Dal gennaio 2026 le aziende che inceneriscono i rifiuti urbani dovranno acquistare sul mercato le quote di Co2 corrispondenti alle emissioni dell’impianto, nell’ambito del sistema europeo Eu-Ets (Emission trading system). Il risultato è che costruire nuovi inceneritori diventerà meno conveniente, favorendo nel migliore dei casi il riciclo in un’ottica di economia circolare e nel peggiore il ricorso alle discariche (esentate dall’acquisto dei permessi di emissione). Il pensiero va ovviamente allo scontro politico sulla proposta del sindaco di Roma Roberto Gualtieri di costruire un termovalorizzatore per risolvere l’emergenza rifiuti nella Capitale. La novità però, nel caso passi indenne attraverso le prossime fasi del procedimento legislativo, riguarderà tutta Europa: è una delle proposte della commissione Ambiente del Parlamento europeo, che ha adottato martedì la sua posizione sul pacchetto Fit for 55 della Commissione presentato lo scorso luglio e nel quale sono previste tra l’altro una riduzione delle quote oggi assegnate a titolo gratuito, l’estensione dell’Ets ai trasporti marittimi e la creazione di un nuovo Ets per il trasporto su strada e gli edifici.

Bonafè e Moretti votano a favore – Il Movimento 5 Stelle, che in consiglio dei ministri non ha votato il decreto Aiuti in polemica con la norma che amplia i poteri del commissario per il Giubileo sulla gestione dei rifiuti aprendo la strada al progetto di Gualtieri, festeggia il voto arrivato con il sì non solo dei Verdi e dei liberali di Renew Europe ma anche del gruppo di S&D, comprese le dem Simona Bonafè e Alessandra Moretti. L’europarlamentare M5s Laura Ferrara è convinta che “questo costo aggiuntivo servirà a rendere più conveniente l’applicazione dei principi dell’economia circolare” e “l’inclusione degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani nella riforma Ets incoraggerà il riciclo, il riutilizzo e la riparazione dei prodotti, contribuendo anche alla decarbonizzazione dei settori economici”.

Chi inquina di più tra discariche e termovalorizzatori – Sarà così? Dipenderà ovviamente dalla capacità di chiudere il ciclo dei rifiuti riducendo al minimo la quota che va a finire in discarica. Secondo un paper del think tank Ref Ricerche, appena pubblicato, il “recupero energetico” – leggi termovalorizzazione – dovrebbe avere un ruolo come “tecnologia di transizione, a fronte della necessità di ridurre il ben più impattante smaltimento in discarica“. E l’inserimento all’interno dell’Eu-Ets “rischia di rallentare ulteriormente il processo di affrancamento” da quell’opzione che stando a uno studio del Politecnico ha un impatto in termini di emissioni otto volte superiore a quello degli inceneritori.

La termovalorizzazione, va ricordato, non è stata inserita nella tassonomia Ue, cioè il sistema di classificazione che individua le attività economiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale orientando la scelta di investitori e fondi interessati a puntare su imprese e progetti in linea con il Green deal. Nonostante questo Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione e commissario per il clima e la transizione verde, lunedì ha aperto all’ipotesi di un impianto a Roma sostenendo, dai microfoni di Radio24, che “è venuto il momento di risolvere” il problema e “questo si può fare anche con un termovalorizzatore, se fatto in modo sostenibile“.

L’addio alle quote gratis e la “tassa” per gli yacht – La proposta della commissione Ambiente – primo passo a cui seguiranno il voto in plenaria a giugno e poi i negoziati con i Paesi membri – non si limita agli inceneritori ma riguarda l’intera riforma del sistema Ets, pensato per incentivare gli operatori economici a ridurre le emissioni e investire in tecnologie efficienti. Finora l’efficacia del meccanismo è stata ridotta dalla pratica dell’assegnazione gratuita: per evitare un teorico rischio che le industrie anziché pagare delocalizzino fuori dall’Europa, i settori responsabili del 94% dell’inquinamento da manifattura ricevono quei diritti gratuitamente. Il pacchetto Fit for 55 dispone una timida graduale eliminazione delle quote gratuite che andrebbe a regime solo nel 2036, in contemporanea con l’introduzione di una nuova tassa da applicare ai beni importati da Paesi con standard ambientali più permissivi (carbon tax “alla frontiera”). Gli europarlamentari chiedono che lo stop sia anticipato al 2030. Inoltre auspicano che l’Ets sia esteso all’intero trasporto marittimo europeo entro il 2024 e anche alle rotte extra Ue, pur con eccezioni, dal 2027. Anche gli yacht di lusso dovranno pagare. Quanto al nuovo sistema di quote per il trasporto su strada e gli edifici, dovrebbe essere istituito dal gennaio 2025 ma facendo salvi fino al 2029 case e auto dei privati, per evitare che i cittadini debbano sostenere costi aggiuntivi. Hanno votato contro i Conservatori e riformisti, tra cui Raffaele Fitto di Fratelli d’Italia, e Identità e democrazia nel cui gruppo siede l’europarlamentare della Lega Simona Baldassarre.

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