Cinema

Spider-Man: No Way Home, il nuovo film con Tom Holland lascia pieni gli occhi e il cuore – Il trailer

Missione di questo nuovo film è il recupero dell’ “anonimato” attraverso il desiderio dell’oblio espressamente manifesto dal ragazzo al mentore Doctor Strange per il semplice motivo di liberare i suoi cari dal peso di esser legati a un eroe così ingombrante

di Anna Maria Pasetti

A fare del bene ci si rimette sempre” tuonava il cattivo all’Eroe buono intento a fabbricare ragnatele salvifiche in giro per il mondo. Atteso, e con buone ragioni d’esserlo, arriva oggi nelle sale Spider-Man: No Way Home, culmine e chiusura della trilogia cosiddetta dell”Homecoming per la regia di Jon Watts (Homecoming, 2017 e Far From Home, 2019).

Carico di no-spoiler come ormai è d’uso ed abusato costume, è un filmone di 148’ capace a suo modo di sorprendere lasciando magniloquenza visiva negli occhi così come benevolenza di giudizio nel cuore e nella testa. Del resto la prolificità di Marvel Studios rispetto ai propri supereroi necessita un costante refresh drammaturgico di non semplice costruzione, e stavolta il gioco delle tre carte (leggi dei “tre eroi” con un minimo di alert: spoiler!) è particolarmente ben riuscito. Non potendo rivelare quanto di meglio si potrà scoprire dalla visione del film, ci si limita a confermare quanto la trilogia abbia i connotati del Bildungsroman del giovane uomo-ragno, per la verità ancor uno Spider-boy con tutte le magnifiche contraddizioni e le imperfezioni corporee dell’adolescenza.

No Way Home parte come uno teen movie, vira sul fantasy mitologico grazie alla presenza paterna di Doctor Strange (un vivacissimo Benedict Cumberbatch) per confluire nel dramma d’amore & amicizia che mette al centro il tema della memoria, donde tutto parte e ritorna, passando naturalmente per battaglie spazio-temporali con agguerriti enemies giunti da quei “multiversi” che di fatto fungono da trovata concettual-visionaria della trilogia.

Il 17enne Spider-boy interpretato dal bravo Tom Holland è un eroe smascherato (spesso lo si vede svolazzare e balzellare fra grattacieli in tuta ma senza maschera) perché il villain dell’episodio precedente ne ha rivelato l’identità di Peter Parker al mondo intero. Missione di questo nuovo film è il recupero dell’ “anonimato” attraverso il desiderio dell’oblio espressamente manifesto dal ragazzo al mentore Doctor Strange per il semplice motivo di liberare i suoi cari dal peso di esser legati a un eroe così ingombrante. Peter/Spider-man è ancora un liceale che punta all’ammissione al college, tiene per mano la sua dolce MJ (Zendaya), celebra la sacralità dell’amicizia e della stima di zia May (Marisa Tomei). Ma se è vero che “tanto superpotere corrisponde ad altrettanta responsabilità”, il giovane dalla tuta rosso-blu deve gradualmente rendersi conto del sacrificio a cui è chiamato, il degno tormento di ogni grande supereroe il cui scopo morale è la “riparazione” anche rispetto a realtà e personaggi “avversi”.

Visivamente il film di Watts squarcia i cieli newyorkesi rivelando la natura scomposta e vertiginosa del multiuniverso, qualcosa di “nolaniana” ispirazione grazie all’indimenticabile Inception, ma permette anche di mantenere fede alla tradizione iconologica del fumetto creato da Stan Lee e Steve Ditko con una metropoli caotica, rumorosa e sempre più preda delle umane nevrosi. Il pubblico apprezzerà i corsi e ricorsi di Spider-Man: No Way Home, frutto della capacità di Marvel Studios e Pascal e Columbia Pictures di reinventarsi anche pescando dal proprio fertile passato. In sala dal 16 dicembre.

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