soli 32mila docenti avrebbe solo istituito una nuova casta.

Sul docente esperto in queste settimane si è scatenata una vera e propria bufera. Il decreto prevede in tutta Italia non più di 8mila docenti esperti, per ciascuno degli anni scolastici compresi tra il 2032 e il 2036. Lasciando gli altri a bocca asciutta. La qualifica darebbe diritto ad un assegno annuale ad personam di 5.650 euro che si sommerebbe allo stipendio. Il tutto a patto che il maestro o il professore “consegua una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili”. Un provvedimento che ha fatto discutere molto e che ha visto la strada sbarrata dalle organizzazioni sindacali fin da subito: “La scuola non può andare avanti con ottomila docenti esperti, dopo un percorso selettivo che dura nove anni, mentre funziona quotidianamente con centinaia di migliaia di docenti sottopagati”, avevano scritto i confederali.

Il 6 settembre il testo dovrà approdare in Aula di Palazzo Madama per la discussione che porterà all’approvazione definitiva. Poi il passaggio alla Camera che nel giro di pochi giorni dovrà dare il via libera prima della pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale. Al tratto finale della corsa, i partiti hanno scelto di cancellare la norma. Mercoledì in commissione Istruzione, riunita sul parere, anche il M5s ha chiarito che la norma non è idonea a valorizzare il merito: ”Riteniamo – spiegano gli onorevoli Luigi Gallo e Daniela De Lucia – assolutamente necessaria la sua eliminazione dal decreto”.

Soddisfatti i sindacati che attendono il verdetto finale prima dell’Aula: “Per la Commissione – spiegano i confederali in un comunicato unanime – il decreto introduce una qualifica, quella appunto del docente esperto, che non prevede nuove funzioni introducendo disparità di trattamento a parità di condizioni di lavoro; il riconoscimento è poi riservato a una quota eccessivamente ristretta del personale e la procedura di conseguimento è definita, senza il dovuto confronto con le parti sociali, in sede extra contrattuale. La commissione peraltro sottolinea come sia necessario procedere senza indugio al rinnovo del contratto di lavoro del personale della scuola”.

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