Quadro di devastazione e degrado umano” con una richiesta a 8 anni anche se con la richiesta di riconoscere le attenuanti anche per il suo percorso riabilitativo, terapeutico e di recupero dalla tossicodipendenza. Così la procura di Milano, con la pm Rosaria Stagnaro, il pm Paolo Filippini e l’aggiunta Letizia Mannella, nella requisitoria nel processo abbreviato, ha chiesto la condanna carico di Alberto Genovese imputato per due casi di violenze sessuali, tra Milano e Ibiza nel 2020, su una 18enne e un’altra modella di 23 anni, entrambi stordite, per l’accusa, con mix di cocaina e ketamina. Imputata anche l’ex fidanzata dell’ex imprenditore del web per concorso nella violenza nell’isola spagnola. Per Sarah Borruso, imputata per concorso nella violenza nell’isola spagnola, i pm hanno chiesto 2 anni e 8 mesi. La richiesta di risarcimento a carico di Genovese da parte del legale della modella è di circa 1 milione e 970mila euro. L’ex fondatore di start up digitali aveva offerto risarcimenti per un totale di circa 155mila euro alle due giovani, che sono stati rifiutati.

LA RICOSTRUZIONE – In particolare, la pm Stagnaro ha ricostruito i due casi di violenze sessuali richiamandosi, riguardo all’episodio dell’ottobre 2020 nell’attico di lusso Terrazza Sentimento a Milano, alle immagini delle telecamere a circuito chiuso della camera che dimostrano che la ragazza era completamente incosciente. Uno stato creato dalle droghe che Genovese le diede quella sera per poi abusare di lei per molte ore. La violenza sulla 23enne, invece, è accertata, per l’accusa, da testimonianze di ospiti di Villa Lolita, a Ibiza, e dalla denuncia della giovane. Il tema della mancanza di consenso, per lo stato di incoscienza delle giovani, è centrale nel processo. La difesa, invece, sulla base di consulenze prodotte e della testimonianza di una psicologa punta a dimostrare che l’ex imprenditore non era in sé per l’abuso di cocaina e non poteva rendersi conto, in particolare nel caso della 18enne, che lei gli aveva chiesto di fermarsi.

LA DIFESA – “Abusavo di droghe, non controllavo più la realtà e ho capito solo dopo, riguardando quei video, che la ragazza aveva manifestato il suo dissenso”, aveva detto Genovese, interrogato nella scorsa udienza e piangendo alla fine, per cercare di giustificare il suo comportamento nell’attico di lusso, in linea con una consulenza difensiva che ha parlato di un vizio di mente dovuto all’uso massiccio di cocaina. Genovese è imputato per violenza sessuale aggravata, detenzione e cessione di stupefacenti e lesioni. Le richieste di condanna sono arrivate alla fine della requisitoria dei pm divisa in tre parti (Mannella ha introdotto le vicende, Stagnaro ha parlato dei fatti specifici e Filippini del cosiddetto elemento soggettivo dei reati). Sul caso di Ibiza (ci sono testimonianze e non immagini), l’ex fondatore di start up digitali si era difeso parlando di “rapporti consenzienti”, ma dicendo anche di aver compreso che lei stava molto male quella sera solo ora che è in comunità. Mentre l’ex fidanzata ha detto che era molto innamorata, praticamente succube di lui, ma che lei non abusò in alcun modo della 23enne.

LE ATTENUANTI – Nel chiedere la condanna i pm milanesi hanno, comunque, chiesto al giudice di concedere al 45enne le attenuanti generiche anche per il suo percorso riabilitativo, terapeutico e di recupero dalla tossicodipendenza, che sta portando avanti in una clinica in regime di domiciliari. “Mi spiace per ciò che ho fatto, ora voglio cambiare vita“, aveva detto nella scorsa udienza. Il 18 luglio la parola passerà alla difesa e il 19 settembre dovrebbe arrivare la sentenza.

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