Sesso, aragoste, vini pregiati e anche soldi in cambio di un posto di lavoro, favori o per comprare voti. Sono alcune delle contestazioni avanzate dalla procura di Lecce nell’ordinanza notificata a 11 persone: cinque sono finite ai domiciliari, per quattro è scattato l’obbligo di dimora, mentre per uno il divieto di dimora e per un altro il divieto di esercitare attività imprenditoriale. Ai domiciliari è finito Salvatore Ruggeri, ex senatore dell’Udc ed ex assessore al Welfare della Regione Puglia, considerato al centro di un sistema di corruzione che avrebbe attraversato vari ambiti, quello sanitario e della procreazione assistita, dei concorsi pubblici, dei consorzi di bonifica, per finire alla gestione del bacino elettorale.

Arrestati e indagati – Oltre a Ruggero, ai domiciliari è finito anche anche Antonio Renna, commissario straordinario dei Consorzi di Bonifica Ugento Li Foggi e Arneo, oggi collaboratore della Provincia di Lecce per la gestione dei fondi Pnrr, accusato di falso e corruzione. Stessa misura per l’ex consigliere regionale Mario Romano e per il figlio Massimiliano, assessore al Comune di Matino, e per Emanuele Maggiulli , responsabile dell’area tecnica del Comune di Otranto. Obbligo di dimora per il neo sindaco di Scorrano, Mario Pendinelli, mentre al sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, è stato notificato un divieto di dimora. L’inchiesta, che coinvolge in tutto 21 indagati, nasce da una costola dell’indagine sull’appalto per il poliambulatorio di Martano che nel 2020 portò agli arresti di due funzionari Asl. Oggi la guardia di finanza ha eseguito undici misure cautelari personali, con le accuse a vario titolo di corruzione per esercizio della funzione, falsità ideologica, corruzione elettorale, traffico di influenze illecite.

Le accuse all’ex senatore – Secondo l’accusa, Ruggeri avrebbe versato 16 mila euro in due trance a procacciatori di voti per sostenere l’elezione di Pendinelli alle regionali del 2020, promettendo anche posti di lavoro. Undici in totale gli episodi di corruzione contestati, dal 2019 al maggio 2021, sette dei quali al solo Ruggeri che per i suoi favori avrebbe ricevuto da un imprenditore balneare varie utilità, da casse di pesce fresco a bottiglie di pregio. A Ruggeri è contestato anche l’avere ottenuto prestazioni sessuali da una donna con la promessa di un posto di lavoro in un distretto sanitario.

L’ordinanza – “L’attività investigativa ha portato in emersione un sistema illecito di mala gestio della funzione pubblica tanto pervasivo, quanto radicato nel tempo, rafforzato da un senso di impunità tangibile”, scrive lagip del tribunale i Lecce, Simona Panzera, nell’ordinanza di custodia cautelare. Secondo la giudice, le procedure amministrative oggetto di monitoraggio sono state “scandite da diversi atti amministrativi espressione di accordi illeciti sottostanti”. Tra i gravi indizi di colpevolezza, oltre a fonti documentali, ci sono dichiarazioni e intercettazioni che per il gip hanno permesso di “addivenire alla definizione di una solida e univoca piattaforma indiziaria a carico degli indagati“. La giudice continua spiegando che “l’approfondimento investigativo ha messo in luce un desolante panorama di sistemica corruttela che prospera nella gestione degli affari presso la Regione Puglia, utilizzando come merce di scambio le prestazioni sanitarie e la provvista pubblica destinata alla Asl di Lecce in funzione del perseguimento degli interessi della collettività salentina, invece asservita a interessi squisitamente privati. Tale endemica mala gestio della funzione pubblica si è rivelata capace di inquinare altri settori, diversi da quello della sanità, infiltrandosi nelle pieghe dei Concorsi di Bonifica e in taluni affari della Provincia di Lecce, generando la produzione di atti amministrativi ideologicamente falsi finalizzati a favorire specifici interessi privati”.

Indagata anche una suora – Tra gli indagati rimasti a piede libero, figura una suora, Margherita Bramato, in qualità di direttrice generale della struttura ospedaliera ecclesiastica Panico di Tricase, la cui posizione è venuta a galla con riferimento ai rapporti con Ruggeri. Secondo quanto contestato nel provvedimento, “Bramato nella sua ambizione utilitaristica di procacciare agevolazioni pubbliche in favore del nosocomio da lei diretto”, si sarebbe resa “disponibile a concedere posti di lavoro al fine di ottenere l’accondiscendenza di figure istituzionali in grado di intervenire positivamente sulle necessarie procedure amministrative”. Nel provvedimento sono riportati stralci di intercettazioni registrate negli uffici della Regione Puglia l’11 luglio 2019. Stando alle indagini, la struttura Panico avrebbe “superato il plafond di spesa assegnato dalla Regione Puglia per le prestazioni sanitarie assicurate”. Fra il 2015-2017 “erano registrate cospicue prestazioni extra letto, per 15 milioni di euro, come tali prive i copertura finanziaria da parte del servizio sanitario nazionale e regionale”, si legge nell’ordinanza. Per superare questa criticità, la struttura avrebbe proposto nel 2017 lo “scorporo delle prestazioni dialitiche dal tetto di spesa, ritenendole ambulatorie anziché ospedali”.

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