La transizione ecologica insieme alla lotta alle disuguaglianze devono essere le principali missioni della scuola. E’ con la scuola che va costruito un manuale di sopravvivenza della specie umana e del benessere di ogni individuo e della collettività su questo pianeta. Intraprendere questa rotta è un’ineluttabile esigenza scientifica, delle leggi della fisica, della biologia, di tutte le scienze umanistiche e scientifiche che ci dicono ogni giorno che il modello sociale ed economico neoliberista sta condizionando la forma della cultura e dell’istruzione, sta rendendo inospitale lo stesso pianeta per tutti noi, producendo crisi climatiche e crisi pandemiche nutrite dalle disuguaglianze.

Tutto ciò può condurre al collasso la società umana e il suo habitat così come lo conosciamo entro il 2050, data stabilita da tutti gli obiettivi europei e internazionali (Sustainable Development Goals, obiettivi Accordo di Parigi, European Green Deal). Con i bandi raccolti nella sezione Rigenerazione Scuola del Ministero dell’Istruzione, stiamo muovendo i primi passi e le prime risorse ma lo sforzo deve crescere e la missione diventare strutturale.

Un Piano per la transizione ecologica e culturale delle istituzioni scolastiche deve “rigenerare” sia i saperi che i comportamenti, non solo in maniera accademica, con il proliferare di comunità di studio, di ricerca, ma attraverso azioni concrete e più contatto con la natura e il mondo esterno. In ogni scuola nell’ambito dell’organico dell’autonomia va nominato un docente referente per la Transizione Ecologica che si occupi della transizione del quartiere o del comune di residenza, con particolare riguardo all’uso limitato delle risorse e dell’energia, al consumo responsabile e alla promozione di nuove professionalità tese a proteggere e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema. Dobbiamo fare presto perché non abbiamo più tempo.

In Italia l’Istat calcola il Bes – Benessere Equo e Sostenibile e mostra già oggi una mappa dell’Italia in cui esistono ecosistemi ricchi di benessere, equilibrati e sostenibili ed altri totalmente privati di benessere, con vivibilità insostenibile e ricchi di disuguaglianze. Possiamo vedere dove agire, dove sono i deserti sociali italiani che fanno più male, in quale realtà la natura è devastata, dove i cittadini sono privi di spazi naturali, di biodiversità e di spazi culturali perché murati nel cemento. È tutto cartografato e geolocalizzato in forma digitale.

A partire da questa mappa l’istruzione e la cultura entrano in gioco con un ruolo strategico e unico per garantire i cambiamenti che servono ed invertire la rotta sulle disuguaglianze e sulle crisi degli ecosistemi in atto. Negli spazi delle disuguaglianze e della devastazione la scuola, l’università, le organizzazioni culturali devono costruire Comunità Educanti di studio, ricerca e pratica di cura.

Una proposta integrata che interviene sull’istruzione e la cultura deve agire contemporaneamente sulla riduzione delle disuguaglianze, sull’accelerazione della transizione ecologica e sulla creazione di comunità.

Ho già scritto su un piano di contrasto alle disuguaglianze, sulla dote educativa e sul potenziamento delle comunità educanti che oggi sono rilanciate dalla Ministra delle politiche giovanili Fabiana Dadone e che possono diventare motore anche della transizione ecologica. Questo perché è nel mondo dell’istruzione, della cultura e della ricerca che ci sono i saperi per questo cambiamento.

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