Per un po’ le case sul monte Saresano più vicine alla cava della Italsacci smetteranno di tremare a ogni esplosione. Regione Lombardia ha infatti sospeso le attività di estrazione della marna da cemento che alimenta il vicino cementificio affacciato sul lago di Iseo, dopo il terremoto di sabato scorso, con epicentro nella Bergamasca a 30-40 chilometri dalla cava e dalla frana che da anni minaccia il paese di Tavernola. La decisione arriva mentre si è ancora in attesa del report definitivo dell’università degli studi di Firenze, della Bicocca e del Politecnico di Milano, i tre atenei incaricati dalla Regione di individuare le cause della frana, ottimizzarne il monitoraggio e proporre soluzioni per la stabilizzazione del versante. Un report in cui gli studiosi potrebbero chiedere nuove restrizioni sull’attività della cava, indipendentemente dall’ultimo sisma.

Le attività della cava e del cementificio erano già state sospese a febbraio, dopo che un’accelerazione della frana già in atto da alcuni giorni era stata accentuata da un piccolo sisma. Lo scorrimento era arrivato sino a 2,5 centimetri al giorno facendo aumentare i timori che, con un eventuale distaccamento, 2 milioni di metri cubi di terra e roccia investano parte del cementificio e provochino onde anomale in grado di sommergere case e impianto, con conseguente dispersione dei materiali inquinanti stoccati. Passato l’allarme, il cementificio aveva riaperto a luglio con la sua settantina di lavoratori, mentre a fine novembre erano riprese anche le “volate” nella cava, cioè le esplosioni, sebbene con alcune restrizioni: massimo 2 volate a settimana per non più di 350 chili di esplosivo ciascuna, come suggerito nel primo report parziale redatto dalle università a ottobre che ha individuato le attività di miniera tra le concause della frana, insieme a condizione geologica, sismi e pioggia.

Venerdì scorso in un incontro in Regione si è discusso dei risultati delle analisi degli esperti delle università sugli effetti delle volate di test successive, eseguite a fine ottobre, e sugli effetti della ripresa delle attività minerarie. La consegna del report definitivo è attesa entro fine anno, ma nel frattempo è arrivata la scossa di terremoto di sabato scorso. E la decisione della direzione generale Ambiente e clima, che mercoledì 22 dicembre ha comunicato a Italsacci, società di Italcementi, da qualche anno parte del gruppo Heidelbergcement, la sospensione dell’attività di brillantamento delle mine: “Considerata la necessità di valutare l’andamento del fenomeno franoso sul monte Saresano a seguito dell’evento sismico del 18 dicembre 2021 – si legge nella missiva – e non potendo escludere che ulteriori fenomeni di assestamento possano verificarsi, nelle more della consegna delle analisi dei consulenti regionali incaricati dello studio sul dissesto del monte Saresano si prescrive la sospensione delle attività di brillantamento delle volate previste dal programma” approvato a luglio “fino a nuova indicazione”.

La sospensione è stata decisa nonostante, secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, il sisma di sabato non abbia al momento prodotto effetti sulla frana. “Quante sospensioni e ripartenze dell’attività estrattiva serviranno a Regione Lombardia prima di rendersi conto che l’unica decisione possibile è revocare definitivamente le concessioni minerarie alla Ca’ Bianca?”, si chiede Devis Dori, deputato bergamasco, ex M5S oggi in Leu, che da tempo segue la questione frana sul lago di Iseo. “Questi continui cambi di decisione dimostrano solo confusione da parte della Regione, mentre ogni giorno la frana si muove e il pericolo per la popolazione aumenta. Non pensi ora la Regione di attribuire eventuali accelerazioni della frana soltanto alla scossa di terremoto. Vogliamo conoscere anche l’esito delle volate di fine ottobre e i dati relativi all’effetto della ripresa dell’attività estrattiva delle ultime settimane, di cui Regione Lombardia è l’unica responsabile”. Ritiene che la sospensione non debba limitarsi a un periodo breve anche il sindaco di Tavernola, Ioris Danilo Pezzotti: “Già a inizio dicembre ho scritto alla Regione insieme ai sindaci di Parzanica e Vigolo per chiedere la sospensione delle attività di estrazione finché non verranno realizzate le opere di consolidamento del versante”, dice ricordando pure le preoccupazioni delle sette famiglie che vivono a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla cava, già evacuate a marzo. “Ogni volta che fanno brillare le mine, i loro muri tremano”.

@gigi_gno

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