“Di cadute del centrodestra ne abbiamo viste molte, dalle elezioni del 2018 la geografia politica italiana è molto cambiata, le coalizioni sono rimaste per conservazione appiccicate con lo scotch. Il centrodestra va sicuramente ripensato, come va ripensata la geografia politica italiana”. Così il presidente della Regione Liguria e vicepresidente di Coraggio Italia, Giovanni Toti, a Radio24, ospite di Simone Spetia, commenta la spaccatura della coalizione nell’elezione del presidente della Repubblica. “Giorgia Meloni ha ottimamente rifatto la destra del Paese, non il centrodestra. Per rifarlo occorre Giorgia Meloni, occorrono Matteo Salvini, i partiti d’area del Ppe, i liberali, tutta una serie di sensibilità che nell’ultimo periodo sono state poco ascoltate e compresse da una macchina elettorale che ha premiato gli estremi“.

“La retorica da parte di tanti amici secondo cui qualcuno avrebbe impedito l’elezione di un presidente della Repubblica di centrodestra è una retorica che nasconde errori, autogiustificatoria – ha proseguito Toti – Non c’è mai stata la possibilità di eleggerlo, il centrodestra in Parlamento non si è mai neppure avvicinato ai numeri. Il giorno prima del voto a Casellati il centrodestra non ha ritirato le schede: c’erano 441 astenuti, al netto di qualche mal di pancia fisiologico e franco tiratore, vuol dire che mancavano quasi cento voti a ogni tentativo di eleggere un presidente di centrodestra – sottolinea Toti -. Più avessimo avuto la possibilità di eleggere un presidente di centrodestra con una spallata, più i parlamentari non lo avrebbero votato, perché avrebbe significato l’immediata crisi di governo, la fine della legislatura e la fine del governo Draghi. In mezzo a pandemia, crisi economica e Pnrr, era un tentativo del diavolo. Averlo perseguito è stato un qualcosa di poco sensato”.

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