“Abbiamo potuto constatare che casi di frode sui fondi comunitari per l’agricoltura sono abbastanza considerevoli, fino a 200 milioni. Ci sono state attività di confische, di sequestri di attività imprenditoriali. Ma combinando le varie forze nazionali, di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, credo che possiamo vedere un miglioramento nel contrasto alla criminalità organizzata“. A rivendicarlo è Monika Hohlmeier, eurodeputata del PPE e capo delegazione della commissione per il Controllo dei bilanci del Parlamento europeo, nel corso di una conferenza stampa al termine di una visita a Roma per una indagine conoscitiva su possibili reati sui fondi agricoli dell’Ue, nonché per analizzare i sistemi di controllo istituiti “per proteggere le risorse ingenti arrivate con il Next Generation Eu”.

Alla missione hanno partecipato anche Isabel Garcia Munoz (S&D), Tomaš Zdechovski (PPE) e gli eurodeputati italiani Caterina Chinnici (S&D-PD), Matteo Adinolfi (ID-Lega), e Sabrina Pignedoli (NI-M5S). “Ci sono stati illustrati casi che non possono essere ancora resi pubblici, in quanto oggetto di inchieste, ma quello delle infiltrazioni criminali è un problema che esiste, perché la criminalità è attiva nell’investire questi fondi”, ha spiegato Hohlmeier, riferendo casi “in Calabria e Sicilia, ma non solo” e “casi di contraffazione su fertilizzanti e pesticidi vietati in Ue, a scapito dei cittadini e delle aziende agricole, tutto per accaparrarsi fondi europei e minare la concorrenza leale”.
I commissari hanno però precisato come le infiltrazioni mafiose sui fondi Ue destinati all’agricoltura non siano un fenomeno soltanto legato all’Italia dal punto di vista geografico, ma ormai diffuso in diversi Paesi membri: “Dietro a queste frodi c’è un carattere transfrontaliero, con organizzazioni criminali consolidate”, ha spiegato l’europarlamentare M5 Sabrina Pignedoli. E se dalla commissione si dicono ottimisti, al di là delle criticità riscontrate sul tema delle infiltrazioni, rispetto al quadro emerso e al contrasto mafie, l’esponente penstastellata invece predica cautela: “Ci è stato riferito di 94mila controlli antimafia attraverso una banca dati, ma bisogna vedere come sono stati fatti questi controlli e se vale la questione del silenzio-assenso. Perché se la procedura arriva alla Prefettura e poi questa non risponde si va comunque avanti, i fondi vengono assegnati. Senza dimenticare che la qualità dei controlli varia da Prefettura a Prefettura. In Emilia Romagna alcune hanno rilasciato dei nulla osta antimafia, mentre altre hanno bloccato le stesse aziende”, denuncia. E ancora: “C’è poi il problema che le interdittive antimafia che sono state modificate e oggi sono meno incisive“, attacca.
C’è poi la questione del caporalato tra le maggiori criticità emerse durante la missione della Commissione controllo dei bilanci del Parlamento Ue a Roma. “Abbiamo chiesto chiarimenti sul fenomeno delle assunzioni illegali e del lavoro nero alimentato da immigrati non registrati, sulle irregolarità contributive e sullo sfruttamento di soggetti vulnerabili che rappresentano un bacino di offerta di lavoro sottopagato e non qualificato”, ha spiegato Hohlmeier. Precisando come sia necessaria “un’ulteriore analisi”: “Non ci è stato fornito il livello di chiarimento previsto e chiederemo ulteriori informazioni”. Tra gli strumenti per combattere il caporalato, ma non solo – è stato spiegato in conferenza stampa – “potrebbe essere utile l’introduzione del salario minimo”, rivendicato in particolare dal M5s, ma che divide ancora la maggioranza di governo: “In Germania abbiamo il reddito minimo, devo dire che può rappresentare, secondo la mia esperienza, anche una protezione contro fenomeni come il caporalato e contro condizioni di lavoro non dignitose”, ha concluso Hohlmeier.
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