di Angelo Bonelli ed Eleonora Evi
co-portavoci Europa Verde-Verdi Europei

Un anno fa si insediò il governo Draghi con tante promesse a partire dalla svolta verde con il fiore all’occhiello dell’istituzione del Ministero della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani: oggi possiamo dire che fu “na sòla” come si dice a Roma.

Ieri il ministro Cingolani ha pubblicato il Pitesai, il Piano per le aree idonee da trivellare alla ricerca del petrolio, che dà il via libera alla ripresa delle trivellazioni compiendo l’omicidio perfetto del ministro contro il clima, lui che era andato non più tardi di alcuni mesi fa alla conferenza sul clima di Glasgow a firmare l’accordo per fermare le estrazioni di idrocarburi, il Boga. Invece di pensare ad attuare il Pnrr, sostenendo immediatamente le fonti rinnovabili e sollecitando tutte le autorizzazioni legate a questo settore, approva un piano che sospende la moratoria sulle estrazioni di idrocarburi nel nostro Paese.

L’aumento del costo delle bollette elettriche ha portato sul banco degli imputati grazie all’azione comunicativa del governo Draghi, non il gas responsabile degli aumenti, ma la transizione ecologica. Nel decreto Sostegni invece di tassare gli extra profitti delle aziende energetiche che hanno guadagnato miliardi di euro grazie alla speculazione del gas sono tassate le energie rinnovabili. Solo nel 2021 gli extraprofitti dall’aumento del prezzo del gas hanno raggiunto quota 4 miliardi di euro e per il 2022 si prevede che supererà i 10 miliardi di euro. Quei soldi non si toccano e possono arricchire anche i conti dei manager.

Il piano di Cingolani per diminuire il costo delle bollette è quello di portare la produzione nazionale del gas da 3,5 miliardi di metri cubi anno a 7 su 70 miliardi di mc di fabbisogno annuo, ma il fatto gravissimo è che l’aumento delle estrazioni non avrà alcun effetto sulle bollette poiché il gas è comunque poco ed in virtù della liberalizzazione del mercato energetico il prezzo lo fa il mercato internazionale e quindi non ci sarebbe alcun scostamento di prezzo da quello attuale.

“Il gas nazionale non costa meno di quello importato, perché il gas è immesso nella stessa rete e scambiato in mercati organizzati come prodotto indistinto, a prescindere che sia stato importato o prodotto localmente, a un prezzo che è influenzato solo dal rapporto tra offerta complessiva e domanda a livello europeo”, come riporta il Think thank Ecco. Il governo invece di sbloccare i 110 gw di autorizzazioni per le energie rinnovabili che sono ferme, rilancia le nuove trivellazioni di idrocarburi che sono i killer del clima, mentre i 18 miliardi di euro di sussidi pubblici annui alle fonti fossili non si toccano. In Italia si fa la guerra alle energie rinnovabili perché sono economicamente competitive. Alcune settimane fa, l’asta sul fotovoltaico ha assegnato, in Portogallo, un prezzo record di 14,76€/Mwh mentre il gas in calo rispetto ad alcuni mesi fa costa 80 €/Mwh. Questi numeri parlano da soli.

In soccorso, nemmeno tanto indiretto, delle politiche energetiche fossili di Cingolani è arrivato Matteo Santori fondatore del movimento le Sardine e per questo ospite fisso di tutti i talk show televisivi. In un’intervista rilasciata al Foglio attacca il referendum sul nucleare del 1987 , dimenticandosi che ce ne fu un secondo nel 2011, perché fu un errore dire no al nucleare. Santori aggiunge che un certo ambientalismo impedisce di prendere decisioni sensate: mai sciocchezza così grande fu pronunciata nell’immensità del vuoto degli argomenti della sardina Santori che usa argomenti della destra per motivare lo stop alle politiche sul clima.

Il nucleare da fissione tanto citato dal ministro e da Santori ha un costo elevatissimo: per la centrale inglese di Hinkley è stato fissato da un accordo anglo francese a 123 €/MWh, mentre il costo del fotovoltaico è tra i 10-20 €/MWh. Il nucleare vive solo grazie ai soldi pubblici ed è per questo che Macron ha preteso ed ottenuto che fosse inserito nella Tassonomia perché l’industria nucleare è fortemente indebitata. Poi c’è il problema delle scorie, della sicurezza e degli incidenti nucleari. Quando scienza sarà in grado di fornire energia dalla fusione nucleare allora saremo tutti contenti, ma questo è uno scenario dei prossimi 30-40 anni.

Il governo Draghi ha rimosso dai suoi piani temi come gli ecoreati prevedendo nella riforma Cartabia la prescrizione, il consumo di suolo, ha rifinanziato la progettazione del ponte sullo stretto di Messina, opera tanto cara a Berlusconi, ha demolito il referendum sull’acqua pubblica dando il via alla privatizzazione, la parola clima scompare dai piani del ministero della Transizione Ecologica insieme alla terra dei fuochi come a Taranto. Nella cabina di regia a governare i fondi del Pnrr sono state nominate persone come Carlo Stagnaro che ha scritto numerosi testi di vero e proprio negazionismo climatico, a favore delle spese militari e del tabagismo: ha scritto articoli dal titolo “Una società armata è una società libera”, o a favore del tabagismo con un articolo “Fuma pure, scienza senza senso”.

Il ministro della Transizione ecologica Cingolani da quando è stato nominato avrebbe dovuto governare la transizione ecologica ma in realtà ha iniziato una crociata contro le politiche sul clima e il piano verde europeo “Fit for 55” accompagnata da un linguaggio della paura. “La transizione ecologica? Sarà un bagno di sangue”, “L’auto elettrica? Non conviene ed ha un impatto ambientale”, “Il piano verde Ue? Così l’Italia salta in aria”: sono solo alcune delle dichiarazioni del ministro della finzione ecologica che hanno costruito una politica di delegittimazione delle politiche sul clima e di frenare la transizione ecologica, coprendo così i ritardi di un pezzo dell’industria del nostro paese che non vuole cambiare modello energetico e non investire nella conversione ecologica.

Il governo dei migliori non era così migliore e dopo un anno possiamo certificarlo.

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