Dal 24 febbraio di quest’anno l’Ucraina subisce gli effetti dei bombardamenti da parte delle milizie russe: vittime umane in primis, ma non solo. Colonne di fumo nere cariche di pericolosi inquinanti si sollevano fino al cielo, per poi ricadere a terra depositandosi ovunque. Aria contaminata notte e giorno dai gas che si sprigionano dagli incendi che oltre ai siti militari, interessano case private, ospedali, centrali elettriche, siti industriali metallurgici, fabbriche di prodotti chimici e depositi di sostanze infiammabili.

L’Ucraina ha vietato l’utilizzo dell’amianto soltanto nel 2020. Tutti gli edifici sono quindi ancora contaminati e la loro distruzione, provocata dai bombardamenti, causa il disperdersi delle fibre d’amianto che sono cancerogene, e se inalate provocano il mesotelioma, un tumore fortemente aggressivo del polmone. Per non parlare dell’uranio impoverito. Questo metallo pesante altamente tossico è un sottoprodotto dell’industria del combustibile nucleare e dell’industria bellica. È detto “impoverito” perché è formato dagli scarti del processo estrattivo, composto principalmente da uranio 238. Viene usato nelle munizioni anticarro e nelle corazzature di alcuni sistemi d’arma, sia per i penetratori contro i bersagli corazzati, sia nelle armature contro i proiettili ad energia cinetica. Secondo i diversi studi condotti, le molecole di questo metallo sono in grado di viaggiare in ogni parte del corpo umano, compreso lo sperma e gli ovociti, provocando il cancro (linfoma di Hodgkin) e perfino danni al patrimonio genetico causando malformazioni anche ai futuri figli dei militari. Tuttavia, non sono solo le milizie a subirne gli effetti: poiché i resti degli armamenti rimangono per lungo tempo nel terreno inquinandolo, provocano danni anche ai civili, che ingerendo acqua e cibo contaminato ne subiscono le conseguenze anche decenni più tardi.

In Ucraina orientale, nella regione del Donbass, nelle province di Donetsk e Luhansk hanno sede più di 4000 imprese minerarie, metallurgiche e chimiche. Quel territorio era considerato un disastro ambientale tra i più grandi d’Europa già prima della guerra; oggi, molte di quelle imprese e miniere di carbone sono state abbandonate, con la conseguenza che senza monitoraggio, sostanze tossiche e radioattive si riversano nel terreno. Secondo l’Unicef, fin dall’inizio del confitto armato nel 2014 nel Donbass, attività come bere, lavarsi e cucinare sono diventate una sfida quotidiana perché questi anni di guerra hanno inquinato profondamente le infrastrutture idriche della regione, avvelenando i fiumi e le falde acquifere.

Più di due terzi delle aree protette in Ucraina sono state invase dall’esercito russo; ecosistemi distrutti dal loro passaggio e degradazione degli habitat con conseguente devastazione della biodiversità. E come se non bastasse, per danneggiarne l’economia e rendere più difficile la ripresa a guerra finita, i russi stanno collocando mine nei campi destinati alla semina.

A differenza che nel passato, a causa delle armi sempre più sofisticate, le guerre odierne hanno effetti letali destinati a durare nel tempo. Effetti che non restano confinati ai singoli stati, ma si riverberano sulla salute e sull’ambiente anche degli stati confinanti. Tuttavia, l’incubo peggiore di questi giorni resta l’incidente nucleare (in Ucraina ci sono quattro centrali, per un totale di quindici reattori) e non vogliamo nemmeno immaginare gli effetti devastanti che potrebbero generare le radiazioni se fossero liberate nell’atmosfera. Per il momento, se è vero ciò che ci dicono, il rischio maggiore per gli impianti pare sia la continuità dell’alimentazione di energia. A distanza di trent’anni dal disastro di Chernobyl, secondo un rapporto pubblicato da Greenpeace nel 2016, oltre diecimila chilometri quadrati tra Russia, Bielorussia e la stessa Ucraina sono totalmente inagibili, e i dieci chilometri quadrati attorno alla centrale lo saranno per diecimila anni a causa del plutonio che ha inquinato il terreno. Greenpeace ha analizzato il latte di Rivne, una zona a 303 chilometri a ovest di Kiev, e ha riscontrato una concentrazione di cesio 137 superiore ai livelli considerati sicuri.

Le guerre inquinano, ma le guerre le fa l’uomo, senza dubbio l’animale più stupido dell’universo. Un giorno, un regista con cui collaboravo ricevette una sceneggiatura: la storia era ambientata dopo un’apocalisse nucleare, e l’unico uomo rimasto sulla Terra vagava armato fino ai denti. Ricordo ancora l’esclamazione del regista a fine lettura: “Ma brutto imbecille, sei rimasto solo al mondo, e invece di cercare un altro umano e abbracciarlo e baciarlo per il resto dei tuoi giorni, tu giri armato?”. Spero di non ritrovarmi, un giorno, nella realtà distopica di quella sceneggiatura.

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