Riparare, Riusare, Riciclare: è questo il mantra che l’associazione Zero Waste Italy ha lanciato attraverso una petizione sulla piattaforma Change.org al governo italiano e al Parlamento affinché si adoperino per azzerare le rottamazioni e lo spreco (di energia e di materiali) in generale. Una recente normativa Ue dal marzo 2021 obbliga di fatto tutte le tipologie di apparecchiature elettriche ed elettroniche ad un periodo di riparazione lungo almeno dieci anni, consentendo la reperibilità in tempi brevi di pezzi di ricambio e di professionalità adeguatamente formate alla riparazione.

Zero Waste Italy ha dato seguito ad un capillare lavoro di censimento dei centri italiani di riuso (ne sono stati al momento censiti direttamente oltre 150 in tutta Italia). Forte e chiara è pertanto la richiesta avanzata dall’intero universo Zero Waste e dell’intero settore – che conta già oltre 80.000 addetti – di approvare i decreti attuativi previsti dall’articolo 214 del Dlgs 152 bloccati incredibilmente da 16 anni!

Questa normativa (ma non vi sono gli estremi per una omissione di atti d’ufficio?) renderebbe possibile definire normative e modalità concrete di “preparazione per il riutilizzo” attraverso semplici operazioni di controllo, smontaggio, pulizia e riparazione in grado di ridare una seconda vita a prodotti che acquisirebbero così un lungo ciclo di vita, evitando la produzione di rifiuti ed estrazione di preziosi materiali; basti pensare, per esempio, che in una lavatrice troviamo circa mezzo chilogrammo di rame ed almeno altrettanto di alluminio.

Altra richiesta è quella di approvare in sede parlamentare una legge sul modello di quella svedese approvata già dal 2017 che riconosce importanti sgravi fiscali a chi dimostra l’avvenuta riparazione di prodotti vari (scarpe, biciclette, elettrodomestici ecc.). Questo pacchetto di interventi normativi darebbe impulso ad un settore che, seppure abbandonato a se stesso, rappresenta un’occasione già ora importante di occupazione e di impresa locale, coinvolgendo in un circolo virtuoso di solidarietà e riduzione dei rifiuti anche molti soggetti a rischio di esclusione o da ricollocare a seguito di processi di licenziamento selvaggi.

A fronte di questa gravissima “inadempienza” occorre sottolineare il fiorire di iniziative di “impresa sociale dal basso” che si esprimono attraverso la moltiplicazione e la diffusione accelerata di centri per il riuso di cui i circa 150 “intercettati” da Zero Waste Italy probabilmente rappresentano appena solo la “punta dell’iceberg” di un fenomeno che ormai sta decollando alla grande. Prova ne è, per esempio, la recentissima iniziativa di “Utile” promossa a Bologna tra l’Azienda leader del riciclo di metalli preziosi Dismeco srl e la stessa multiutility Hera in collaborazione con Cna (per la parte che riguarda la preparazione del personale di riparazione) volta a riparare migliaia tra lavatrici e frigoriferi per ricollocarli ad appannaggio delle fasce sociali più deboli.

Si può fare! Ma quando si avrebbe bisogno della “mano pubblica nazionale” si è costretti ad accorgersi come questa scodinzoli al seguito all’industria dei rifiuti, degli idrocarburi e della inciviltà dello spreco e dell’usa e getta alla base delle scellerate “rottamazioni”. E dire che attivare i semplici interventi di cui sopra (a costo zero!) non solo consentirebbe lo sviluppo di buone pratiche circolari, ma darebbe un segnale chiaro contro gli sprechi sia energetici che di materiali che sono sempre più necessari per ridurre la emissione di gas climalteranti e almeno in parte per evitare la dipendenza da altri paesi quali la Russia e la Cina.

Mai come in questo caso una semplice firma può fare la differenza! Se raccoglieremo migliaia di firme le richieste di cui sopra peseranno tantissimo sui tavoli ministeriali e parlamentari. Grazie a tutti!

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